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Calciomercato Roma: la permanenza di Shomurodov e il mancato arrivo di un attaccante sarebbe un fallimento

FOCUS RS (di Nicolas Terriaca) – Eldor Shomurodov potrebbe aver cambiato il suo futuro. Il centravanti uzbeko, subentrato a Dovbyk al 67° contro l’Eintracht Francoforte, ha sfruttato l’assist strepitoso di Soulé per firmare la rete del definitivo 2-0. Dalla probabile cessione alla permanenza a Roma la strada è breve. Le parole di Ranieri a fine partita non lasciano spazio a interpretazioni: ”Io gli ho detto che resta con noi. Tutti gli vogliono bene e il pubblico lo ama perché dà sempre tutto. Mi arrabbio sempre con lui, quindi gli ho detto: ‘Se vai via con chi mi arrabbio…’”.

Un cambio di rotta inaspettato. Shomurodov già doveva lasciare la Capitale in estate ma la trattativa con l’Atlanta Utd non si concluse positivamente. Iniziata la sessione invernale di calciomercato, uno degli obiettivi principali di Ghisolfi era trovare un attaccante che potesse affiancare e sostituire Dovbyk. Anche in questo caso le parole di Ranieri sono eloquenti: ”Un nuovo attaccante? Abbiamo guardato dappertutto. Lo stiamo cercando e staremo a vedere”.

Il tecnico di Testaccio ha rincarato la dose dopo il successo contro l’Udinese lasciando, però, la porta leggermente aperta alla permanenza di Shomurodov: ‘‘Resta? Vediamo, io non voglio mandare via nessuno. Però se ci sarà opportunità di fare un cambio vantaggioso non potrò dire di no. Se resta sono contento perché è un professionista serio ed è ben voluto dai suoi compagni, si allena sempre dando il massimo e io sono contento quando vedo giocatori così”.

La situazione è chiara: se la Roma dovesse tenere Shomurodov e non ingaggiare un altro centravanti si tratterebbe di un fallimento che è figlio dell’assenza di competenze e strategie. Non cedere un calciatore fuori dal progetto tecnico poiché incapaci di trovarne uno migliore ha dell’incredibile. L’attaccante uzbeko, dalla stagione 2021-22, ha segnato appena 13 gol: appena 2 reti in più di Gianluca Mancini (11) che di ruolo fa il difensore. Insomma non riuscire a portare a Roma un centravanti che possa rivelarsi più utile e incisivo di Shomurodov è sinonimo di gravi carenze conoscitive e di operatività sul calciomercato.

Non ci sono alibi: l’esigenza di un calciatore che potesse aumentare la competitività interna a Dovbyk era nota da inizio stagione. I prossimi giorni saranno determinanti per confermare ancora una volta l’incapacità gestionale del club giallorosso. Un gol non può stravolgere le intenzioni di una società. Assenza di idee, strategie e programmazione: tutto quello che i tifosi giallorossi speravano potesse scomparire con l’arrivo di Claudio Ranieri, al momento, sembra ancora aleggiare su Trigoria. L’obiettivo di costruire una grande Roma appare incompatibile con la permanenza nella Capitale di Ghisolfi.

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Disattenzioni Roma: il 50% dei gol subiti arriva da contropiedi e calci piazzati. Attenzione al Francoforte…

FOCUS RS (di Nicolas Terriaca) – La Roma prosegue a scalare la classifica in Serie A. La vittoria di Udine ha proiettato i giallorossi a 7 punti dal 5° posto occupato dalla Juventus che, al momento, è sinonimo di Champions League, dato il ranking e il rendimento delle italiane in Europa. Al Bluenergy Stadium, però, la formazione capitolina ha subito un gol ingenuo sugli sviluppi di un calcio piazzato. Non è la prima volta che accade, infatti, anche nella gara precedente contro il Genoa, la rete di Masini è nata direttamente da calcio d’angolo. ‘Siamo fatti così, siamo fatti male. Evidentemente non siamo furbi, intelligenti, scaltri e facciamo degli errori veramente incredibili”.

La Roma per crescere deve eliminare al più presto alcune disattenzioni in fase difensiva. Contropiedi e calci piazzati, anche con Ranieri, rappresentano le situazioni di gioco che mettono maggiormente in difficoltà la formazione giallorossa. Credo sia un problema di attenzione. Poi quando giochiamo, sono i ragazzi che se lo devono ricordare: le preventive ormai le fanno tutti. Quando spingiamo, lo facciamo con troppi uomini. Vogliamo tutti partecipare all’azione offensiva. Proprio non riescono a capire che se ci sono cinque che attaccano, due devono stare almeno come sentinelle. E poi, ci sono i difensori. Invece, attacchiamo tutti, su tutta l’ampiezza del campo”.

Sir Claudio è consapevole dei difetti che hanno e che potrebbero continuare a ingabbiare la squadra nella discontinuità e quindi nella mediocrità. La Roma, in Serie A, ha subito 14 gol su 28 (50%), sugli sviluppi di calci piazzati e contropiedi. Due situazioni di gioco su cui Ranieri ancora non è riuscito a trovare la medicina giusta per guarire la squadra. I capitolini, in 10 gare di campionato con il tecnico di Testaccio, infatti, hanno incassato 6 reti dalle medesime dinamiche.

I marcatori sono stati: Zaniolo (calcio d’angolo), Nico Paz (contropiede), Reijnders (contropiede), Dallinga (contropiede), Masini (calcio d’angolo) e Lucca (calcio di punizione).

Roma-Atalanta 0-2: gol di Zaniolo
Como-Roma 2-0: gol di Nico Paz
Milan-Roma 1-1: gol Reijnders
Milan-Roma 1-1: gol Reijnders (parte 2)
Bologna-Roma 2-2: gol Dallinga
Roma-Genoa 3-1: gol Masini
Udinese-Roma 1-2: gol di Lucca

Disattenzioni che hanno procurato anche due rigori segnati da Krstović e Ferguson. Insomma 8 gol subiti su 11 (72,72%) sono figli di errori gravi. Sir Claudio deve correre ai ripari perché l’Eintracht Francoforte, prossimo avversario in Europa League, è la squadra della Bundesliga che ha segnato più reti in contropiede (8). In aggiunta anche sui piazzati è una formazione che risulta particolarmente efficace: 9 gol in campionato, meglio solo Stoccarda (11) e Wolfsburg (14).

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Mister X Roma, ecco perché Pioli non è un’ipotesi da escludere: la situazione

FOCUS RS (di Nicolas Terriaca) – La Roma, in casa dell’AZ Alkmaar, ha perso la 10° partita della stagione e rischia di non proseguire il proprio cammino in Europa League. Al netto del calcio giocato, il club giallorosso è anche alla ricerca di rinforzi sul mercato e del prossimo allenatore che dovrà iniziare un programma pluriennale con Ranieri in dirigenza.

Il tecnico di Testaccio, prima della gara contro la formazione olandese, ha chiuso all’ipotesi Farioli: ”Aspetterà”. Una candidatura da non scartare, invece, è quella di Stefano Pioli, attuale allenatore dell’Al-Nassr. I motivi sono molteplici e vanno elencati con accuratezza.

Innanzitutto l’ex tecnico del Milan e Ranieri hanno un legame calcistico straordinario frutto di una conoscenza di circa 32 anni. Il rapporto tra i due trova le sue radici a Firenze quando Sir Claudio allenava Pioli che stava per terminare la propria carriera da calciatore. A questo va aggiunto un elemento fondamentale: la Roma, dopo aver esonerato De Rossi, contattò l’ex allenatore della Lazio che, però, era in procinto di andare a Riad per iniziare la sua esperienza all’Al-Nassr.

Stefano Pioli ha tracciato la strada: ”Finita la mia avventura con il Milan ho ricevuto due richieste dall’Italia e una dalla Francia. La mia idea però era di cercare qualcosa di internazionale, di diverso. Ritorno nel nostro campionato? Sicuramente”. A maggior ragione se ad accoglierlo ci sarà Ranieri con il quale sarebbe entusiasta di tornare a lavorare.

Un vincolo che respinge la candidatura di Pioli potrebbe essere legato al contratto firmato con l’Al-Nassr fino al 2027. L’ex tecnico del Milan, però, non si farebbe problemi a lasciare il club di Riad a giugno: le probabilità che questo scenario possa concretizzarsi sono elevate. Ci saranno alcuni cambiamenti che potrebbero spingere Pioli a terminare anzitempo la sua esperienza in Arabia. Ecco che la tesi di un contratto vincolante con l’Al-Nassr viene confutata immediatamente.

La Roma ha anche ottimi rapporti con chi cura gli interessi di Pioli. In estate, infatti, la trattativa che ha portato Dovbyk nella Capitale è stata condotta dalla stessa persona che è vicina all’ex tecnico del Milan. Insomma ci sono tutti gli elementi per non escludere Pioli dalla lista di allenatori che potrebbero sedersi sulla panchina giallorossa.

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Angelino, qualità e cross per Ranieri: un inamovibile che non ha un’alternativa

IL PERSONAGGIO (di Nicolas Terriaca) – Anche questa sera alle 18:45 in casa dell’AZ Alkmaar, molto probabilmente Claudio Ranieri affiderà la fascia sinistra ad Angelino. Il terzino spagnolo è inamovibile: ”Gioca sempre bene, è un punto di riferimento importante: non l’ho mai tolto”.

Il classe 97′ ha giocato 27 partite su 28 ed è il 3° calciatore della rosa giallorossa che ha disputato più minuti: addirittura 2342, alle spalle di Ndicka (2430) e Svilar (2430). Angelino in questa stagione ha servito 4 assist ed è ancora alla ricerca del primo gol con la maglia della Roma, anche se in più occasioni ci è andato vicino. L’ex Lipsia, dopo Dybala (32), è il calciatore giallorosso che ha servito il numero maggiore di passaggi fondamentali (29) a testimonianza della qualità che riesce a dare alla manovra offensiva, frutto di una tecnica sopraffina.

Angelino, considerando i difensori del campionato italiano che hanno tentato almeno 50 cross, è tra i più precisi e quindi potenzialmente efficaci: 31,14%, meglio hanno fatto solo Ruggeri (31,5%), Gallo (31,7%), Kamara (32,69%) e Tavares (34,1%). Alle spalle del terzino spagnolo ci sono anche calciatori come Di Marco (28,1%), Theo Hernandez (21%) e Bellanova (20,4%).

Il numero 3 giallorosso non ha un’alternativa valida, al netto di chi potrebbe essere adattato come El Shaarawy e Zalewski. L’investimento su Dahl, al momento, è stato un buco nell’acqua tant’è che il club è alla ricerca di una soluzione per cederlo in prestito nei prossimi giorni. Se il mercato non porterà un terzino sinistro capace di giocare anche da quinto, Angelino difficilmente riuscirà a rifiatare e sarà chiamato a un tour de force fino al termine della stagione. Suona l’allarme a Trigoria, spetterà a Ghisolfi trovare la contromisura tecnica adatta…

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Soulé, ”il futuro della Roma”: l’obiettivo è diventare un calciatore pratico per Ranieri

IL PERSONAGGIO (di Nicolas Terriaca) – Matias Soulé è la stella cadente del mercato della Roma. Una luce abbagliante durata pochi secondi, ovvero, il tempo di atterrare a Fiumicino, tra l’entusiasmo dei tifosi. Un’operazione chiusa con la Juventus sulla base di 25,6 milioni, pagabili in quattro esercizi, oltre a premi variabili fino a un massimo di 4 milioni

L’esterno argentino, nell’idea della società, avrebbe dovuto sostituire il partente Paulo Dybala che, invece, è rimasto nella Capitale e ha allontanato le sirene arabe che volevano persuaderlo ricoprendolo di soldi. Il classe 2003 non è riuscito ad imporsi in una stagione contraddistinta dalla confusione: 3 allenatori, disordine tattico e risultati scadenti.

Ranieri, parzialmente, lo ha bocciato: “Avrà un futuro roseo alla Roma. È bravo ma a me piacciono i giocatori pratici ed è questo che gli chiedo. Lui tocca 10 palloni e voglio che siano qualcosa di importante per la squadra. Non posso pensare che quando prende la palla lui comincia a toccarla 3-4-5 volte e poi alla fine non succede nulla”. Insomma tutto fumo e niente arrosto.

Soulé, fantasia e concretezza da abbinare per Sir Claudio: primo per dribbling ma nessuna grande occasione creata

Foto Fraioli

Matias Soulé, con la maglia della Roma, ha giocato appena 813 minuti, di cui 547 in Serie A, corredati da una sola rete in casa del Verona. L’ala argentina, dall’arrivo di Claudio Ranieri, è scomparso dal campo ma il tecnico di testaccio crede nelle qualità dell’ex Frosinone: Credo molto in questo ragazzo è un giocatore per il futuro della Roma. Sta migliorando nell’essere più pratico e toccare meno la palla: sicuramente resta qui perché credo in lui e avrà le sue opportunità per far vedere che sta migliorando”.

Soulé, malgrado abbia giocato poco in campionato, è il calciatore della Roma che ha tentato (32) ed effettuato più dribbling (13). Tanta fantasia ma poca concretezza come ha detto Ranieri: 0 grandi occasioni create. L’argentino ha le qualità per poter tornare incisivo e determinante come ai tempi di Frosinone: Ranieri è fiducioso anche se in Serie A lo ha fatto giocare appena 23 minuti.

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Ranieri, 10 inamovibili, 4 alternative e 9 desaparecidos: urgono rinforzi sul mercato

FOCUS RS (di Nicolas Terriaca) – La Roma è alla ricerca di rinforzi sul mercato. Dopo la disfatta di Como, il club giallorosso ha annunciato una rivoluzione di cui al momento non vi è traccia. L’unica operazione ufficializzata dai capitolini è stata la cessione di Enzo Le Fée, manifesto dell’operato di Ghisolfi, al Sunderland in prestito con obbligo di riscatto a 24 milioni in caso di promozione in Premier League.

Ranieri ha fatto capire che la squadra necessita di nuovi calciatori per colmare alcune carenze strutturali: ”Con 2-3 innesti sarei felice. Frattesi? Onestamente non si possono spendere tutti quei soldi. Dobbiamo coprire tutto”. Insomma la rosa della Roma ha più un problema da risolvere. Il tecnico di Testaccio, con le sue scelte, sta svelando le gerarchie: chi è centrale nel progetto di rilancio e chi è sempre più marginale.

Ranieri, solo 14 calciatori con almeno il 30% dei minuti giocati: ecco i 9 desaparecidos

Venerdì contro il Genoa, inizierà il nuovo tour de force della Roma che sarà impegnata quasi ogni 3 giorni. I giallorossi torneranno nuovamente protagonisti in Europa League e il 5 febbraio dovranno affrontare il Milan a San Siro con la speranza di accedere alla semifinale di Coppa Italia. Per gestire al meglio le tanta partite in programma, Ranieri dovrà affidarsi a quasi tutta la rosa, concetto al momento estraneo dalle parti di Trogoria. C’è un grande lavoro da fare e lo stiamo facendo, sappiamo che ci sono delle difficoltà e a gennaio dobbiamo trovare giocatori da Roma, ma non è detto che si trovino. Cerchiamo giocatori che ci diano un qualcosa in più”. Parola di Sir Claudio.

Ranieri ha trovato un nucleo di calciatori con cui dare un’identità alla Roma e spera di rilanciarla verso obiettivi più ambiziosi di un amaro e mediocre galleggiamento in classifica. I numeri sono chiari: Ndicka 990 minuti (100%), Svilar 900′ (90,9%), Angelino 900′ (90,9%), Koné 855′ (86,3%), Mancini 837′ (84,5), Dovbyk 750′ (75,7%), Paredes 689′ (69,5%), Dybala 679′ (68,5%), Hummels 667′ (67,3%), e Saelemaekers 558′ (56,3%) sono le certezze del tecnico giallorosso. In aggiunta, Celik 476′ (48%), Pisilli 416′ (42%), El Shaarawy 414′ (41,8%) e Pellegrini 358′ (36,1%) rappresentano le soluzioni con cui risolvere alcuni problemi dall’inizio o a gara in corso. Appena 14 calciatori, un numero esiguo per una squadra che partecipa a 3 competizioni.

Ranieri, al momento, ancora non si fida di ben 9 componenti della rosa della Roma: Saud 233′ (23,5%), Zalewski 213′ (21,5%), Hermoso 207′ (22,9%), Cristante 172′ (17,3%, a causa dell’infortunio alla caviglia), Soulé 171′ (17,2%), Baldanzi 159′ (16%), Ryan 90′ (9,9%), Shomurodov 64′ (6,4%) e Dahl 33′(3,3%). Una bocciatura parziale anche del mercato concluso in estate, dato che ci sono ben 5 calciatori arrivati entro settembre a cui va aggiunto Le Fée, già allontanato dalla Capitale.

Tra giovani da rinvigorire e nuovi innesti, Ranieri ha bisogno di risorse calcistiche aggiuntive per poter perseguire il suo obiettivo: ridare dignità e ambizione alla Roma.

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Ranieri, la richiesta di una Roma a ritmo rock che non c’è stata: ecco i numeri

FOCUS RS (di Nicolas Terriaca) – La Roma all’ultimo respiro, in casa del Bologna, ha evitato la 9° sconfitta in campionato: 2-2 e gol di Dovbyk su calcio di rigore al 98°. I giallorossi continuano a non vincere in trasferta: appena 6 punti in 10 gare, solo il Venezia ha fatto peggio in Serie A.

Ranieri, parzialmente soddisfatto della prestazione dei suoi calciatori, vuole maggior ritmo: ”La cosa che non mi è piaciuta, soprattutto nel primo tempo, è che non abbiamo giocato con velocità, eravamo troppo lenti con tante palle indietro. Dobbiamo migliorare nella trasmissione della palla, nel ritmo che a me piace più rock”.

La Roma, infatti, è stata più lenta e prevedibile del solito con il pallone fra i piedi, soprattutto rispetto al Bologna che ha mostrato maggior energia in campo. I numeri certificano una velocità diversa tra le due squadre: il pallone, tra i piedi dei calciatori rossoblù, ha viaggiato a 31,25 km, 3,85 in più rispetto a quanto fatto dai giallorossi (27,4 km). Anche in conduzione, a livello di rapidità, la squadra di Italiano è stata superiore ai capitolini: 10,04 km vs 7,27 km.

La Roma ha mantenuto il 46% di possesso palla, soprattutto nella propria metà campo tant’è che i calciatori che hanno toccato più volte il pallone sono stati Svilar (66) e Ndicka (65). Un altro dato che certifica un atteggiamento poco propenso al dominio della partita sono i passaggi nell’ultimo terzo di campo: 141 quelli del Bologna e appena 47 quelli dei giallorossi. Ranieri, dopo la vittoria nel derby (2-0), forse si aspettava qualcosa in più: sicuramente una Roma a ritmo rock che non c’è stata.

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Pellegrini: ”Roma è casa mia, non scappo e mi prendo le mie responsabilità. Ranieri mi capisce”

Lorenzo Pellegrini ha rilasciato un’intervista a La Gazzetta dello Sport. Di seguito le parole del capitano della Roma.

Come si sta dopo aver deciso un derby?
“Bene, anche se era già qualche settimana che stavo bene. Nel senso che si è parlato forse anche un po’ troppo del mio umore. Era normale che fossi arrabbiato, le cose non stavano andando bene per tutti noi. E di questo ho parlato con il mister, anche se con lui non c’è neanche bisogno di parlare. Mi conosce bene, sotto alcuni aspetti ci assomigliamo e questo gli permette di capirmi. Lui è stato eccezionale, ha ridato a me, alla squadra e alla città quella serenità di cui avevamo bisogno”.

Ranieri ha sempre parlato bene di lei, ma poi non la faceva giocare.
“Abbiamo sempre avuto un bel rapporto, quello di chi non dice troppe cose ma…. Per esempio, la famosa chiacchierata prima della Lazio è durata in tutto due minuti. Poi ci siamo abbracciati. Era una cosa che sentivo: gli voglio bene, lo stimo come persona prima ancora che come allenatore. Qui ha rimesso a posto un po’ tutte le cose. Poi è normale che si possano incontrare delle difficoltà, ma con lui ora ci sembra tutto più giusto”.

Con i tre gol nei derby sta diventando un po’ l’incubo della Lazio. A quale è più legato dei tre?
“Il più bello dal punto di vista estetico è quello su punizione, forse anche il più bello della mia carriera. Lì non ero sicuro di calciare, poi Mancini mi ha detto: ‘Lore, mettila’. E io l’ho messa. La rete in questo derby e quella di tacco sono invece più importanti. Questo non c’è neanche bisogno di spiegare perché, ma anche il primo è arrivato dopo un periodo un po’ complicato. E da lì siamo ripartiti”.

Dopo il gol si è battuto a lungo il petto, sullo stemma. Che
significato aveva quel gesto lì?
“A volte mi sembra che la mia riservatezza, il mio essere silente venga un po’ travisato, come se la personalità sia solo far casino. Per me non è così, la personalità è essere se stessi. Era un gesto per dire che questa per me è una società speciale, è casa mia. Non ci sarà mai un giorno in cui Pellegrini darà qualcosa in meno per la Roma. Era solo questo. Al di là di ciò che si dice su di me e su altri miei compagni, chi ci conosce sa che veniamo a Trigoria per fare il bene della Roma: che sia giocare, andare in panchina, anche lavorare per ritrovare il sorriso e poi rigiocare. L’impegno è sempre massimo, perché per me questa è una maglia molto speciale”.

La gente al derby è tornata ad acclamarla, i fischi sono solo un
brutto ricordo?
“Di questo sono contento, ho vissuto un momento difficile. Se un tifoso mi fischia perché gioco male ci sta, ma se succede a inizio partita perché
qualcuno crede che io abbia fatto cose che non ho fatto, questo un po’ mi dispiace. Ma va bene uguale. vado avanti lo stesso. Quando Ranieri è arrivato non ero triste ma arrabbiato, perché le cose non stavano andando bene. E siccome io alla Roma ci tengo, quella situazione mi faceva male. E come quando torni in famiglia e capisci che qualcosa non va…

Lei è uno che interiorizza sempre tutto. Avere un carattere diverso
l’avrebbe aiutata?

“È vero, se le cose non vanno per il verso giusto ci sto male. Sono uno
molto autocritico e sempre pronto a chiedere a me stesso cosa posso fare in più per gli altri. A volte però dovrei scindere l’uomo dal calciatore. Il
calciatore dovrebbe sempre giocare con leggerezza, l’uomo non ci riesce. E avere un altro carattere mi avrebbe aiutato. lo non sono uno che riesce ad esternare ciò che è con tutti, quanto ci tiene a una cosa. Ma sono uno leale. E se dico che ci tengo alla Roma, è così. Altrimenti non lo direi”.

Per la Roma ha rinunciato anche a un Europeo poi vinto dall’Italia.
Se n’è mai pentito?
“No, mai. lo penso sempre molto a ciò che faccio e quando torno a casa e mi lavo i denti devo essere contento di chi sono. Quella fu una non scelta, non ho mai messo in dubbio di non giocare quel derby. Quell’anno non eravamo ancora riusciti a vincere contro le squadre che ci stavano sopra. Quella era un’opportunità, non un problema. Mi sono preso le mie responsabilità, per me era importante giocare quel derby e vincerlo. E ci siamo riusciti”.

Essere una persona riservata l’ha penalizzata?
“Non è una colpa essere fatto in un certo modo o in un altro. C’è chi riesce a liberarsi delle cose più velocemente e a viverle con maggiore leggerezza. Ma ognuno ha i suoi tempi per metabolizzare e trovare una soluzione. Ranieri questo l’ha capito: sa come sono fatto, mi era stato vicino anche a settembre. Il mister sa chi sono, mi capisce e questo mi dà serenità. Lui ti sa dire la cosa giusta al momento giusto. Mai troppo né troppo poco., E questo la differenza, soprattutto nei momenti di difficoltà”.

Totti ha detto che, oltre a essere un capitano vero, lei è anche una
persona onesta. Nel calcio è meglio essere onesti o ruffiani?
“Dipende da come sei fatto, a me peserebbe di più guardarmi allo specchio e non essere felice di chi sono come persona. Ho sempre pensato che la persona viene prima del calciatore. Mi piace stare in famiglia, che poi è il mio equilibrio. Li capisci davvero quali sono le priorità della vita”.

Lei finora ha segnato 55 gol con la Roma, a 63 c’è De Rossi. È
pronto a un piccolo sgarbo?
“Per il rapporto che abbiamo Daniele non si arrabbierebbe se lo
superassi…Quando venne qui il primo giorno mi chiese di parlargli della situazione e mi disse: “Qualsiasi cosa succeda, sappi che ti voglio un bene dell’anima. Ma voglio più bene a me stesso, alla mia famiglia e alla Roma”. Ho apprezzato, lui è uno trasparente, ti dice sempre la verità. Ho avuto la fortuna di essere allenato da grandissimi allenatori, ma lui non me l’aspettavo così pronto. Invece è stato fantastico, per me farà una carriera meravigliosa: è un uomo top, una persona ambiziosa, ha la capacità di non guardare in faccia nessuno e ha idee di calcio. Per me già adesso è un grandissimo allenatore”.

Il momento più bello e quello più brutto da quando è tornato alla
Roma.
“Facile, le due coppe. La Conference è storia, rimarrà lì per sempre. Era
un sogno, anche con la mia famiglia, che è tutta romanista. Difficilmente penso che rivivrò un’emozione così: era il primo trofeo, da capitano, una gioia che non sarebbe raggiungibile neanche con altri trofei perché quello era il primo. Il più brutto Budapest. A inizio partita guardavo i miei compagni e vedevo che stavamo bene. Abbiamo fatto 35′ fantastici, lì mi dicevo: “Segniamone un altro che ne facciamo tre”. Eravamo perfetti. Poi abbiamo visto tutti cosa è successo…”.

La Conference l’ha alzata da capitano. Ma in tutti questi anni la fascia le ha mai pesato?
“Assolutamente no. Giocare, segnare, fare gol e ritrovarsi con sé stessi e
con la piazza a volte è stato complicato. Ma come ho detto, sono uno che si è sempre preso le sue responsabilità, sia nei momenti belli sia in quelli brutti. Per me la fascia è sempre stata un vanto, un orgoglio, una responsabilità che dura tutta la settimana, non solo la domenica. Ecco, a volte forse sono più bravo ad aiutare gli altri che me stesso. Cerco sempre di essere importante per i miei compagni, di aiutarli nelle difficoltà”.

Del resto di recente l’ha ricordato anche uno come Hummels…
“Andai a parlargli dopo Bruxelles, dove giocò Cristante difensore
centrale. Mi dispiaceva vederlo giù, gli dissi solo: “Mats, per qualsiasi
cosa io ci sono”. Lui è un ragazzo eccezionale e si è sempre comportato da campione qual è. Era giusto stargli vicino”.

Spalletti invece all’ultimo giro l’ha lasciata fuori dalla
Nazionale. Quanto è dentro il progetto azzurro?
“Con il mister ho un buon rapporto umano. Ho capito quando non mi ha
chiamato, sono uno obiettivo. Ci sta, si va avanti. Ma lui mi ha sempre fatto sentire dentro, rendendomi partecipe del progetto. Spalletti è un allenatore che ti migliora come giocatore e io sono contento di poterlo fare. Quando non giocavo mi ha detto di insistere, lavorare. E per me è importante farlo: allenarsi bene è un’opportunità, perché poi sai che quando il mister ti dà un’occasione puoi dimostrare di esserci. Cosa che è successa…”.

Tre aggettivi per descriverla come uomo?
“Buono, perché fondamentalmente lo sono. Poi testardo: anche se penso che posso sbagliare preferisco farlo con la mia testa che non fare la cosa giusta on quella di un altro. Infine leale, se ti devo dire qualcosa te lo dico. Non mi interessano nomi, vestiti o chi sei. Io do rispetto a tutti, ma mi aspetto altrettanto”.

La Roma non vince fuori casa da 16 partite. A Bologna domani si va
per vincere?
“Sì, è il momento di invertire la rotta. È inaccettabile che una squadra
come la Roma non vinca fuori da così tanto tempo, 16 partite sono quasi un campionato intero. Ovvio che giocare all’olimpico ci dà una carica diversa. Ma ora dobbiamo dimostrare personalità anche lontano dai nostri tifosi”.

Anche per far contenti i Friedkin…
“In questi mesi è stato tutto molto più difficile anche per loro. Ma ogni
volta che abbiamo modo di parlarci, lo facciamo sempre per un qualcosa riferito alla Roma, per il bene del club. È importante avere una presidenza che ci tenga davvero. Perché la Roma non è un club come gli altri: se ti compri la Roma, ti compri Roma tutta”.

Ma lei in passato ha mai pensato di andare via?
“No, mai. Di momenti duri ne ho vissuti tanti, ma anche di meravigliosi.
Ma non sono uno che scappa. Credo che davanti alle difficoltà uno si debba assumere le sue responsabilità. Ed è quello che il mister mi ha letto negli occhi prima del derby. Qui un momento normale diventa bello, uno bello diventa meraviglioso e uno negativo diventa un disastro. Roma è questa, vive di passione. E io questa passione qui me la vivo al cento per cento”

Per chiudere, se il prossimo anno arrivasse il suo “idolo”
Montella che sensazione le farebbe?
“Sarebbe curioso, da piccolo facevo l’attaccante ed esultavo come lui, poi me lo sono ritrovato come allenatore nelle giovanili. Lo stimo tanto. Ma su queste cose non metto mai bocca, non decido io. Al contrario di ciò che si è detto in passato…”.

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Le Voci di Retesport

Di Livio a RS: ”Per Frattesi sacrificherei anche Dybala. Bologna? Crocevia per capire se la Roma è guarita o meno”

Angelo Di Livio è intervenuto ai microfoni di Retesport. Di seguito le sue parole.

Frattesi piace a tutti gli allenatori, forse non convince solo a Inzaghi e questo mi sorprende. Lo reputo uno dei migliori centrocampisti italiani insieme a Barella e Tonali: è un ragazzo fortissimo. Si esprime meglio in un centrocampo a 3 con la libertà di inserirsi e trovarsi lo spazio nell’area di rigore avversaria. Frattesi lo scambierei con qualsiasi calciatore della Roma anche con Dybala.

Cristante? Farà un girone di ritorno importante: non capisco questo eccesso di critiche.

Bologna? Partita crocevia per capire se la Roma è guarita o meno. Trasferta insidiosa contro una squadra che sta facendo bene e ha gli stessi punti della scorsa stagione.

Soulé? Uno tra lui e Baldanzi deve essere ceduto in prestito: credo possa partire l’argentino.

Di Livio sul futuro allenatore della Roma.

So che il club ha parlato con un tecnico che in questo momento è sotto contratto.

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Allenamenti

Trigoria, Ranieri: “Oggi è venerdì, prepariamo corpo e mente. Pensate da allenatore”

La Roma prosegue ad allenarsi a Trigoria in vista del match in programma domenica alle 18:00 contro il Bologna. Out Cristante che come dichiarato da Ranieri in conferenza stampa domani tornerà a correre sul campo. Il tecnico giallorosso ha chiesto ritmo e intensità ai suoi calciatori e vuole concentrazione: ”Oggi è venerdì, prepariamo corpo e mente. Pensate da allenatore”.

“Oggi è venerdì, prepariamo corpo e mente” 👊

-2 a Bologna-Roma 🔜#ASRoma pic.twitter.com/MNvEK4uj5F— AS Roma (@OfficialASRoma) January 10, 2025