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Roma, il preparatore: “No ai parchi, fate allenare i giocatori a Trigoria!”

Maurizio Fanchini, Head of Club Performance dell’AS Roma,  ha parlato del lavoro che stanno svolgendo i calciatori giallorossi in questo periodo di quarantena e ha spiegato come si potrebbe far ripartire l’attività sportiva individuale degli atleti, mantenendo comunque la massima sicurezza e il distanziamento sociale.

Come avete reagito allo stop delle attività agonistiche causato dall’epidemia da Covid-19?
“La situazione è arrivata nel pieno della nostra stagione sportiva, quando ci stavamo preparando alla trasferta per gli ottavi di Europa League. Il 9 marzo è stato l’ultimo allenamento svolto a buona intensità, perché il 12 avevamo in programma la sfida contro il Siviglia. L’11 marzo la partita è stata rinviata e abbiamo lasciato qualche giorno libero ai giocatori. Da quel momento è iniziato il nostro percorso di lavoro a distanza, perché c’è stato anche lo stop delle competizioni europee, ma non siamo stati colti totalmente alla sprovvista”.

Eravate già orientati a un’eventuale chiusura totale?
“Ovviamente leggevamo le notizie e avevamo coscienza di quello che stava accadendo, soprattutto nel nord del Paese. E allora ci siamo preparati per l’eventuale lockdown in tutta Italia. Dal 16 marzo, infatti, abbiamo inviato ai ragazzi un programma da svolgere da remoto, stilando un protocollo che ci permette di controllare quanti più aspetti possibili”.

Quanto è complicato creare un programma a distanza per i calciatori?
“Non così tanto, se ci si comporta allo stesso modo della sosta natalizia. Anche in quella situazione mandiamo dei programmi ai giocatori e utilizziamo il supporto tecnologico per raccogliere dei dati: la nostra società è ben fornita e molto avanzata da questo punto di vista. Abbiamo inviato ai calciatori delle cyclette, degli attrezzi della palestra per fare esercizi di forza e dei cardiofrequenzimetri che registrano la loro attività e tramite un’applicazione tutti i dati vengono mandati ad un software cui possiamo accedere per controllare il carico di allenamento. Abbiamo mantenuto gli standard di raccolta dati che analizziamo di solito a Trigoria, attraverso dei questionari rivolti ai singoli calciatori con l’obiettivo di valutare il carico di allenamento”.

Cosa devono fare nello specifico i ragazzi per comunicarvi i loro dati?
“Ogni mattina controllano il peso e mandano una foto al nostro nutrizionista, che la registra nel sistema informatico della Società. Mentre si allenano, poi, il cardiofrequenzimetro registra il carico cardiaco e al termine di ogni seduta valutiamo lo sforzo di ogni allenamento attraverso delle domande sottoposte ai ragazzi. Ovviamente la tipologia di carico è diversa rispetto a quella abituale sul campo, perché c’è differenza, per esempio, tra una pedalata e una corsa”.

Avete stilato un piano individuale per ciascuno dei ragazzi?
“Abbiamo diviso prima di tutto la rosa in due gruppi. Il primo è relativo ai calciatori che dovevano recuperare da un infortunio o che erano in procinto di tornare in campo dopo un periodo di stop: sono stati affidati ai nostri fisioterapisti e preparatori atletici, che li seguono attraverso delle videochiamate e con una scheda giornaliera. Per quanto riguarda il resto dei calciatori, invece, li abbiamo divisi in due gruppi, uno gestito da me e uno dal collega Nuno Romano, ovviamente allineati sul lavoro da svolgere, preparato tenendo in considerazione le esigenze del singolo. Abbiamo approfittato di questa finestra di stop per poterci concentrare su qualche problematica che durante la stagione, dato il ritmo serrato tra una partita e l’altra, non riusciamo ad approfondire”.

Quindi questo periodo vi ha anche permesso di concentrarvi su altri aspetti sui quali solitamente non è possibile lavorare durante la stagione?
“Non essendoci una gara ogni tre giorni, abbiamo avuto l’occasione di provare a condizionare la muscolatura in un certo modo, cosa poco fattibile quando si viene da un ritmo partita troppo alto. Con tutti abbiamo fatto un lavoro graduale, che ha visto crescere il carico nei giorni. Ci siamo basati sul feedback che ci viene fornito dai mezzi tecnologici e dal questionario a cui risponde ciascun ragazzo al termine di ogni sessione di allenamento. Ovviamente un effetto di “detraining” ci sarà sempre, mancando la corsa e la specificità del allenamento. E noi, con questa tipologia di lavoro, stiamo provando a limitare i danni”.

Avete fornito anche un supporto psicologico per i ragazzi?
“Gli atleti professionisti sono abituati a stare molto fuori casa, tra allenamento, viaggi e partite: per questo abbiamo dovuto inserire ulteriori misure. Stare chiusi tra le mura domestiche, come accade nella popolazione normale, può creare dei problemi anche a un calciatore, con le dovute proporzioni. Abbiamo quindi creato un questionario psicofisico per monitorare anche questi aspetti e lo abbiamo esteso sia alla squadra femminile sia alla Primavera. Raccogliamo i dati ogni due settimane, perché questa è una situazione straordinaria ed è bene tener conto di tutto. In più facciamo continue videochiamate con i giocatori, non solo per controllarne il lavoro, ma anche per tenerli stimolati e per fare gruppo”.

Oltre al peso da monitorare ogni giorno c’è anche un controllo dell’alimentazione?
“Certo, seguendo la routine che c’era prima. Il nostro nutrizionista ha aggiornato il piano alimentare per i giocatori, modellandolo sulle problematiche di questo momento, tutto a livello individuale. Nell’inviare il materiale di allenamento, poi, abbiamo anche fornito ai ragazzi degli integratori selezionati dalla nostra area medica”.

Com’è cambiato il lavoro dei giocatori nelle diverse fasi della quarantena?
“Nonostante nei primi giorni ci fosse la possibilità di correre nella città di Roma, perché i parchi non erano ancora chiusi, abbiamo comunque dato indicazione ai ragazzi di non uscire. Lavorando in quel modo ci si può comunque infettare, senza dimenticare che su un terreno scosceso si potrebbe rischiare un infortunio. E se ciò dovesse accadere, si andrebbe ad affaticare un ospedale, per una diagnosi o una cura, nel momento in cui le strutture sanitarie hanno cose ben più importanti a cui pensare. A quel punto, quando è arrivata la chiusura per tutta Italia e il divieto di attività motoria all’aperto, i nostri calciatori stavano già seguendo questa linea da giorni”.

La corsa è l’aspetto che forse manca di più ai giocatori?
“Chiaramente. Sono abituati a fare certi movimenti e noi abbiamo iniziato a lavorare nell’ultimo periodo per poterli riabituare a certe attività. I ragazzi fanno esercizi di corsa con cambi di direzione dentro casa, in giardino o sul balcone, per poterli avvicinare a quello che potranno rifare sul campo. Anche se ovviamente non è la stessa cosa”.

Come hanno reagito i calciatori ai vostri input in questo periodo?
“Molto bene. La situazione è particolare per tutti. Alcuni di loro sono con la famiglia, ma altri sono soli in casa. Questo, però, è un gruppo eccezionale, con una dedizione al lavoro molto alta. Sono tutti molto presenti negli allenamenti a distanza, mandano dati e collaborano. Il messaggio del mister è sempre stato uno: non si saprà quando si ripartirà, ma facciamoci trovare ponti a ogni evenienza. E il nostro staff ha lavorato in tal senso”.

Da lunedì inizia la fase due in Italia, che occasione è questa per i nostri calciatori?
“È l’occasione per riprendere la meccanica della corsa individuale e mettere in pratica certe esercitazioni che mancano da tempo. Correre su un campo è diverso rispetto a correre su un balcone di casa o in un corridoio. Al giocatore di calcio serve poter correre ad alta intensità, mantenendo 18-20 chilometri all’ora. Questo è un fattore importante sul quale dovremo lavorare quando ci sarà la riapertura delle attività individuali”.

Quanto ci vorrà per riprendere la forma fisica che c’era prima dello stop?
“Questo periodo potrebbe essere paragonato alla fine della stagione. Ma se si fa un’attenta riflessione, si potrà notare che le differenze sono notevoli. Prima di tutto, quando i calciatori si fermano a metà maggio hanno fatto già molti mesi di attività, mentre qui ci siamo fermati a marzo. Nella pausa estiva, poi, i calciatori vanno in vacanza, si fermano, recuperano energie mentali e fisiche. E molti di loro seguono programmi di allenamento che prevedono attività di corsa ordinaria. La preparazione estiva, poi, prevede 5-6 settimane di lavoro. Nel nostro caso, invece, se andrà bene avremo quattro settimane e in più veniamo da un periodo in cui si sta cercando di mantenere una condizione fisica dentro casa, in uno stato di incertezza. Se poi si riprenderà a giocare ogni tre giorni, ci aspetta un lavoro molto importante e non abbiamo moltissimo tempo per farci trovare pronti. Prima si ricomincia, anche in forma individuale, meglio è. Prima di tutto per evitare infortuni, non solo per una questione di performance”.

Quale sarebbe la condizione ideale per ricominciare?

“Secondo noi sarebbe rientrando nel nostro centro sportivo, dove abbiamo le condizioni ideali per mantenere gli standard di sicurezza. A Trigoria abbiamo strutture molto ampie progettate quando la società ha ristrutturato la sede, nelle quali si possono rispettare le distanze di sicurezza. Ci sono tre campi in erba, uno sintetico. La nostra area medica ha predisposto dei protocolli che ci permetterebbero di riprendere l’attività individuale in grandissima sicurezza”.

Perché ha più senso allenarsi a Trigoria e non all’aperto in un parco?
“Per diversi fattori. Pensate a quante persone ci sono in giro. Chiunque potrebbe avvicinarsi al calciatore, anche per solo per un saluto. Questo porterebbe al rischio di contagio per i cittadini e per i giocatori. La fonte di pericolo è molto importante e mettere un personaggio pubblico in un parco aumenterebbe la difficoltà nel rispettare il distanziamento sociale. Ci vorrebbero le forze dell’ordine a mantenere la sicurezza e a evitare l’avvicinamento tra i singoli, ma in un periodo così non mi sembra il caso di sovraccaricarle anche con questo compito. Senza parlare dell’aspetto legato agli infortuni, perché un parco ha buche e terreni asfaltati”.

Come si potrebbe rispettare il distanziamento sociale tra calciatori nel centro sportivo?
“Potremmo accogliere i calciatori in gruppi, abbiamo tre campi di allenamento in erba naturale e questo vorrebbe dire avere sullo stesso terreno di gioco massimo tre giocatori per volta, tenendoli a distanza. Ognuno ha la sua camera e potrebbe farsi la doccia lì. In più, la nostra è una struttura chiusa e controllata, dove l’accesso sarà consentito solo ai pochi calciatori e al personale che deve lavorare in quel momento, senza creare situazioni ambigue”.

Con questi metodi il calcio può riprendere in sicurezza?
“Non conosco le realtà di tutti i club, ma penso che con un po’ di organizzazione si possa cercare di avere una situazione controllata a livello di allenamento individuale. È meglio fare attività dentro il centro sportivo, dalla Serie A alla Serie C. È bene sfruttare le proprie strutture, per poter controllare gli accessi e
dividere in gruppi le persone, mantenendo la sicurezza di tutti”.

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Spadafora: “Per ripartire serve intesa sul protocollo. Altrimenti il governo darà lo stop”

Ieri Spadafora ha parlato di “sentiero sempre più stretto” per la ripartenza della Serie A, ma in serata Gravina ha detto: “Non firmo lo stop”. Il ministro dello Sport stamattina è intervenuto a “Mi manda Rai 3”. Ecco le sue parole.

Cosa si sente di dire ai cittadini?
Stiamo facendo il massimo in una situazione che nessuno era preparato ad affrontare. Ora abbiamo le idee più chiare sui riscontri negativi sulla pandemia, nel prossimo decreto le misure saranno più mirate e precise.

Si poteva concedere qualcosa in più in termini di apertura?
No, anzi. Il comitato tecnico-scientifico avrebbe concesso qualcosa in meno per evitare una seconda ondata di contagi. Torneremo alla normalità nei limiti del possibile.

Le pressioni per riaprire il campionato sono forti. A che punto siamo?
Faccio un appello per finire qui le polemiche. Il calcio dev’essere simbolo di leggerezza e passione e deve dividerci solo per il tifo. In questi giorni il comitato tecnico-scientifico sta incontrando le parti dello sport per avere approfondimenti sul protocollo. Se questo protocollo troverà un accorgo tra Figc e comitato, si potrà ripartire con gli allenamenti. Altrimenti sarà il governo a decretare la fine del campionato, per fare in modo che il calcio paghi meno danni possibili.

Cosa potremo fare come attività sportive all’aperto?
Sarà consentito nei parchi alle solite distanze di sicurezza. Dobbiamo fare il possibile affinché ognuno rispetti le regole. È anche un test per vedere se poi possiamo aprire altro. Proporremo entro l’inizio della prossima settimana le linee guida per tutti i centri sportivi. Se il comitato dovesse validarceli, speriamo di poter inserire già dal 18 maggio la riapertura di questi centri.

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Chiudere costerebbe 800 milioni, con ripercussioni per tutto lo sport

(IL MESSAGGERO – R. BUFFONI) – Una catastrofe stile grande depressione. Perché, a virus ancora circolante e senza vaccino, gli scienziati prevedono un nuovo picco dopo l’estate e per il calcio saranno dolori. Per la sola Serie A l’ipotesi del buco va dai 700 agli 800 milioni di euro. Discriminante la conclusione o meno del torneo 2019-20, per finire il quale mancano 12 giornate complete più 4 recuperi. Gli scenari sono tre: il primo, ormai scartato, era diripartire con il pubblico. La seconda possibilità prevede la fine del torneo a porte chiuse: danno stimabile in 294 milioni di euro, oltre le perdite previste a eventi normali che ammontavano a 290 milioni. Totale, quindi, 584 milioni di buco. Terzo scenario: campionati chiusi senza essere terminati, quindi serio rischio di un altro – 215 milioni. Un’enormità per un movimento che genera ogni anno 5 miliardi di fatturato e che versa 1,3 miliardi di contributi fiscali e previdenziali.

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Pallotta tiene aperto l’affare con Friedkin: è disposto a una minusvalenza pur di lasciare

(IL TEMPO) – Bocche cucite a Houston, ma da Roma confermano: l’affare tra Pallotta e Friedkin è ancora in corso. Lo si evince dalla relazione del club sulla semestrale chiusa al 31 dicembre 2019 con 87 milioni di perdite, approvata ieri dopo il rinvio per lo stop del campionato. “Sono in essere – si legge nella nota – contatti tra tale società (la controllante con base in Usa, ndr), e un potenziale investitore al fine di permettergli di valutare l’opportunità di un possibile investimento”. Poi la Roma specifica che i contatti si sono “rallentati” per l’emergenza coronavirus e nel caso in cui l’operazione andasse in porto, sarebbe proprio Friedkin, non nominato nel comunicato, a coprire i fabbisogni finanziari del club.

Pallotta, a dir poco irritato per il blocco della Serie A imposto dal governo, ha comunque garantito per iscritto in una lettera il supporto finanziario alla Roma dopo aver già versato 89,9 milioni di euro sui 150 totali dell’aumento di capitale, riporta “Il Tempo”. A quanto risulta, il bostoniano, spinto dai soci, è ora pronto a trattare al ribasso il prezzo della vendita del club, accettando una minusvalenza pur di disimpegnarsi definitivamente.

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Mercato in apnea: contratti e prestiti, confusione a fine giugno senza norme ad hoc

(LA GAZZETTA DELLO SPORT – C. LAUDISA) –  Due mesi in apnea, se non si corre ai ripari. Dal 1° luglio, infatti, con chi giocheranno i calciatori col contratto in scadenza? E quelli in prestito da chi verranno pagati? La maggior parte delle squadre di Serie A ha in casa problemi di questo tipo. Che dire di Mertens? Il belga non ha ancora rinnovato con il Napoli e dal 30 giugno in poi è in teoria libero di giocare con chi meglio ritiene. Ovvio, è un caso limite, ma non inverosimile. Attenzione pure ai romanisti Smalling e Mkhitaryan, entrambi destinati a tornare in Premier a fine giugno, salvo rafferma in extremis. La logica consiglia di regolamentare in fretta queste clamorose prospettive.

Per non dimenticare, poi, la spina degli stipendi. Negli auspici della Lega di serie A c’è che il via libera del Governo arrivi prima dei raduni veri e propri. In ballo c’è il pagamento di una mensilità, non è una questione da poco di questi tempi.

Nel calderone dei problemi ci sono anche le date del mercato. Su questo argomento la Fifa, all’inizio della tempesta, ha parlato di una finestra unica da luglio a fine gennaio. Qualcuno si è illuso che ci fossero le porte aperte ad un maxi mercato. Invece, poi, la correzione di Infantino e dei suoi collaboratori ha chiarito che le singole federazioni dovranno delimitare i tempi delle contrattazioni, per evitare pericolose sovrapposizioni con il campionato in corso. Ma questo è il punto dolente: quando si avranno le idee più chiare sulla sfera agonistica e su quella contrattuale? Per ora regna la confusione.

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Teté e gli altri. Fonseca guarda in casa Shakhtar

(LA GAZZETTA DELLO SPORT – C. ZUCCHELLI) – L’ammissione è arrivata un paio di giorni fa, direttamente alla tv ucraina: “Conosco molto bene le abilità dei giocatori dello Shakhtar, alcuni potrebbero giocare nelle migliori squadre europee. Se possibile, mi piacerebbe contare su un paio di loro“.

A dirlo è stato direttamente Paulo Fonseca, che quella squadra l’ha allenata per tre stagioni, dal 2016 fino all’estate scorsa. Ed allora ecco che tifosi e addetti ai lavori si sono interrogati su chi potessero essere i suoi “pupilli”. Con una premessa, però: non sarà facile portare via qualcuno allo Shakhtar.

I giocatori che piacciono di più in assoluto all’allenatore della Roma sono i due giovani brasiliani: Marcos Antonio e Teté, entrambi classe 2000, entrambi neppure ventenni. Sarebbero due investimenti importanti per il futuro, anche se con un prezzo variabile: Marcos Antonio intorno ai 7-8 milioni, Teté il doppio, circa 15. Il primo è un centrocampista moderno, che sa fare di tutto e con qualità, Teté, invece, è un attaccante esterno che gioca prevalentemente a destra, ma può andare a giostrare anche dalla parte opposta, sull’out sinistro.

Poi ci sono gli altri: Ismaily, il terzino sinistro che gioca a tuttafascia e che il portoghese voleva portare a Roma già la scorsa estate, ma ha una controindicazione: ha 30 anni e costa 15 milioni, con la Roma che ha deciso di fare investimenti solo per gli under 27. Stesso discorso di Taison (32). Infine Kovalenko, 24 anni, centrocampista centrale con il contratto in scadenza nel 2021.

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Sileri (vicemin. Salute): “Vedo inverosimile che il calcio riprenda”

Pierpaolo Sileri, viceministro della Salute, è stato intervistato da Radio 2 durante il programma ‘Un giorno da pecora‘ e tra le tante cose ha parlato anche del calcio. Queste le sue parole riportate dall’Adnkronos: “Anche un’amicizia è un affetto stabile, a volte è migliore di un familiare. Andare anche a casa di un amico dal 4 maggio? Sì, se è un amico vero, se non è una scusa. Se io incontrassi un amico caro ora, dopo tre mesi, lo abbraccerei e ci scapperebbe pure una lacrimuccia. In questo momento non sappiamo se il sesso è a rischio, ma di sicuro lo è la vicinanza. Può essere un rischio è difficile frenarsi, ma magari due ragazzi si vedono dopo tanto tempo è difficile frenarsi, ma magari qualcuno ha a casa la nonna di 75 anni. Il metro va bene, ma se è di più è meglio, questo se non hai la mascherina. Mentre all’aperto il rischio di contagio è più improbabile, ma la medicina è fatta di probabilità. Calcio? Vedo inverosimile che riprenda, nel rispetto dei calciatori, non è il tennis o la F1, c’è contatto fisico tra i calciatori“.

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Spadafora: “Possibilità sempre più stretta che si riparta. Presidenti pensino alla prossima stagione”

Il calcio per il momento non riparte. Lo scontro tra governo e Lega continua dopo lo spostamento del via libera agli allenamenti al 18 maggio. Il ministro dello Sport Spadafora ha parlato a La 7 per esprimere la sua posizione.

Cosa accadrà al nostro campionato?
Sono in corso i contatti tra il comitato tecnico-scientifico e la Figc che aveva presentato un protocollo ritenuto non sufficiente. Io ho però sempre detto che la ripresa degli allenamenti non significa ripresa del campionato.

Si rischia lo stop?
Vedo la ripresa del campionato come possibilità sempre più stretta. I giocatori devono riprendere giustamente gli allenamenti. Se fossi nei presidenti penserei a riprendere in sicurezza il nuovo campionato. La Francia non sarà l’ultima a decidere per lo stop e questo potrebbe indurre l’Italia a fare lo stesso ragionamento.

Lotito ha detto che così facendo troveremo i giocatori ad allenarsi a Villa Borghese…
Spero ci fosse un pizzico d’ironia da parte di Lotito. Non potevamo riaprire lo sport per tutti. Il comitato tecnico-scientifico ci ha detto di ricominciare contingentando i numeri, abbiamo dovuto fare delle scelte. Tornano ad allenarsi poche migliaia di persone. Il protocollo presentato dal calcio non era sufficiente. Comincio a percepire che potrebbe esserci una sorpresa nei prossimi giorni, ossia che i presidenti ci chiedano di fermarci e prepararci per il prossimo campionato.

Si rischia di spostare il problema più in avanti?
Non cerco di ripartire a rischio zero, perché nessuno di quelli che ripartono ora hanno rischio zero. Ho chiesto che il protocollo proposto sia attuabile. Siamo sicuri che sia possibile fare tutti i tamponi che ci hanno proposto? E’ un protocollo applicabile per la Serie A o anche per la Serie B e C che non hanno le risorse? Sarei un folle a demonizzare il calcio che finanzia gli altri sport, ma non si deve avere fretta. Non posso dire oggi se a metà giugno si tornerà in campo. In Inghilterra stanno pensando a un piano B. Oggi alcuni pensano solo alla questione economica. Io aiuterò le società in difficoltà ma se non si potrà ripartire in sicurezza anche la Serie A dovrà fermarsi.

Sul Dpcm a scadenza ridotta.
Il comitato tecnico-scientifico ha chiesto che il Dpcm avesse scadenza limitata per poter valutare gli sviluppi. Tre o quattro presidenti non se ne rendono conto ed è assurdo. Il campionato se riprenderà lo farà certamente a porte chiuse, ma il calcio non sono i giocatori che vanno in campo, ma tutti quelli che gravitano intorno. Dobbiamo dare la sicurezza anche nel loro interesse. L’ultima volta che non ci si è voluti fermare alcune squadre sono dovute andare in quarantena.

Sul piano B.
E’ quello che consiglio di fare alla Lega. Le soluzioni possono essere tante.

Quando si avrà una parola definitiva?
Al massimo entro questa settimana il comitato tecnico-scientifico ci dirà se il protocollo è attuabile o meno e quindi se le squadre possono riprendere gli allenamenti. Sulla ripresa a giugno lo diremo quando avremo i dati sulla curva dei contagi. E’ inutile che si scriva al presidente Conte perché siamo nello stesso governo.

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Sanificazione di Trigoria e tamponi a domicilio. I giocatori chiedono di allenarsi nei parchi

(IL CORRIERE DELLO SPORT – J. ALIPRANDI) – A Trigoria era davvero tutto pronto per ripartire, ma il nuovo Dpcm ha bloccato sul nascere la speranza dei giocatori di poter tornare nel centro sportivo e riprendere finalmente a correre all’aria aperta, sul prato del campo di calcio. La Roma è rimasta spiazzata dal mancato via libera da parte del governo di riprendere gli allenamenti degli sport di squadra il 4 maggio, anche perché il club aveva studiato un piano dettagliato per garantire la massima sicurezza ai giocatori. Nelle ultime ore a Trigoria è cominciata un’altra sanificazione dei locali che si concluderà entro il fine settimana, ogni giorno gli addetti sanitari avrebbero effettuato controlli al personale, e lo staff di Fonseca aveva studiato un piano di allenamenti con gruppi di al massimo cinque giocatori disposti su più campi e a diverse ore della giornata. Insomma, tutto pur di riprendere ad allenarsi a Trigoria.

[…] I calciatori dopo essere stati informati del nuovo decreto hanno chiesto alla società di potersi allenare individualmente nei parchi, all’aria aperta. Una situazione non vista di buon occhio dalla Roma, ma che sarà costretta ad accettare se non ci saranno ulteriori aggiornamenti da Palazzo Chigi. Chi abita a Casal Palocco potrebbe andare nella pineta a pochi chilometri di distanza, giocatori come Fazio, Zaniolo e Under nei prati vicino al Torrino, mentre Pau Lopez e Pastore verso villa Paphili. La Roma in ogni caso ha chiesto ai giocatori di fare estrema attenzione per evitare assembramenti di curiosi e tifosi, ma anche non correre il rischio di infortuni: correre nei parchi, in terreni non sistemati e con possibili buche, radici rialzate e sassi non è infatti il massimo per atleti professionisti abituati a campi perfettamente curati. […] Il club ha proseguito con i tamponi a domicilio per tutti i giocatori. Ieri sono stati svolti ulteriori test, gli ultimi saranno completati tra domani e venerdì sotto indicazione del responsabile sanitario, Andrea Causarano, che ieri ha avuto parole dure contro la mancata ripresa delle attività di squadra. altre squadre.

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Pedro e le conferme, è la Roma di Fonseca

(IL CORRIERE DELLO SPORT – G. D'UBALDO) – Il mercato che vorrebbe FonsecaIl tecnico portoghese ha cercato, in questi mesi di quarantena, di rimanere a contatto col gruppo e sopratutto con il futuro della Roma studiando eventuali mosse tattiche e varie soluzioni possibili alla ripresa. Considera imprescindibili per questa rosa quattro giocatori: Zaniolo, Pellegrini, Smalling e Mkhitaryan. Gli ultimi due sono in prestito e potrebbero tornare a casa tra non molto. Fonseca è convinto che serva un giocatore importante sulle fasce e considera tale Pedro, che a giugno si svincola dal Chelsea. Nonostante i quasi 33 anni per il tecnico portoghese può fare la differenza, e allora la palla passa a Petrachi. Allo spagnolo è stato offerto un contratto da tre milioni a stagione. Il club giallorosso non smette di seguire invece neanche i tre brasiliani dello Shakhtar: Taison, Ismaily e Marcos Antonio.