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Roma, bentornato pressing: la chiave è Camara e Mou rilancia gli esterni offensivi

FOCUS RS (di Francesco Oddo Casano) – Avversari diversi, strategie diverse. Josè Mourinho fa della lettura preventiva e della conseguente applicazione di direttive spesso diverse, il must assoluto del suo modo di allenare. Nessuno spartito precostituito, da ripetere a memoria sistematicamente. Attenzione e compattezza nella fase difensiva, intensità e sacrificio a partire dagli attaccanti nella sporcatura delle linee di passaggio avversarie, poi transizioni veloci, verticali, senza ricorso al giro palla orizzontale.

E’ sterile e noioso il dibattito calcistico sul gioco (bello o brutto che sia) della Roma da quando lo Special One siede sulla panchina giallorossa. Il lusitano ha più di 1000 panchine in carriera, tutto il mondo sa – in campo e fuori – come allena le sue squadre. Piaccia o non piaccia, è così. La Roma ovviamente non ha la qualità del Real Madrid, del suo primo Chelsea o dell’Inter del Triplete e qui nasce l’esigenza di provare a capire come Mou si stia adattando sempre di più ad un habitat calcistico che raramente gli è appartenuto.

Roma camaleontica

La Roma dà l’idea di essere un animale in continua mutazione. Lo scorso anno il passaggio dal 4-2-3-1 al 3-4-2-1 con l’arretramento in mediana di Mkhitaryan, vero artefice per intelligenza calcistica e movimenti del cambiamento in campo della squadra giallorossa. Pronti via, in questa prima parte di stagione invece complice l’infortunio di Wijnaldum in origine e di quello recente di Dybala, la squadra giallorossa ha già cambiato pelle tre volte. La chiave nuova delle ultimissime sfide è l’inserimento di Camara che ha portato la squadra ad alzare la linea del pressing, aspetto su cui più volte diversi calciatori, nelle scorse settimane, si sono espressi affermando a volte di ‘non riuscire a mostrare ciò che viene preparato dallo staff durante la settimana’.

A Genova contro la Samp, nel match casalingo col Napoli e ieri sera la Roma ha impostato la gara più o meno nella stessa maniera, lavorando su alcune ‘marcature‘ preventive, con la necessità della squadra di accorciare in avanti. Maggiore aggressività dei centrali – da qui alcune ammonizioni di troppo soprattutto di Mancini – ma anche scelte più offensive sugli esterni. Questo atteggiamento appare più confacente alle caratteristiche di alcuni calciatori chiave della Roma e permette alla squadra di evitare momenti di estrema passività rispetto alla manovra avversaria. Il dispendio fisico è chiaramente maggiore e forse andrebbe contemperato con alcuni cambi dalla panchina leggermente anticipati rispetto al 70′ di media.

Quinti offensivi

Lo scorso anno Mou disse “preferisco la difesa a 3 a quella a 5” alludendo alle caratteristiche dei quinti che non devono essere solo puri difensori. Zalewski ed El Shaarawy per gamba e capacità di saltare l’uomo, viste anche le difficoltà fisiche di Spinazzola, sono i calciatori che garantiscono di più al tecnico il mantenimento di un assetto con una difesa a tre pura. E’ chiaro che poi dipende anche dall’avversario e in questo senso sicuramente l’azzurro e Karsdorp rientreranno nelle rotazioni delle prossime sfide fino alla sosta.

Interessante ieri sera anche il movimento di Vina che, grazie all’abbassamento costante di Camara sulla linea dei centrali, andava ad allargarsi sull’esterno consentendo ad El Shaarawy di aggiungersi alla linea degli attaccanti. Una serie di strategie che rendono più fluida la dinamica di gioco e meno piatto lo sviluppo della manovra. Oltre al gol siglato, lascia ben sperare infine l’intesa ritrovata tra Pellegrini ed Abraham. Contro l’Helsinki i due calciatori hanno giocato molto più vicini, provando sistematicamente triangolazioni e movimenti che si erano visti per larga parte della scorsa stagione. Ora il rush finale prima della sosta Mondiale: in buona sostanza, saranno tutti utili da qui al Qatar.

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