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Interviste

Pellegrini: ”Roma è casa mia, non scappo e mi prendo le mie responsabilità. Ranieri mi capisce”

Lorenzo Pellegrini ha rilasciato un’intervista a La Gazzetta dello Sport. Di seguito le parole del capitano della Roma.

Come si sta dopo aver deciso un derby?
“Bene, anche se era già qualche settimana che stavo bene. Nel senso che si è parlato forse anche un po’ troppo del mio umore. Era normale che fossi arrabbiato, le cose non stavano andando bene per tutti noi. E di questo ho parlato con il mister, anche se con lui non c’è neanche bisogno di parlare. Mi conosce bene, sotto alcuni aspetti ci assomigliamo e questo gli permette di capirmi. Lui è stato eccezionale, ha ridato a me, alla squadra e alla città quella serenità di cui avevamo bisogno”.

Ranieri ha sempre parlato bene di lei, ma poi non la faceva giocare.
“Abbiamo sempre avuto un bel rapporto, quello di chi non dice troppe cose ma…. Per esempio, la famosa chiacchierata prima della Lazio è durata in tutto due minuti. Poi ci siamo abbracciati. Era una cosa che sentivo: gli voglio bene, lo stimo come persona prima ancora che come allenatore. Qui ha rimesso a posto un po’ tutte le cose. Poi è normale che si possano incontrare delle difficoltà, ma con lui ora ci sembra tutto più giusto”.

Con i tre gol nei derby sta diventando un po’ l’incubo della Lazio. A quale è più legato dei tre?
“Il più bello dal punto di vista estetico è quello su punizione, forse anche il più bello della mia carriera. Lì non ero sicuro di calciare, poi Mancini mi ha detto: ‘Lore, mettila’. E io l’ho messa. La rete in questo derby e quella di tacco sono invece più importanti. Questo non c’è neanche bisogno di spiegare perché, ma anche il primo è arrivato dopo un periodo un po’ complicato. E da lì siamo ripartiti”.

Dopo il gol si è battuto a lungo il petto, sullo stemma. Che
significato aveva quel gesto lì?
“A volte mi sembra che la mia riservatezza, il mio essere silente venga un po’ travisato, come se la personalità sia solo far casino. Per me non è così, la personalità è essere se stessi. Era un gesto per dire che questa per me è una società speciale, è casa mia. Non ci sarà mai un giorno in cui Pellegrini darà qualcosa in meno per la Roma. Era solo questo. Al di là di ciò che si dice su di me e su altri miei compagni, chi ci conosce sa che veniamo a Trigoria per fare il bene della Roma: che sia giocare, andare in panchina, anche lavorare per ritrovare il sorriso e poi rigiocare. L’impegno è sempre massimo, perché per me questa è una maglia molto speciale”.

La gente al derby è tornata ad acclamarla, i fischi sono solo un
brutto ricordo?
“Di questo sono contento, ho vissuto un momento difficile. Se un tifoso mi fischia perché gioco male ci sta, ma se succede a inizio partita perché
qualcuno crede che io abbia fatto cose che non ho fatto, questo un po’ mi dispiace. Ma va bene uguale. vado avanti lo stesso. Quando Ranieri è arrivato non ero triste ma arrabbiato, perché le cose non stavano andando bene. E siccome io alla Roma ci tengo, quella situazione mi faceva male. E come quando torni in famiglia e capisci che qualcosa non va…

Lei è uno che interiorizza sempre tutto. Avere un carattere diverso
l’avrebbe aiutata?

“È vero, se le cose non vanno per il verso giusto ci sto male. Sono uno
molto autocritico e sempre pronto a chiedere a me stesso cosa posso fare in più per gli altri. A volte però dovrei scindere l’uomo dal calciatore. Il
calciatore dovrebbe sempre giocare con leggerezza, l’uomo non ci riesce. E avere un altro carattere mi avrebbe aiutato. lo non sono uno che riesce ad esternare ciò che è con tutti, quanto ci tiene a una cosa. Ma sono uno leale. E se dico che ci tengo alla Roma, è così. Altrimenti non lo direi”.

Per la Roma ha rinunciato anche a un Europeo poi vinto dall’Italia.
Se n’è mai pentito?
“No, mai. lo penso sempre molto a ciò che faccio e quando torno a casa e mi lavo i denti devo essere contento di chi sono. Quella fu una non scelta, non ho mai messo in dubbio di non giocare quel derby. Quell’anno non eravamo ancora riusciti a vincere contro le squadre che ci stavano sopra. Quella era un’opportunità, non un problema. Mi sono preso le mie responsabilità, per me era importante giocare quel derby e vincerlo. E ci siamo riusciti”.

Essere una persona riservata l’ha penalizzata?
“Non è una colpa essere fatto in un certo modo o in un altro. C’è chi riesce a liberarsi delle cose più velocemente e a viverle con maggiore leggerezza. Ma ognuno ha i suoi tempi per metabolizzare e trovare una soluzione. Ranieri questo l’ha capito: sa come sono fatto, mi era stato vicino anche a settembre. Il mister sa chi sono, mi capisce e questo mi dà serenità. Lui ti sa dire la cosa giusta al momento giusto. Mai troppo né troppo poco., E questo la differenza, soprattutto nei momenti di difficoltà”.

Totti ha detto che, oltre a essere un capitano vero, lei è anche una
persona onesta. Nel calcio è meglio essere onesti o ruffiani?
“Dipende da come sei fatto, a me peserebbe di più guardarmi allo specchio e non essere felice di chi sono come persona. Ho sempre pensato che la persona viene prima del calciatore. Mi piace stare in famiglia, che poi è il mio equilibrio. Li capisci davvero quali sono le priorità della vita”.

Lei finora ha segnato 55 gol con la Roma, a 63 c’è De Rossi. È
pronto a un piccolo sgarbo?
“Per il rapporto che abbiamo Daniele non si arrabbierebbe se lo
superassi…Quando venne qui il primo giorno mi chiese di parlargli della situazione e mi disse: “Qualsiasi cosa succeda, sappi che ti voglio un bene dell’anima. Ma voglio più bene a me stesso, alla mia famiglia e alla Roma”. Ho apprezzato, lui è uno trasparente, ti dice sempre la verità. Ho avuto la fortuna di essere allenato da grandissimi allenatori, ma lui non me l’aspettavo così pronto. Invece è stato fantastico, per me farà una carriera meravigliosa: è un uomo top, una persona ambiziosa, ha la capacità di non guardare in faccia nessuno e ha idee di calcio. Per me già adesso è un grandissimo allenatore”.

Il momento più bello e quello più brutto da quando è tornato alla
Roma.
“Facile, le due coppe. La Conference è storia, rimarrà lì per sempre. Era
un sogno, anche con la mia famiglia, che è tutta romanista. Difficilmente penso che rivivrò un’emozione così: era il primo trofeo, da capitano, una gioia che non sarebbe raggiungibile neanche con altri trofei perché quello era il primo. Il più brutto Budapest. A inizio partita guardavo i miei compagni e vedevo che stavamo bene. Abbiamo fatto 35′ fantastici, lì mi dicevo: “Segniamone un altro che ne facciamo tre”. Eravamo perfetti. Poi abbiamo visto tutti cosa è successo…”.

La Conference l’ha alzata da capitano. Ma in tutti questi anni la fascia le ha mai pesato?
“Assolutamente no. Giocare, segnare, fare gol e ritrovarsi con sé stessi e
con la piazza a volte è stato complicato. Ma come ho detto, sono uno che si è sempre preso le sue responsabilità, sia nei momenti belli sia in quelli brutti. Per me la fascia è sempre stata un vanto, un orgoglio, una responsabilità che dura tutta la settimana, non solo la domenica. Ecco, a volte forse sono più bravo ad aiutare gli altri che me stesso. Cerco sempre di essere importante per i miei compagni, di aiutarli nelle difficoltà”.

Del resto di recente l’ha ricordato anche uno come Hummels…
“Andai a parlargli dopo Bruxelles, dove giocò Cristante difensore
centrale. Mi dispiaceva vederlo giù, gli dissi solo: “Mats, per qualsiasi
cosa io ci sono”. Lui è un ragazzo eccezionale e si è sempre comportato da campione qual è. Era giusto stargli vicino”.

Spalletti invece all’ultimo giro l’ha lasciata fuori dalla
Nazionale. Quanto è dentro il progetto azzurro?
“Con il mister ho un buon rapporto umano. Ho capito quando non mi ha
chiamato, sono uno obiettivo. Ci sta, si va avanti. Ma lui mi ha sempre fatto sentire dentro, rendendomi partecipe del progetto. Spalletti è un allenatore che ti migliora come giocatore e io sono contento di poterlo fare. Quando non giocavo mi ha detto di insistere, lavorare. E per me è importante farlo: allenarsi bene è un’opportunità, perché poi sai che quando il mister ti dà un’occasione puoi dimostrare di esserci. Cosa che è successa…”.

Tre aggettivi per descriverla come uomo?
“Buono, perché fondamentalmente lo sono. Poi testardo: anche se penso che posso sbagliare preferisco farlo con la mia testa che non fare la cosa giusta on quella di un altro. Infine leale, se ti devo dire qualcosa te lo dico. Non mi interessano nomi, vestiti o chi sei. Io do rispetto a tutti, ma mi aspetto altrettanto”.

La Roma non vince fuori casa da 16 partite. A Bologna domani si va
per vincere?
“Sì, è il momento di invertire la rotta. È inaccettabile che una squadra
come la Roma non vinca fuori da così tanto tempo, 16 partite sono quasi un campionato intero. Ovvio che giocare all’olimpico ci dà una carica diversa. Ma ora dobbiamo dimostrare personalità anche lontano dai nostri tifosi”.

Anche per far contenti i Friedkin…
“In questi mesi è stato tutto molto più difficile anche per loro. Ma ogni
volta che abbiamo modo di parlarci, lo facciamo sempre per un qualcosa riferito alla Roma, per il bene del club. È importante avere una presidenza che ci tenga davvero. Perché la Roma non è un club come gli altri: se ti compri la Roma, ti compri Roma tutta”.

Ma lei in passato ha mai pensato di andare via?
“No, mai. Di momenti duri ne ho vissuti tanti, ma anche di meravigliosi.
Ma non sono uno che scappa. Credo che davanti alle difficoltà uno si debba assumere le sue responsabilità. Ed è quello che il mister mi ha letto negli occhi prima del derby. Qui un momento normale diventa bello, uno bello diventa meraviglioso e uno negativo diventa un disastro. Roma è questa, vive di passione. E io questa passione qui me la vivo al cento per cento”

Per chiudere, se il prossimo anno arrivasse il suo “idolo”
Montella che sensazione le farebbe?
“Sarebbe curioso, da piccolo facevo l’attaccante ed esultavo come lui, poi me lo sono ritrovato come allenatore nelle giovanili. Lo stimo tanto. Ma su queste cose non metto mai bocca, non decido io. Al contrario di ciò che si è detto in passato…”.

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Contraddizione Pellegrini: un 2024 horror ma con 9 gol e 6 assist

Lorenzo Pellegrini sta vivendo il momento più difficile della sua carriera. Il capitano della Roma, non è più riconosciuto tale dai propri tifosi, un fantasma che è scomparso nel periodo in cui sarebbe servita la sua qualità. Il numero 7 giallorosso, in questa stagione, ancora non si è sbloccato in campionato mentre è riuscito a segnare contro il Braga in Europa League. Un’annata da dimenticare: 19 presenze corredate da tanti errori, un gol e 2 assist.

Il futuro di Pellegrini sembra essere sempre più lontano dalla Roma: il suo entourage sta cercando la soluzione migliore per rilanciare la carriera del proprio assistito. Molti calciatori stanno guarendo dopo la cura Ranieri, ma tra questi non c’è il classe 96′: appena 213 minuti giocati su 810 (26%) e solo 2 partite da titolare a fronte di 9 match. Sir Claudio, appena arrivato a Trigoria, si è reso conto del momento negativo che stava e sta vivendo Pellegrini: ”Gli ho detto: ‘Stai correndo come un pazzo e senti il peso di questa situazione. Voglio che tu ti diverta, stacchi la corrente e ti resetti. Vedrai che più avanti tornerai il centrocampista che conosco”’.

Al momento, del capitano giallorosso non vi è neanche l’ombra. La contraddizione di fondo in questo 2024 è che, malgrado tutto, è riuscito a partecipare a 15 gol mediante 9 reti e 6 assist. La maggior parte, però, sono arrivati tra gennaio e marzo della scorsa stagione, poi quasi il nulla cosmico. Nel 2025 Lorenzo Pellegrini molto probabilmente non vestirà più la maglia della Roma, poi chissà le sorprese sono sempre dietro l’angolo.

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Cassano contro Dybala e Pellegrini: ”Due grandi problemi della Roma. L’argentino deve andare via”

Antonio Cassano, durante Viva El Futbol, su Twitch si è scagliato contro Dybala e Pellegrini. Di seguito le parole dell’ex talento della Roma.

”Dybala non mi ha mai dato niente. Oggi ho avuto ancora di più la conferma, non ha mai fatto migliorare nessuno che ha giocato con lui, non ha mai fatto giocare bene una squadra in base a lui. A me piacciono calciatori come Rui Costa, che faceva giocare bene tutti, per non dire Pirlo o Seedorf, fenomeni. Dybala, invece, non ha mai fatto migliorare niente e nessuno: è un grande problema per la Roma. Lo scorso anno era un problema, quest’anno lo è ancora di più. Lui deve andare via, è il vero grande problema della Roma insieme a Pellegrini. Un Capitano che si sta cag*ndo sotto in una situazione così è gravissimo. Non parla, non fa niente”

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Calciomercato Roma: Pellegrini piace anche alla Fiorentina

Il futuro di Lorenzo Pellegrini potrebbe essere lontano da Roma. Come riportato da Sky Sport, il capitano giallorosso, che ha il contratto in scadenza il 30 giugno 2026, oltre al Napoli, piace anche alla Fiorentina. Il numero 7 capitolino ormai sembra ai margini del progetto di Claudio Ranieri, motivo per cui, il suo agente è alla ricerca di una soluzione per farlo tornare importante.

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Da Pellegrini a Soulé, ecco gli esclusi di Ranieri che aspettano un’occasione

FOCUS RS (di Nicolas Terriaca) – Claudio Ranieri sta cercando di dare un’identità alla Roma. Il tecnico di Testaccio è ripartito dalla difesa a 3 e da alcuni calciatori che precedentemente sedevano in panchina: Hummels e Paredes su tutti. Una ventata di aria fresca per rivitalizzare una squadra amorfa priva di personalità.

Sir Claudio ha cambiato alcune gerarchie e ha affidato le chiavi del centrocampo alla coppia formata da Paredes e Koné: ”In questo momento io vedo che la squadra con loro si muove bene: non vedo perché cambiare”. Il minutaggio è cambiato notevolmente rispetto all’era Juric: l’argentino è passato dal 15% al 75% e l’ex Borussia Mönchengladbach dal 72,2% al 100%.

Se alcuni calciatori trovano più spazio inevitabilmente altri finiscono maggiormente in panchina. La lista è lunga: Soulé (54 minuti, 25,6 mln), Pellegrini (45′), Zalewski (45′), Baldanzi (45′, 10mln) e Le Fée (0′, 23mln). Il futuro è un’incognita per alcuni. Quasi 60 milioni investiti sul mercato (bonus esclusi) tra lo scorso gennaio e la sessione estiva, alla ricerca di una valorizzazione. Le opzioni sono 2 per Le Fée, Soulé e Baldanzi: o si prosegue il percorso insieme altrimenti la cessione in prestito è dietro l’angolo.

Discorso diverso per Zalewski e Pellegrini. L’esterno polacco è in scadenza di contratto motivo per cui a gennaio potrebbe già accordarsi con un altro club con cui potrebbe iniziare la nuova esperienza a giugno. Il capitano della Roma, invece, è legato ai giallorossi fino al 2026 ma, al termine della stagione, insieme alla società, dovrà riflettere sul percorso migliore da intraprendere: rinnovo o cessione a titolo definitivo.

Il futuro di questa lunga lista di calciatori è legato al presente e alle scelte di Ranieri. Soulé, Pellegrini, Zalewski, Baldanzi e Le Fée aspettano un’occasione per mostrare le proprie qualità e far cambiare idea al proprio allenatore che, al momento, ha preferito lasciarli spesso in panchina per dare spazio ad altri calciatori. Chi riuscirà a imporsi?

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Roma più efficace in transizione senza Pellegrini e Cristante: i numeri

FOCUS RS (di Nicolas Terriaca) – La Roma, dopo 6 partite e 37 giorni, è tornata a vincere: il 4-1 contro il Lecce non lascia spazio a interpretazioni. I giallorossi hanno ottenuto un successo schiacciante, dominando la formazione di Giampaolo, inerme di fronte alle giocate dei capitolini.

La squadra di Ranieri è scesa in campo senza Dovbyk, influenzato, ma con tanti calciatori rapidi e di fantasia: El Shaarawy, Saelemaekers, dal 56esimo Pisilli, e Dybala. Alle loro spalle un monumentale Koné capace di aggiungere ritmo, fisicità e qualità. Grazie ai recuperi del centrocampista francese, infatti, i giallorossi hanno segnato la rete del vantaggio (1-0) e quella del 3-1.

La Roma, come riportato da Calcio Datato, ha effettuato 6 conclusioni verso la porta avversaria, dopo un intervento difensivo che ha permesso di conquistare nuovamente il possesso palla: mai così tanti in stagione. I capitolini, in fase di transizione, sono stati abili a mettere in difficoltà il rispettivo avversario, come raramente accaduto quest’anno: solo contro Cagliari (3) e Tottenham (3) hanno calciato più di 2 volte, entro 10 secondi dalla conquista del pallone.

Roma, senza Pellegrini e Cristante le migliori versioni della squadra di Ranieri

Foto Fraioli

Claudio Ranieri, alla 3° esperienza sulla panchina della Roma, ha raggiunto la prima vittoria dopo 4 partite. Esordio amaro a Napoli (1-0), pareggio di carattere contro il Tottenham (2-2), sconfitta casalinga di fronte all’Atalanta (0-2) e successo eloquente contro il Lecce (4-1). Il tecnico di Testaccio ha fatto scelte coraggiose, escludendo diversi calciatori che, per importanza nello spogliatoio, (Pellegrini) e investimenti fatti in estate, (Soulé, Le Fée) si pensava potessero trovare più spazio.

Le versioni migliori della Roma di Ranieri, numeri alla mano, sono state contro Tottenham e Lecce. In entrambe le occasioni, Sir Claudio non ha schierato Pellegrini e Cristante. I giallorossi sono stati più fluidi, veloci, intensi e, i dati sui tiri rapidi, lo testimoniano: 3 a Londra e 6 contro la formazione di Giampaolo.

Calciatori come Koné e Pisilli, in questo momento, sprizzano energia e gioia di giocare a calcio mentre i due presunti senatori, soprattutto il capitano, stanno vivendo un momento complicato. I tifosi aspettano il 3° indizio per una prova schiacciante: a oggi la Roma senza Pellegrini e Cristante è più brillante e mostra la miglior versione di sé.

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Interviste

Italia, Pellegrini: ”Mi aspetto tanto da me stesso e da tutti i compagni”

Dopo la vittoria dell’Italia per 2-0 nell’amichevole contro l’Ecuador, Lorenzo Pellegrini, autore del gol del vantaggio, ha parlato ai microfoni di Rai Sport. Di seguito le dichiarazioni del capitano della Roma.

È stata una gara dura.

“Sono state due amichevoli di livello, due partite diverse: nella prima Donnarumma ci ha aiutato parando il rigore, oggi abbiamo sbloccato subito. Ci permettono di continuare nel nostro percorso, ora dobbiamo lavorare ed essere uniti, per arrivare all’Europeo come una grande famiglia. L’accoglienza? Fantastico, sembrava di giocare in casa”

Cosa ti aspetti dall’Europeo?

“Mi aspetto tanto da me stesso e da tutti i compagni; essere un gruppo, una famiglia vuol dire aspettarsi tanto da tutti. Noi siamo un bel gruppo dentro e fuori dal campo, dobbiamo continuare a lavorare per toglierci soddisfazioni come in questa settimana”

Sul gol.

“Ci siamo parlati con Dimarco, era una posizione per un mancino e gli ho detto di fare gol, invece è successo quello che è successo ed è andata bene”.

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Pellegrini e la cura De Rossi: con nessun allenatore è stato più decisivo

FOCUS RS (di Nicolas Terriaca) – Lorenzo Pellegrini è tornato a essere il sole della Roma, il calciatore al centro del gioco da cui dipendono le rotazioni, i movimenti di altri compagni di squadra. Il capitano giallorosso è stato chiaro sull’importanza che ha avuto De Rossi in merito al rendimento da trascinatore che sta avendo: ”C’è tanta stima, per me è sempre stato un punto di riferimento. Ho avuto la fortuna di viverlo da compagno e ora da allenatore. Me lo godo e lui si gode me come giocatore. Sono sempre al centro del gioco, ho bisogno di sentirmi libero in mezzo al campo e capire dove poter fare la giocata: è quello che mi mancava nell’ultimo anno e mezzo”.

Pellegrini, infatti, dall’arrivo di DDR, ha segnato 6 gol e 3 assist in appena 940 minuti. Dal 20 gennaio, solo Foden (6) ha realizzato più reti del capitano giallorosso tra i centrocampisti dei top 5 campionati europei. De Rossi in più occasioni ha elogiato il numero 7: ”Non mi posso lamentare in questi due mesi, ha segnato praticamente in tutte le partite. Pellegrini è positivo e professionale, è fortissimo, una mezzala che hanno in pochi e sono contento anche che va in Nazionale perché quello è il suo livello”.

Pellegrini e il rendimento con tutti gli allenatori: da Di Francesco a De Rossi

Lorenzo Pellegrini, escludendo le giovanili, è stato allenato da 6 tecnici diversi: Garcia (esordio in Serie A nel 14-15) Di Francesco, Ranieri, Fonseca, Mourinho e De Rossi. Con il secondo allenatore della lista, il capitano giallorosso ha giocato 7635′ corredati da 17 gol e 19 assist. Il numero 7, quindi, ha partecipato a una rete ogni 212 minuti. Fra Sassuolo e Roma, il talento di Pellegrini è sbocciato proprio con Eusebio Di Francesco. Al momento, l’allenatore con cui il classe 97′ è risultato più decisivo, però, è proprio Daniele De Rossi. Il capitano romanista, per la prima volta in carriera, ha segnato almeno un gol in 3 gare consecutive di Serie A. Numeri alla mano, ha partecipato a una rete ogni 104 minuti: mai così decisivo. Pellegrini con la maglia della Roma, mediamente, ha contribuito a un gol ogni 2 partite (179′): dati notevolmente migliorati dal rendimento recente con DDR alla guida. Il capitano è tornato a brillare, finalmente i giallorossi hanno ritrovato il loro sole.

RENDIMENTO PELLEGRINI CON TUTTI GLI ALLENATORI

De Rossi – Pellegrini 6 gol 3 assist in 940 minuti (104′)

Fonseca – Pellegrini 14 gol e 23 assist in 5938 minuti (160′)

Mourinho – Pellegrini 25 gol e 19 assist in 8051 minuti (183′)

Di Francesco – Pellegrini 17 gol e 19 assist in 7635 minuti (212′)

Ranieri – Pellegrini 1 gol in 537 minuti (537′)

Garcia – Esordio in Serie A per Lorenzo Pellegrini (23′)

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Rassegna stampa

Nazionale: Pellegrini e Zaccagni tra i convocati di Spalletti

Amichevoli con vista su Euro2024 per la Nazionale, che trent’anni dopo Usa 94 e a 19 anni di distanza dall’ultima volta torna negli Stati Uniti per le sfide con Venezuela ed Ecuador. Due test probanti, i primi del 2024, con due nazionali sudamericane in piena corsa per il prossimo Mondiale: giovedì 21 marzo e domenica 24 marzo.

Come riporta Il Tempo, sono 28 i calciatori convocati dal Ct Spalletti, tre dei quali alla prima chiamata con la Nazionale maggiore: si tratta del difensore Bellanova, del centrocampista Folorunsho e dell’attaccante dell’Udinese Lucca. Gli Azzurri si raduneranno nella serata di domenica 17 marzo a Roma. Di seguito l’elenco.

Portieri: Carnesecchi, Donnarumma, Meret e Vicario. Difensori: Acerbi, Bastoni, Bellanova, Buongiorno, Cambiaso, Darmian, Di Lorenzo, Dimarco, Scalvini e Udogie. Centrocampisti: Barella, Bonaventura, Folorunsho, Frattesi, Jorginho, Locatelli e Pellegrini. Attaccanti: Chiesa, Lucca, Orsolini, Raspadori, Retegui, Zaccagni e Zaniolo.

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Giudice Sportivo: Ndicka, Huijsen, Llorente e Pellegrini diffidati

Il Giudice Sportivo ha comunicato le sanzioni dopo la 27esima giornata di Serie A. Per quanto riguarda la Roma, entrano in diffida anche Dean Huijsen ed Evan Ndicka, entrambi ammoniti contro la Fiorentina. Dodicesima sanzione per Leandro Paredes, ottava per Gianluca Mancini e seconda per Tommaso Baldanzi. Llorente e Pellegrini rimangono diffidati. I calciatori giallorossi a rischio squalifica, quindi, sono 4: Huijsen, Ndicka, Llorente e Pellegrini.