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Roma-Salernitana, sciopero della Sud: ecco cosa è accaduto

Silenzio anomalo all’Olimpico nel corso di Roma-Salernitana. La Curva Sud infatti ha deciso di interrompere i cori e di scioperare per protesta a seguito della decisione della questura di Prati di impedire l’ingresso allo stadio di uno striscione dedicato alla memoria di Roberto Rulli. 

Tutti i gruppi della Curva hanno rimosso le pezze e deciso di restare in silenzio per solidarietà nei confronti dei Fedayn. Secondo le indiscrezioni che circolano dalle forze dell’ordine, il divieto sarebbe stato imposto poichè Rulli ‘era un pregiudicato’.

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Roma, lo striscione dei Fedayn rubato dai mercenari Wagner

La pista degli inquirenti è che all’assalto ultrà ai Fedayn della Roma del 4 febbraio scorso fuori dallo stadio Olimpico con tanto di botte e furto dello striscione, abbiano partecipato i mercenari serbi della Wagner combattenti in Ucraina e che abbiano sfruttato una licenza dal campo di battaglia per farsi letteralmente un giro in Italia con tappa nella Capitale e partecipare a ben altre guerriglie, quelle tra tifoserie calcistiche.

Come scrive il Messaggero, le tracce ripercorse a ritroso dalla Digos italiana, infatti, portano fino a un’agenzia di viaggi del Donbass dove sono stati emessi e acquistati cinque biglietti aerei con destinazione il Bel Paese abbinati ad altrettanti nominativi tra quelli registrati negli alberghi di Milano e Bologna che hanno ospitato gli ultrà della Stella Rossa Belgrado arrivati (in tutta sordina) in Italia per assistere alle partite di basket.

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Applausi, politica e misteri: così i Fedayn sono tornati in Curva Sud

Sono entrati per ultimi, tra gli applausi. Poi la curva Sud ha intonato il loro nome. Il ritorno dei Fedayn allo stadio Olimpico, dopo il furto degli striscioni, bruciati sabato a Belgrado, è da brividi. E mette a tacere anche le tante voci incontrollate che nelle ultime settimane si erano intensificate sul principale gruppo della curva Sud. Nessuna guerra. Nessuna resa dei conti fra ultras giallorossi.

Come scrive la Repubblica, si sono ripresi i loro posti, per la prima volta senza le tradizionali bandiere del gruppo. Pochi i cori intonati dalla Sud, quasi tutti nel secondo tempo. Una dimostrazione, anche questa, di vicinanza al gruppo.

Nessuna tensione interna, insomma. Nemmeno con i militanti del gruppo Roma, un tempo espressione diretta di CasaPound, gli unici ad accennare un timido tifo durante il primo tempo. Ad oggi, quella di presunte vendette all’interno della curva Sud per la mancata solidarietà espressa da alcuni gruppi si è rivelata una voce non fondata.

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Roma-Verona, applausi e cori della Sud per i Fedayn

Prima lo sfregio poi l’abbraccio collettivo di tutta la curva. Sono momenti delicati per il gruppo dei Fedayn, storici supporters della Roma. Dopo il furto degli striscioni, poi esposti (ma capovolti in segno di bottino) e successivamente bruciati dalla curva della Stella Rossa, i tifosi del gruppo ‘Fedayn’ hanno fatto il loro ingresso allo stadio poco prima dell’inizio di Roma-Verona, nel consueto spicchio dello stadio da sempre occupato durante le note di Mai sola Mai. Ai primi applausi, è stata leggermente abbassata la musica e tutta la curva ha intonato cori a sostegno dei ragazzi dei Fedayn, in segno di solidarietà.

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Fedayn, gli striscioni rubati sono stati bruciati nella curva della Stella Rossa (FOTO)

L’agguato, il silenzio e poi le fiamme. Doveva esserci un finale all’assalto squadrista inpiazza Mancini dello scorso 4 febbraio ed è andato in scena a Belgrado. Ieri pomeriggio gli ultrà della Stella Rossa hanno esposto e dato fuoco allo striscione dei Fedayn — gruppo storico della Curva Sud— rubato due settimane fa a Roma. Così, nel pomeriggio, lo stadio Rajko Miti si è accesso improvvisamente: durante la partita di campionato tra Stella Rossa e Cukaricki, la curva serba ha messo in scena lo spettacolo per il trofeo di guerra capitolino. Un’azione preparata nei minimi dettagli, ripresa da una telecamera e prontamente pubblicata sui social network.

Come scrive la Repubblica, ecco dieci tra bandiere e “pezze” della Roma — tra cui quello dei Fedayn — esposte contemporaneamente dal gruppo ultras “Delije” (i capi della curva) rigorosamente capovolti, come si fa nel mondo ultrà per rivendicare il bottino sottratto al nemico. Poi i trofei sono stati dati alle fiamme con l’aiuto di alcune torce. Il tutto accompagnato da uno striscione che recitava: “Vi siete scelti la compagnia sbagliata”. Un chiaro riferimento al legame che gli stessi Fedayn hanno con il gruppo BBB della Dinamo Zagabria, rivali storici dei violentissimi tifosi della Stella Rossa.

Un riferimento che non è passato inosservato agli ultrà della Roma, da due settimane alla ricerca dei colpevoli dell’assalto di piazza Mancini. Per diversi giorni si è ipotizzato che dietro all’attacco ci fosse l’interferenza dei tifosi del Napoli, amici di quelli di Belgrado, in una sorta di vendetta per interposta persona dopo i fatti dell’A1. Ma ora lo striscione dei tifosi della Stella Rossa sul gemellaggio tra Fedayn e ultrà dello Dinamo Zagabria ribalta la lettura: siamo di fronte a una guerra che ha valicato i confini nazionali e che ora promette di trovare una spiegazione diversa dalla pista che portava storica rivalità Roma-Napoli.

Nonostante la rivendicazione dei tifosi napoletani di domenica scorsa, quando hanno esposto una bandiera serba in Curva B al Maradona, ora la spiegazione più plausibile sembra un’altra e rimbalza tra Roma, Belgrado e Zagabria. Per rimettere ordine a questa caccia all’uomo bisogna fare un passo indietro e avere un quadro più completo. Si parte dagli incidenti tra gli ultrà romanisti e quelli del Napoli sull’A1 dello scorso 8 gennaio, quando 50 giallorossi si erano scontrati con 300 partenopei per una resa dei conti che ha radici lontane e risale al 2014, all’omicidio di Ciro Esposito firmato dall’ex ultrà romanista Daniele De Santis.

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“Una spia in Curva Sud: caccia al basista degli ultrà Stella Rossa”

Il lavoro della polizia non basterà. Il raid con cui i tifosi della Stella Rossa di Belgrado sabato scorso hanno rubato due striscioni e due stendardi ai Fedayn giallorossi, gruppo espressione della borgata del Quadraro fondato nel 1972, è un oltraggio che va vendicato “personalmente”. Non solo perché un ultrà è prima di tutto un ribelle degli stadi, allergico alle “guardie” e alle autorità in generale, ma perché quel pezzo di stoffa rossa per gli aderenti al gruppo è “sacro”. Il furto dello striscione dunque non è più solo una questione di stadio, ma di vita. L’affronto “va vendicato”.

Come scrive la Repubblica, i Fedayn adesso ragionano su come riprendersi i drappi rubati e danno la caccia al basista che ha indicato agli hooligans della Stella Rossa i tre ragazzi che portavano la sacca con lo striscione fatto l’anno scorso per i 50 anni del gruppo, oltre a quello della “Brigata Roberto Rulli” che porta il nome del fondatore e che viene solitamente esposto sul tabellone dell’Olimpico, lo stendardo “via Livilla” e quello che critica la commercializzazione del calcio moderno,”anti fan zone”.

Le voci che circolano in città sono tante, c’è anche l’ipotesi della pista interna, quella che narra di uno o più traditori. Ma nell’informativa che la polizia ha depositato in procura non c’è nulla di tutto ciò. Vengono monitorate le chat degli ultra e le immagini delle telecamere che riprendono le fasi della fuga dei tifosi serbi, scappati probabilmente a bordo di una decina di macchine. Al momento c’è una sola verità: a rivendicare l’accaduto sono stati i tifosi della Stella Rossa: “Per due o tre volte i romanisti hanno corso e sono stati rimontati e accerchiati, abbiamo raggiunto i Fedayn e preso tanti striscioni”, dicono sui social mentre si vantano nelle chat: “Noi in gita andiamo ovunque, qui non viene nessuno. Hanno paura“. L’allerta adesso è massima.

Perché gli ultra romanisti devono salvare la faccia, costi quel che costi. Anche se da Belgrado avvertono: “vuoi provare ad attaccarci, stai sicuro che noi sappiamo già che sei lì. Nessuno ci sorprende mai: siamo serbi e siamo combattenti“. Alla curva Sud poco importa. Gli stendardi devono tornare al Quadraro. La discussione sullo scioglimento del gruppo non è la priorità del momento, molti in Sud la bollano come “una sciocchezza” .

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Dopo il furto dello striscione si rischia un’escalation. Ecco perché il furto ai Fedayn riscriverà la storia

L’agguato che gli ultras del Napoli e della Stella Rossa Belgrado hanno teso a quelli della Roma potrebbe stravolgere l’equilibrio del mondo ultras continentale. Il bottino infatti è pesante: almeno quattro gli striscioni e le “pezze” rubati, tra cui lo striscione dei Fedayn, storico gruppo ultras del Quadraro che ha compiuto 50 anni nel marzo scorso.

Come scrive la Repubblica, ancor più grave, se pensiamo al valore simbolico, è la sottrazione della pezza gigante dedicata a Roberto Rulli, fondatore dei Fedayn prematuramente scomparso nel 1999. Un’onta, non c’è che dire, aggravata dalle circostanze con cui è maturata. Nella piazza dietro la curva della Roma, dove gli ultras giallorossi sono soliti radunarsi. Per il codice ultras, roba da non uscire più di casa per la vergogna. O meglio da non entrare più allo stadio. L’azione, pur se non con queste modalità, era in qualche modo prevedibile.

Recentemente, dopo che le tifoserie di Roma e Napoli si sono violentemente scontrate in autostrada, la tensione era nuovamente salita, con gli ultras della Roma a esporre striscioni che irridevano gli ultras del Napoli, anche con riferimenti alla morte di Ciro Esposito. Su tutti, sembra che uno abbia scatenato la reazione partenopea: “Sono anni che gridi vendetta (il riferimento è alla morte di Esposito, ndr) ma neanche 50 contro 300, lascia perde dammi retta“.

Ma l’anomalia è nelle modalità dell’agguato ed è proprio questo a preoccupare, non solo per la possibile reazione degli ultras della Roma. Un’anomalia che emerge ora dopo ora, mentre il sito Hooligans.cz pubblica i dettagli (i romanisti pare fossero in maggioranza) e le fotografie degli stendardi rubati: a compiere il ratto degli striscioni, sarebbero stati, in prevalenza, gli ultras della Stella Rossa Belgrado, la squadra di basket, a Milano per la 23esima giornata di Eurolega.

Una sorta di imboscata fuori dagli schemi ultras, e pertanto imprevedibile, che avrebbe infastidito anche gli ultras della Lazio, che viceversa rubarono uno stendardo agli ultras dell’altra squadra di Belgrado, il Partizan. Nel pomeriggio, a conferma, arriva il comunicato degli ultras dell’Inter, gemellati con quelli della Lazio, che condannano l’agguato, la deriva dei comportamenti e il tradimento dell’onore e della lealtà. (…)