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Roma, ‘assuefazione alla sconfitta’: negli ultimi 3 anni e mezzo perse 37 gare di campionato

“Nella Roma non si avverte il dolore della sconfitta”. Quante volte abbiamo sentito proferire, nelle ultime stagioni, da tanti tesserati giallorossi, questa affermazione? Sintesi di uno stato d’animo, ma anche simbolo di un fallimento. Come quello di cui si auto accusò Walter Sabatini nel 2016, lasciando Trigoria: “Non sono riuscito a far capire quale fosse la differenza tra la vittoria e la sconfitta”. All’epoca la Roma però viaggiava mediamente tra il secondo e il terzo posto, con campionati da vertice e diverse qualificazioni consecutive alla Champions League. I risultati stonati furono nelle coppe, soprattutto in Coppa Italia, dove assistiamo da anni a degli autentici suicidi.

Negli ultimi 3 anni mezzo, di fatto dopo la semifinale di Champions contro il Liverpool, la Roma ha preso una pericolosa deriva sportiva. Un quinto, un sesto e un settimo posto in campionato, dagli allori della massima competizione europea all’inferno della Conference League. In mezzo un ruolino di marcia tra campionato e coppe a tratti disastroso, con un breve ed unico periodo di parziale continuità in termini di punti conquistati, maturato lo scorso anno tra settembre e febbraio con Paulo Fonseca in panchina.

Per comprendere quanta assuefazione alla sconfitta (o alla mediocrità fate voi) ci sia a Trigoria ormai da diversi anni, basta tirar fuori alcuni numeri piuttosto eloquenti: nel quinquennio dal 2013-14 alla stagione 2017-18, con Garcia-Spalletti-Di Francesco in panchina, la Roma ha perso 58 gare totali tra campionato e coppe, di cui appena 29 su 190 gare totali di Serie A, pari al 15%. In questo arco temporale la squadra giallorossa ha totalizzato 399 punti, circa 80 di media a campionato.

Negli ultimi tre anni e mezzo il decadimento tecnico e di risultati è purtroppo certificato anche dai numeri: già 49 sconfitte maturate, di cui 37 in campionato (su 130 gare disputate il 28%). Di fatto la Roma è come se avesse perso un intero campionato negli ultimi tre e mezzo. Allarmante anche il fatto che molte di queste sconfitte si sono trasformate in autentiche disfatte: 23 gare con 3 o più gol subiti. A Mourinho dunque il compito di far riemergere il club dalle sabbie mobili dell’anonimato.

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