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Interviste

De Rossi: “Inter la più forte ma lo siamo anche noi e vogliamo batterli. Sanches e Smalling quasi pronti”

CONFERENZA STAMPA – Le parole di mister De Rossi alla vigilia di Roma-Inter:

Come state preparando questa partita?
“Col coraggio che devono avere i giocatori forti, noi siamo pieni di giocatori forti. Coraggio, intelligenza, conoscenza di chi andiamo ad affrontare. Qualsiasi squadra del mondo è battibile, lo è anche l’Inter che sicuramente è la più forte in Italia. Si alza il livello delle contendenti dal mio arrivo, cambia la metodologia di preparazione alla gara, affrontiamo una squadra abituata a tenere la palla e dominare il gioco. Ma ci sono momenti in cui possono soffrire, momenti in cui potremo dire la nostra. Siamo consapevoli di essere una squadra forte e di poter fare una grande partita”

Martedì scorso in occasione dei funerali di Losi, al di là dei contatti che ha avuto con la famiglia di Losi, cosa è successo nella Roma?
“Io parlo per conto mio, io non ho chiesto data e luogo, la partita del giorno prima, il post partita, mi dispiace molto non esser andato a salutarlo, è un errore, anche se non l’ho commesso in mala fede. E’ una questione di rapporti tra me e lui, c’era un grande rapporto, il figlio è come il padre, sa che tipo di rapporto c’era. Distrazione grave, ma mi dispiace non esser andato. Ho letto qualche ricostruzione un po’ così, non ero impegnato, non avevo cose particolari da fare, mi dispiace perchè ho letto il post del funerale e sono stato disattento, ho chiesto scusa e credo debba finire lì”

Lukaku e questa sfida?
“Cerco di distinguere l’aspetto emotivo da quello calcistico, qui devo parlare alla testa, al cuore e al calciatore tecnicamente. A me basterebbe facesse la partita che ha fatto col Cagliari, ha tenuto posizione, ha allungato la loro difesa, ha tirato in porta 5-6 volte se lo fa tutte le partite farà tanto. Poi è normale l’emozione un po’ c’è quando affronti una tua ex squadra, in generale ci sta di non essere sempre al top”

Continua a definire la Roma forte, tra le sue caratteristiche fa una fatica maledetta nei big match, ha perso 6 partite su 9 contro le grandi. Da cosa dipende secondo lei?
“La casualità non esiste nel calcio, però non voglio commentare scontri diretti che ho solo visto da tifoso, ci sono dei numeri che parlano ed esistono, vediamo come andrà domani e poi potrò fare una valutazione. Ci sta di perdere contro le big, ma a rotazione anche di vincere. A volte in campo ci sono livelli che parlano, l’Inter è tanto forte, così il Milan e la Juve sta tornando lì. Io sto facendo un lavoro per riportare la Roma a credere di poter vincere queste partite, tornare a quella dimensione lì dove anche quando giocavo io vincevamo spesso contro le big. Problema mentale? Parliamo di gente che ha vinto chi l’Europeo, chi un Mondiale, chi ha vinto altre competizioni internazionali. Cercheremo di far sì che questo braccio di ferro spinga dalla parte nostra, ma nella testa i giocatori non credo abbiano problemi particolari altrimenti non avrebbero fatto la carriera che hanno fatto”

Ha un ricordo particolare delle sue sfide contro l’Inter?
“Ci sono stati tanti anni in cui ci siamo divisi e battuti per lo scudetto e le coppe nazionali, a parte tre titoli hanno sempre vinto loro e quindi sono stati più bravi. Era una sfida sentita, bella calda, tra giocatori c’è sempre stato rispetto. Mi dispiace non poter tornare a San Siro da allenatore perchè a parte l’Olimpico, è lo stadio in Italia più emozionante. Penso sarà una sfida bella come nel 2008-2010, l’obiettivo è tornare a giocarla non con 20 punti di distacco”

Quanto può cambiare il ritorno di Smalling? Quanto può avere nelle gambe Sanches in termini di minutaggio?
“E’ fondamentale come gli altri, tutti quanti saranno utili viste le tante partite che abbiamo davanti. Stanno diminuendo la distanza fisica con i compagni, si allenano e al termine fanno ulteriore supplemento fisico, la testa sta tornando, così come il fisico. Quello che vedo mi piace e sono convinto che saranno importanti”

El Shaarawy subito titolare con te, una tua valutazione?
“Uno dei compiti più difficili prima di queste partite contro una squadra che la classifica dice che sta facendo meglio di te, è quello di tenere bene a mente il rispetto sì, ma anche avere un po’ di spavalderia. L’eccesso di rispetto porta paura e così perdi le partite. Servirà intelligenza, capacità di comprendere i momenti. Sappiamo che soffriremo e ci potranno schiacciare, questa consapevolezza vale 10-15 minuti, se poi diventa 40 minuti significa consegnargli la vittoria. Noi possiamo vincere, il Sassuolo ha battuto l’Inter, sul lungo del campionato non siamo in grado di tenere il loro passo, ma nella gara singola possiamo farli soffrire e portare a casa i tre punti. Stephan, lo conosco da tantissimi anni, sta avendo un’evoluzione mentale importante, una volta era troppo buono, morbido forse leggerino, mi arrabbiavo con lui in campo, adesso è giocatore vero, come approccio, come mentalità, quando lo vedevo da fuori entrare faceva sempre la differenza. Mi piace lui e Zalewski che sta facendo bene, punto anche su di lui e sono i due giocatori che possono giocare alti a sinistra, sono contento di questa coppia. In questo momento sto premiando Stephan che ci sta dando qualcosa in più. Se ti dico se gioca Stephan capisci la formazione (ride ndr).”

Inter e poi Feyenoord, ci può stare un adattamento tattico con l’inserimento di Bove?
“Noi siamo concentratissimi su questa, quella dopo è importante, ma metteremo domani la squadra migliore per provare a vincere la partita contro l’Inter. Bove può giocare dall’inizio o subentrare, ma non facciamo rotazioni in funzione della sfida di giovedì”

Ranieri ha detto che sei un predestinato, fino a tre partite fa eri una scommessa. Per De Rossi chi è De Rossi come allenatore?
“Ho letto di essere un predestinato anche due anni fa. Dopo la SPAL in pochi hanno creduto in me, spesso le porte sono rimaste chiuse dopo quei 4-5 mesi non positivi. Predestinati non esistono, io voglio fare questo lavoro, mi piace farlo, un po’ per caso mi sono trovato nel posto dove sognerei di fare l’allenatore tutta la vita. Il fatto di essere arrivato qui, è un segnale importante, mi sento quasi più a casa mia dove è più difficile rispetto a dove il livello è un po’ più basso. Non penso alle etichette ma a fare il mio lavoro e a farlo bene”.

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