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Interviste

Pellegrini: ”Mou per me è fondamentale. Zaniolo è come un fratello minore”

La Roma si prepara a tornare in campo. Oggi alle 16:30 in un Olimpico tutto esaurito, i giallorossi vogliono inaugurare il 2023 con una vittoria. Il capitano della Roma Lorenzo Pellegrini ha rilasciato un’intervista a DAZN. Ecco le sue parole:

Quale è il tuo primo ricordo della Roma?

”Io non posso non pensare alla mia famiglia e a mio papa. Al di là delle partite che lui mi portava a vedere allo stadio che alla fine quell’anno non furono neanche molte perché poi dopo finì con la vittoria dello scudetto ed era molto impegnativo portarmi allo stadio. Avevo 5 anni e tante volte papà non mi portava. La prima cosa che mi viene in mente è mio papà perché lui viveva la partita a casa come se fosse allo stadio: urlava, era seduto sul divano ma è come se fosse allo stadio. Mia madre ogni tanto gli diceva di non strillare e lui gli rispondeva che avevamo fatto gol”

Ti ha portato a Roma-Parma o era troppo rischioso?

”No non mi portò”.

Gli hai perdonato questa cosa?

”No (ride). Era bello anche solo stare a casa. Dopo mi ricordo che per tutta la città ci furono un sacco di festeggiamenti: bandiere della Roma per 4 mesi attaccate alle macchine. Roma è questa: l’entusiasmo, la passione, la felicità della gente qui si vivono ogni giorno. È una cosa che per me non si vive da nessuna altra parte”.

Ricordi che gol è (prima rete in Serie A con la maglia del Sassuolo)?

”Si è il primo. È a Marassi vincemmo 3-1. L’emozione è grandissima perché trasferirmi non fu facile ma fu una mia decisione. Non essere più il ragazzo della Primavera mi ha fatto tanto bene. I primi mesi al Sassuolo non giocai mai. La prima partita la feci a fine ottobre perché c’erano degli aspetti in cui dovevo migliorare. Ho capito che per giocare ad un certo livello bisognava migliorarsi sotto determinati aspetti: fisici mentali, un po’ tutto. Con il Cagliari, in Coppa Italia, giocai 90 minuti poi rimasi sorpreso di giocare la domenica successiva perché non avevo mai avuto continuità. Mi sentii benissimo e riuscì a segnare anche il primo gol. La maglietta l’ho data a mio Papà perché le perdo tutte quindi quelle importanti le do a lui”.

Pellegrini continua parlando del tecnico che lo fece esordire in Serie A con la maglia della Roma:

”Quell’anno c’era Rudi Garcia e con lui avevo un rapporto eccezionale ci sentiamo spessissimo. È una persona che stimo infinitamente e ovviamente è anche un allenatore top”.

Il capitano della Roma aggiunge:

”Mi vengono attribuite un sacco di cose ma non si dice mai che sono un lavoratore che non lascia niente al caso. Entro a Trigoria consapevole che devo lavorare per me stesso e per dare l’esempio agli altri. Sono molto esigente verso il prossimo”.

Pellegrini sottolinea la differenza tra giocare in Primavera e in Serie A: ”È diverso. Quando sei un giocatore della Primavera e fai il salto in Serie A ti cambia il mondo. Quando hai la possibilità a 18 anni di condividere lo spogliatoio con gente di 33-34 anni e che ha 200 presenze in Serie A ti viene naturale chiederti di più”.

Il 7 giallorosso parla di Totti: ”Con Francesco abbiamo parlato sempre liberamente. Lui per me è Francesco non è una cosa che si può spiegare. Conoscerlo è stato importantissimo perché tante volte mi è stato a fianco, mi ha aiutato. È una persona eccezionale che ha un cuore grande”.

Pellegrini continua: ”Portare la fascia al braccio quando fai gli scalini dell’Olimpico è un brivido, è un’emozione grande. Però finita la partita il giorno dopo devi entrare con la fascia da capitano anche dentro gli spogliatoi, dentro nelle riunioni tecniche. Non ho mai pensato di prendere la maglia numero 10. Primo perché il 7 è il mio numero preferito e poi perché secondo me non avrebbe senso cambiare numero. Alla fine conta quello che fai in campo. Quando vedi la 10 pensi a Francesco, mi piace ed è giusto che sia così”.

Nell’essere capitano di Lorenzo Pellegrini c’è qualcosa che hai visto fare a loro (Totti e De Rossi) e hai fatto tuo?

”Francesco e Daniele sono stati due simboli di Roma e sarà sempre così. Sicuramente la cosa che mi piaceva tanto di Francesco era che quando si entrava in campo li non si parla, però, lui era come se potessi sentirlo. Tutti riconoscevano in lui questa leadership. Questo mi piace tanto perché so che con il mio carattere posso aiutare un mio compagno in difficoltà. A volte le parole non bastano, a me piace più dare l’esempio”.

Pellegrini parla di Zaniolo: ”Con Nicolò ho un rapporto particolare: per me è come un fratello più piccolo. Mi dispiace che tante volte viene fatto passare per quello che non è. È un ragazzo eccezionale, un giocatore straordinario”.

Li hai esultato da solo… (gol di Zaniolo a Tirana contro il Feyenoord)

”Questa è l’unica partita che non ho mai rivisto e non rivedrò mai”.

Perché?

”Perché non c’è bisogno di rivederla, basta che entro a Trigoria e c’è la coppa. Mi ricordo tutto”.

Che effetto ti fa rivedere le immagini di Tirana?

”Mi fa l’effetto che voglio vincere un’altra coppa”.

Pellegrini continua sulla vittoria della Conference League: ”L’abbiamo voluta tanto è stata una cosa sudata perché abbiamo lottato. Era il mio sogno ed bello quando raggiungi i tuoi sogni. Io sono uno ambizioso che sa per cosa lavora. Non vengo qui a Trigoria ad allenarmi e poi vado a casa. Anche a casa penso tutti i giorni a cosa posso fare meglio nella Roma”.

Nella mentalità di Pellegrini, Mourinho che posto occupa?
“Occupa il primo posto. Per me è stato fondamentale, mi ha insegnato delle cose che non avrei mai pensato. La cosa che mi piace di più è che a lui non gli basta mai. Se non vince il prossimo trofeo sta male. Se non vince domenica sta male. Ti fa esprimere al cento per cento e ti fa percepire la passione di una persona che ha vinto tutto e ha ancora voglia di vincere una partita. Abbiamo vissuto solo una finale con lui e non si parlava di altro che vincere”.

C’è una volta in cui ti ha sorpreso?

“Tante volte, in realtà. Qui quando non si vince c’è un’aria di chi non ha vinto, chi non dà peso alla vittoria o alla sconfitta non può stare qui. Una volta, dopo una gara non vinta, entrò nello spogliatoio e disse di essere molto soddisfatto. Disse che, nonostante fossero passate poche settimane, sentiva che c’era un feeling importante e che ci saremmo tolti una soddisfazione a fine anno”.

Le punizioni?
“Nei primi anni qui, mi sono allenato con Kolarov ed era incredibile. Mi aiutò tanto, a lui non piaceva la mia rincorsa e l’ho modificata per seguire il suo consiglio. Contro il Cagliari, mi veniva da ridere perché tutti mi dicevano perché continuassi a tirare le punizioni. Sono migliorato e contro il Cagliari è stata una liberazione. Ora quando c’è una punizione mi sento in obbligo di fare bene, di fare gol”.

Il gol di tacco contro l’Hellas il più bel gol della tua carriera?

“Sì, anche la punizione nel derby contro la Lazio. Il primo contro i biancocelesti è però quello a cui sono maggiormente affezionato. Era un brutto periodo, penso che fossimo in ritiro e quel gol ha cambiato tante cose”.

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