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Manolas, tragedia greca: «Troppi infortuni. Chiedete il motivo ai preparatori»

Kostas Manolas è stato tra gli ultimi ad alzare bandiera bianca contro il Napoli, ma si rende conto che la sconfitta è frutto anche dello strapotere fisico dei partenopei, scrive oggi La Gazzetta dello Sport. E per le spiegazioni, indirizza verso gli esperti del settore, quest’anno peraltro particolarmente criticati. «La squadra è stata poche volte completa in campo – dice il difensore –. Abbiamo avuto tanti infortuni, così non trovi mai la condizione fisica. Il motivo degli stop? Non sono un preparatore atletico, chiedete a chi è responsabile di questo. Non dico che è colpa loro, ma la risposta ce l’hanno loro. Io sono un giocatore e devo fare il mio lavoro in campo». Manolas rifiuta l’idea di arrendersi. «Abbiamo dato tutto, ma non bisogna dare la colpa a Ranieri, la responsabilità è di tutti. Comunque, finché c’è la matematica ci dobbiamo sempre credere perché siamo la Roma. Certo, è difficile reagire se sei sotto dopo due minuti, ma la forza di restare nel gruppo la dobbiamo trovare. Non posso pensare che la Roma stia fuori dall’Europa. Il mio messaggio è che non dobbiamo mai mollare e dare tutto fino all’ultimo. Dobbiamo per forza stare in Europa, se non in Champions in Europa League. Ora è una situazione difficile, però non dobbiamo arrenderci». L’impressione, comunque, è che Manolas la Champions potrebbe giocarla ancora, anche se magari non con la Roma. «Il mio futuro non lo so, lo sa solo Dio. Vediamo».

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Pallotta: «Adesso basta alibi». E Totti si prepara al futuro

IL TEMPO (A.Austini) – Il momento nettamente più difficile della Roma dal 2013 ad oggi, una squadra impresentabile che rispecchia il momento di confusione, paura e smarrimento generale a tutti i livelli nelle stanze di Trigoria. I giocatori hanno chiaramente mollato, Ranieri non ha strumenti per cambiare le cose, i dirigenti sono finiti in una sorta di stand by aspettando le decisioni di Pallotta. Prima della partita parla Totti, alla fine il presidente. Due messaggi diversi e chiari allo stesso modo, «tutti sanno cosa è andato storto in questa stagione – dice Pallotta con chiaro riferimento a Monchi e a tutto ciò che è dipeso da lui compresa la conferma a oltranza di Di Francesco e dello staff – ed è per questo che abbiamo dovuto apportare modifiche. Ma il tempo delle scuse è finito. La performance contro la Spal non era accettabile e oggi era ancora peggio. Questi giocatori devono alzarsi e mostrare che hanno le palle. Niente più alibi per nessuno». È il grido disperato dai lontani Stati Uniti di un proprietario che ha perso la pazienza, la fiducia e sta vedendo andare in fumo milioni di investimenti. Perché una cosa è certa: questa è la Roma peggiore di sempre non in assoluto, ma in rapporto a quanto è stato speso e quanto costa mantenerla. E senza i soldi della Champions il prossimo anno dovrà essere smontata e rimontata abbassando i costi. Ora Pallotta sta cercando un uomo della provvidenza che gli risolva i problemi, facendosi consigliare come sempre da Baldini senza ascoltare con convinzione quanto invece gli viene suggerito da chi vive la quotidianità a Trigoria. Dopo l'addio di Sabatini sperava di aver trovato quel «mago» in Monchi, adesso ne vuole un altro e ha incontrato nelle ultime settimane tre-quattro potenziali direttori sportivi. Tra questi c'è senz'altro Luis Campos, a suo dire dirigente dal curriculum indiscutibile. Il portoghese del Lille, legato a doppio filo al procuratore Jorge Mendes, gli ha dato la sua piena disponibilità e informalmente già parla in giro da diesse giallorosso in pectore, ma Pallotta non ha ancora sciolto le riserve. Tra gli altri candidati c'è Petrachi, che avrebbe un senso compiuto solo se portasse Conte: difficile, difficilissimo. L'alternativa è Sarri, che ieri però ha rafforzato la sua posizione al Chelsea con un successo in rimonta sul Cardiff e poi ha parlato chiaro: «Voglio restare qui per migliorare la situazione».

E Massara?  Tutti i dirigenti italiani non hanno dubbi che sarebbe il caso di confermare lui come direttore sportivo, senza andare a cercare «scienziati» in giro per il mondo. Ma Pallotta non lo percepisce come la «soluzione», visto che è già dentro una Roma che sportivamente quest'anno non funziona. Tra quelli che sperano di poter incidere nell’'ennesima rivoluzione alle porte c'è anche Totti. «Ne parlano tutti, se dovessi prendere posizione io – dice l'ex capitano a proposito di una sua promozione a un ruolo più importante in società – qualcosa cambierò. Ne ho già parlato con chi di dovere». Viene spontaneo pensare che la prima cosa che Totti vorrebbe è il ridimensionamento della figura di Baldini, ormai mal sopportata da tutti tranne che da chi deve decidere. La bandiera giallorossa sottolinea anche di aver «messo bocca sulla scelta di Ranieri perché è l’uomo giusto. Sul futuro di De Rossi è una decisione che deve prendere lui e se si sentisse di continuare ne parleremo insieme. Zaniolo? Ci puntiamo tantissimo, discuteremo del contratto e faremo la cosa migliore». Resistere agli assalti del mercato sarà dura, ma vendere anche lui sarebbe come uccidere la Speranza.

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Roma, il giorno della vergogna

IL MESSAGGERO (U.Trani) – Sparita, definitivamente. La Roma non c'è più. A 9 partite dal traguardo, si ritira dal torneo (7° posto e sorpasso della Lazio che deve pure recuperare la gara con l'Udinese), incapace di competere per qualsiasi obiettivo, anche quello di consolazione (4° posto). Fuori dalla serie A, come dalla Coppa Italia e dalla Champions. Il Napoli si diverte all'Olimpico: torello e tiro al bersaglio. Ranieri è umiliato da Ancelotti che, festeggiato dalla Sud, al 7° tentativo batte il collega, responsabile quanto i calciatori della nuova figuraccia. Cambia l'allenatore, dunque, e non il risultato. Anzi la situazione precipita: mai persi, in quasi 5 anni, 2 match di fila in campionato. Ultima volta, nel maggio 2014: Garcia in panchina e il 2° posto in cassaforte. Sembra passata una vita.

IMPROVVISAZIONE TOTALE – Fisicamente e tatticamente non c'è stata partita. Ma è la lezione del Napoli, con il 2° posto al sicuro da tempo, a far riflettere, non il distacco di 16 punti in classifica. A rincorrere la zona Champions sembra che ci fosse Ancelotti (esulta a ogni gol), all'Olimpico senza 7 giocatori , e non Ranieri. Che non inquadra il match già in partenza, forzando i recuperi di Manolas, Kolarov e soprattutto di De Rossi per il forfait postdatato di Zaniolo che poi vedremo in campo senza un perché. Con il capitano, scontato il ritorno al 4-2-3-1. Accanto a lui, Nzonzi. Più Cristante trequartista dietro a Dzeko, Schick largo a destra e Perotti a sinistra. Basta un minuto e mezzo per capire che la modifica è superflua: l'assetto resta vulnerabile. Scavetto di Verdi in verticale, controllo volante con il tacco di Milik che spara sul palo coperto per il vantaggio. La Roma è sempre la stessa e prende gol come se piovessero (62 tra serie A e coppe). È successo in 24 delle 29 partite in campionato (in 14 incassando almeno 2 reti a partita). Il trend è desolante. Con la linea a 4, qualsiasi siano gli interpreti schierati, sempre distratta e disorganizzata. Quindi fragile. Il centrocampo non fa mai schermo e gli esterni offensivi non rientrano.

CORREZIONE APPROSSIMATIVA – Il Napoli, con il solito 4-4-2, fa quello che vuole. Accelera, palleggia e conclude. Ranieri improvvisa per interrompere l'esibizione, rivedendo subito l'assetto e riproponendo il 4-3-3, la traccia preferita di Di Francesco, dopo appena 8 minuti. Cristante si allinea a De Rossi e Nzonzi: è il prologo del crollo. La gente non ne può più e fischia ogni passaggio sbagliato. Verdi, su invito da destra di Mertens, si pappa la palla del raddoppio, calciando addosso a Olsen. Fallito il rigore in movimento. Calvarese, su chiamata chic dell'assistente Perotti, annulla la rete di Milik per fuorigioco millimetrico ancora su appoggio di Mertens. La Roma aspetta il recupero per il 1° tiro nello specchio della porta. Che fa momentaneamente la differenza. In premio c'è il pari: Perotti spiazza su rigore Meret che ha atterrato Schick, dopo la torre di Nzonzi che, pescato in area da Dzeko, infierisce in elevazione sull'ex Mario Rui.

CROLLO ANNUNCIATO – Il gol di Perotti, però, non nasconde le lacune di questa squadra allo sbando. La gaffe di Olsen, su cross da destra di Callejon, certifica il 13° ko stagionale (8° in campionato): segna Mertens. Buca De Rossi e fa centro pure Verdi. Sul punteggio di 1-3, la Sud se l'è presa con il presidente Pallotta e a seguire con i calciatori, definiti mercenari e invitati a sfilarsi la maglia. Applausi solo per Zaniolo, dentro per Schick. L'esclusione iniziale della mezzala diventa inconcepibile proprio dopo la decisione di Ranieri di inserirlo poi a partita ormai chiusa. Traversa di Nzonzi prima del poker di Younes. La Roma, nei 6 scontri diretti contro le 4 squadre che la precedono in classifica, ha conquistato solo 3 punti su 18. Ancora nessun successo contro le big. Ranieri, intanto, imita Zeman, l'ultimo a prendere 4 reti in campionato all'Olimpico, il 1° febbraio 2013 contro il Cagliari (2-4). Pagò solo l'allenatore, quella notte. Oggi ancora nessuno.