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Interviste

Ndicka e il recupero: il parere degli esperti

Evan Ndicka fortunatamente sta bene e tornerà a giocare. Bisognerà stabilire a seguito di nuovi controlli solo quando. La diagnosi emersa ieri nel bollettino ufficiale emesso dal club giallorosso esclude l’ipotesi di problematiche cardiache e parla di ‘rauma toracico con minimo pneumotorace sinistro‘.

In merito ai tempi di recupero si parla di circa un mese, ecco il parere di vari esperti e medici specialistici raccolti dai cronisti della carta stampata:

Il professor Pino Capua, presidente commissione antidoping della Figc e componente della commissione medica federale che si occupa della tutela della salute del calcio italiano ai microfoni de il Messaggero: “Una contusione della cassa toracica che ha coinvolto minimamente anche il polmone che ha reagito con una sacca d’aria. Non c’è nessun tipo di coinvolgimento dell’apparato cardiovascolare. Si sono prodotte delle conseguenze da analizzare. Il trauma polmonare va tenuto sotto controllo e il pneumotorace potrebbe risolversi subito o potrebbe lasciare degli strascichi. Qualche giorno d’osservazione è d’obbligo. Non ha concluso la stagione, tornerà a giocare dopo i controlli”.


Così invece Mario Brozzi, ex medico sociale della Roma ai microfoni de la Gazzetta dello Sport: “Il pneumotorace è la rottura di una bolla d’aria nel torace. Nel calcio esiste quella che si chiama commotio cordis, che è un trauma compressivo che tra le altre cose può portare alla rottura di bolle di enfisema. Che però possono essere anche autramatiche. Alcune persone hanno queste bolle polmonari d’aria che a seguito di evento traumatico in modo spontaneo si possono rompere e creare il pneumotorace. Che di fatto è l’uscita dell’aria nella cavità pleurica, che provoca problemi al polmone”.

Si parla di dolore acuto precordiale.
“Il precordio è lo spazio toracico davanti al cuore. In quei casi la prima cosa a cui pensare è il cuore”.

Ndicka può tornare?
“Assolutamente si, si può tornare a giocare. Di Francesco lo ebbe a Kapfenberg, ma Eusebio lo dovettero operare perché il trauma era importante”.

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