Pugno chiuso ed esultanza rabbiosa. Ryan Friedkin ieri era all’Olimpico e ha esultato come un tifoso al termine del derby vinto per 1-0. Al fianco del fratello Corbin, ha risposto quasi all’esultanza di Daniele De Rossi che, abbracciato dal team manager Cardini, si è girato proprio verso la Tribuna Monte Mario.
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Si profila un’importante ascesa per un uomo di poco più di trent’anni, in costante crescita di consapevolezza e maturità. Il suo percorso avviene in silenzio, spesso nell’ombra del padre Dan, ma con un ruolo sempre più influente nelle decisioni che riguardano la Roma. Un esempio concreto è il lunedì successivo all’incontro a Milano, in cui è Ryan a contattare De Rossi nel pomeriggio, ottenendo la sua disponibilità e comunicandola al padre.
Il giorno successivo, è Dan Friedkin senior a parlare con Mourinho e a licenziarlo, ma con il figlio sempre al suo fianco. Da dimenticare è l’immagine del ragazzo entusiasta che, qualche anno prima, aveva invitato Pinto, appena arrivato, ad accelerare l’operazione Reynolds. In tre anni a Roma, Ryan ha imparato a immergersi nella realtà locale, a percepirne gli umori e a prevederne le reazioni.
Dan è un uomo d’azione, un imprenditore di successo che ama avere l’ultima parola, ma è Ryan a consigliarlo. Pur mantenendo una casa nel centro di Roma, spesso Ryan dorme a Trigoria.
Ryan esce dall’ombra quando è necessario prendere posizioni ufficiali. Un esempio è l’sms inviato all’ufficio stampa che smentisce categoricamente le voci sulla possibile cessione del club agli arabi. Ogni giorno riceve una rassegna stampa per rimanere aggiornato sul mondo mediatico giallorosso. Ha sorriso quando ha letto che alcuni prevedono il fallimento della Roma, ricordando a chi di dovere che il club sarà ricapitalizzato per 520 milioni di euro, con un’iniezione di capitale di 232 milioni nell’ultimo esercizio.
Prima il discorso alla squadra in campo (“Resto qui per voi”), poi le lacrime tra un’intervista e la conferenza stampa, fino alla maglietta regalata a un bambino e al ritorno in aereo a Roma. È stato questo il post partita di José Mourinho, alla prima finale di una grande competizione europea persa nella sua storia da allenatore.
Come riporta ilcorrieredellosport.it, lo Special One ha cercato innanzitutto di tirare su il morale dei calciatori, ribadendo loro: “Siamo noi, siamo solo noi”.
Al termine del match, il portoghese ha anche incontrato il vice presidente della Roma, Ryan Friedkin, con cui ha scambiato una rapida stretta di mano, mentre il presidente Dan è andato via come è solito fare.
Gli sguardi sono tutto un programma. Dan e Ryan Friedkin questa sera erano allo stadio per Sampdoria-Roma, match perso dai giallorossi 2-0.
Lo sguardo dei Friedkin non lascia spazio a interpretazioni: la delusione traspare, così come la rabbia per le sole tre vittorie della squadra nelle ultime dieci partite di campionato