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Expo 2030, dopo la polemica anti-Roma è flop anche per la Lazio. Lotito: “Il logo non è mai arrivato”

Tanto rumore per nulla. Dopo settimane di furenti polemiche, con interviste e parole al vetriolo di alcuni ex esponenti politici, il logo di Expo 2030 non apparirà sulle maglie della Roma, ma nemmeno su quelle biancocelesti.

La società giallorossa era stata accusata, neanche troppo velatamente, di aver favorito l’Arabia Saudita e Riyad con l’accordo stipulato con i sauditi qualche settimana fa rispetto alla candidatura di Roma per Expo 2030. Una polemica che poteva incrinare anche i rapporti con la giunta capitolina con sguardo sul progetto del nuovo stadio a Pietralata.

Al di là dell’iniziale fastidio avvertito da alcuni esponenti del Comune, poi sopito con dichiarazioni chiare (come quelle espresse in diretta a Retesport dall’assessore all’urbanistica Maurizio Veloccia), la dinamica si era spostata sul fronte opposto, quello biancoceleste.

Questa mattina il quotidiano La Repubblica ha ricostruito la vicenda, sottolineando che anche la Lazio non indosserà il logo ‘Roma Expo 2030’.

La disponibilità sembrava totale: “La Lazio metterà in atto ogni iniziativa possibile per sostenere la candidatura di Roma per Expo 2030″, firmato Claudio Lotito il 6 ottobre scorso. Il comunicato della società biancoceleste giunse in Campidoglio come un segnale di speranza in mezzo all’oscurità provocata dalla decisione della AS Roma di inserire lo sponsor “Riyad Season” sulla propria maglia.

Tuttavia, dopo le dichiarazioni, è seguito il silenzio. “Nessuno mi ha inviato il logo di Roma Expo 2030”, afferma Lotito ora, rivolgendo il suo attacco al Comitato promotore: “Li ho chiamati quattro volte, nessuno mi ha risposto. Mica posso mettere un marchio senza l’autorizzazione”. Così, per un mese, la maglia della Lazio è rimasta senza sponsor, anche nel derby della scorsa domenica, un’occasione perfetta per promuovere la candidatura della Capitale in contrasto con quella araba. Lotito sottolinea un mese di opportunità perdute per associare il nome di Roma a una delle due squadre della Capitale, mancando l’occasione di esportare la candidatura anche in ambito Champions League.

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