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Interviste

Cristante: ”Mourinho sa tutto prima degli altri. L’obiettivo principale è la Champions”

Bryan Cristante ha rilasciato un intervista al Messaggero, in cui parla della sua carriere e del percorso nella Roma. Di seguito le dichiarazioni del numero 4 giallorosso.

Il Friuli terra di grandi calciatori, per non fare torto a nessuno, ne prendiamo tre a caso: Nereo Rocco, Fabio Capello e Dino Zoff. Lei ce l’ha un po’ la tempra friulana.

“Si, siamo un popolo di lavoratori, dedito alla fatica, tosto, serio. Quando si tratta di mettere il cento per cento, ci siamo sempre”.

Ha mosso i primi passi nel Casarsa, uno dei fondatori è stato Pasolini, pure lui per buona parte friulano.

“Ho visitato la sua casa, che oggi è un museo a lui dedicato”.

Lei è un anti-divo, questo al giorno d’oggi è un problema o ne va orgoglioso?

“Sono fatto cosi, non mi piace stare al centro dell’attenzione, non amo i social. Mi viene naturale. Non penso sia un problema”.

Come si pone, invece, davanti ai suoi colleghi più social?

“Ognuno fa ciò che vuole, mi rapporto con chiunque. Uno deve essere se stesso”.

Essere “personaggio”, però, aiuta.

“Io non sono stato penalizzato nella mia carriera. Magari qualche articolo in più aiuta, ma non ci do peso”.

Essere leader della Roma è stata una conquista?

“Lo trovo normale, è una questione di età, di esperienza. Oggi posso prendermi responsabilità diverse, conosco meglio Roma, sento il bisogno di aiutare i più giovani, trasmettere una certa mentalità che è stata trasmessa a me”.

Leader parlante o silenzioso?

“Parlo, eccome. Mi faccio sentire, sono un rompiscatole in campo. Mi trasformo quando gioco”.

De Rossi disse: “Servono undici Cristante”. Ci ripensa ogni tanto?

“Si, certo. Mi ha onorato, reso orgoglioso di giocare con lui e in questa piazza, che ha rappresentato al cento per cento. È stato l’emblema della passione, capace di trasmettere a noi giovani la passione per la maglia. Dire quelle parole il giorno del suo addio alla Roma ha avuto un peso. E lo ringrazierò sempre”.

Da giovane era al Milan, poi la fuga al Benfica. Un’occasione persa?

“No, quell’esperienza all’estero mi ha formato. Ho capito il mondo che c’è fuori dall’Italia, una scelta che rifarei. Ho imparato il portoghese, ho fatto esperienza, ho conosciuto pure i posti dove siamo qui ora al lavoro. E si sta bene”.

Le difficoltà ne ha avute, anche perché aveva solo 19 anni?

“Sono entrato in una cultura diversa, ho dovuto adattarmi. Capire un nuovo Paese, non era facile”.

Poi, il ritorno in Italia è stato naturale.

“L’italiano sta meglio in Italia”.

Bergamo il trampolino della sua carriera.

“Un ambiente serio, è stata una fortuna trovarsi lì. Basi solide, una presidenza italiana, a gestione familiare. Gasperini sapeva come valorizzare i giovani. Un’isola felice, insomma, dove è stato più semplice crescere”.

Si è mai sentito sottovalutato?

“Ci sono due aspetti da considerare. All’esterno forse è così, mi sottovalutano; dentro gli spogliatoi e nel calcio mi sono sempre sentito trattato come meritavo”.

Lei un ragazzo equilibrato, le è mai capitato di arrabbiarsi con qualche allenatore?

“Certo, è successo. Varie volte. Lo trovo normale”.

Con Mourinho discute?

“Capita, anche se lui sa come prenderci. Diciamo che mi è successo meno”.

L’approccio in una grande città come Roma?

“Ci sono pressioni diverse, all’inizio è stato difficile, poi è arrivato tutto quello che mi aspettavo: io metto sempre il massimo, diventa più semplice ritrovarsi. Oggi mi sono un po’ innamorato di questa città, per le sue bellezze, per la passione della gente verso la Roma”.

Cosa ha di speciale giocare con la maglia giallorossa?

“C’è un’atmosfera particolare, come vivere ventiquattro ore al giorno di calcio. Questo lo senti, più passa il tempo e più è così anche per un calciatore. Poi, cerco sempre di staccare quando sono a casa: ho la mia famiglia, gli amici, i miei cani”.

Il monumento di Roma che porta nel cuore?

“Facile: il Colosseo”.

Cosa ha Mourinho di speciale?

“Sa tutto prima degli altri. Ha la visione giusta delle situazioni, sa cosa fare e come comportarsi sempre. È un grande”.

Tra dieci anni come si vede?

“Non ci ho ancora pensato. Di sicuro vorrei avere qualche trofeo in più in tasca”.

La questione Arabia. Lì ci si va perché si fa calcio o è solo questione di soldi?

“In questo momento il calcio arabo non è paragonabile al nostro. Bisogna vedere come si evolve o se resta una questione legata a una sola estate. Oggi se mi offrissero di andarci, direi di no. Voglio competere qui. In avanti, chissà, è tutto da verificare”.

Il suo ruolo, dopo averne ricoperti tanti, qual è?

“Nei due di centrocampo, il play. Fare il trequartista è stata una cosa estemporanea, anche divertente, ma è un ruolo che non sento totalmente mio”.

La Roma con Mou atto terzo riparte dalla rabbia di Budapest?

“Sì. Vogliamo andare avanti nelle coppe e guadagnarci la Champions”.

Che serve per trattenere Mou?

“Questo va chiesto a lui”.

L’ultimo campionato non è andato bene, colpa solo degli arbitri?

“No, penso che le ragioni siano anche altre. Ad aprile eravamo terzi e in lotta per ogni competizione, ma gli infortuni arrivati tutti insieme ci hanno creato problemi. Io facevo il difensore, i ragazzi della Primavera erano titolari, avevamo un solo attaccante. Non è stato facile”.

Budapest è ancora un brutto ricordo per via dell’arbitro, però.

“Ci sono stati episodi controversi, ma ormai è andata”.

La Champions, questione necessaria per la prossima stagione.

“L’obiettivo principale è quello”.

Per lo scudetto, invece?

“È difficile. A gennaio sapremo qualcosa di più. Sperare non costa. Dobbiamo tornare a giocare la Champions. Vorrei tanto vincerne una”.

Più del Mondiale?

“Mah, non saprei. Vincere la Champions con il tuo club forse dà qualcosa in più. Ma al Mondiale bisogna andare, stavolta non possiamo fallire, non ci sono scuse”.

Ha mai pensato di perdere Mancini dopo la mancata qualificazione in Qatar?

“No, anche se so che nella testa di un allenatore a volte girano certi pensieri. Il suo non è un compito facile”.

Pochi italiani convocabili, ad esempio.

“Sì, e poi tante partite. I momenti per costruire una Nazionale sono sempre pochi. Ma ora con Mancio vogliamo toglierci altre soddisfazioni”.

Un aggettivo per i tre nuovi romanisti.

“Aouar tecnico. Kristensen potente. Ndicka grande forza e un bel sinistro”.

Insomma, la Roma si sta migliorando, anche se manca qualcosa?

“Quelli che sono arrivati fino a ora sono bravi e ci daranno una grossa mano”.

Lungo ritiro in Algarve, ci sembra che ci si diverta anche, no?

“Siamo un bel gruppo, l’ambiente è tranquillo. Si gioca a carte, Mancini, Spinazzola, Belotti sono i più accaniti. Io mi dedico al ping pong, le mie sfide con Bove”.

Dybala è uno che sposta?

“È un fuoriclasse. Quando sta bene, ci fa la differenza”.

Quanto starà alla Roma?

“Finché mi tengono. Clima e città fantastici. Ora dobbiamo solo ricaricarci e provare a vincere qualcosa. Con la Champions come obiettivo primario

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Ufficiale, Cristante rinnova fino al 2027: ”La Roma è la mia seconda famiglia”

Continua il matrimonio tra la Roma e Cristante. Il numero 4 giallorosso, infatti, ha rinnovato il contratto sino al 2027. L’ex centrocampista dell’Atalanta è arrivato nella Capitale nella stagione 2018-2019 e ha collezionato 228 presenze. Di seguito il comunicato del club.

L’AS Roma ma è lieta di annunciare che Bryan Cristante ha rinnovato il proprio contratto con il Club fino al 30 giugno 2027.

“La Roma è diventata a tutti gli effetti la mia seconda famiglia – sono le parole di Cristante –, rinnovare il mio contratto era un obiettivo e sono felice di averlo raggiunto: ci tengo a ringraziare la proprietà e il Club per questo prolungamento.

Sono qui da qualche anno ormai e ho avuto il privilegio di veder crescere costantemente la squadra e la Roma in generale, grazie a una Società che ci ha consentito di lavorare bene. Da parte mia continuerò a dare il massimo per questa maglia e per questa piazza, che è molto esigente ma che restituisce ancora di più di ciò che chiede”.

Arrivato nella Capitale nell’estate del 2018 dall’Atalanta, Cristante ha collezionato 228 partite e 11 gol in cinque stagioni con la maglia della Roma.

Il General Manager dell’Area Sportiva, Tiago Pinto, ha dichiarato: “Siamo davvero soddisfatti di poter annunciare questo rinnovo: Cristante negli anni è stato protagonista di una crescita costante e ha conquistato con merito tutti i traguardi che ha raggiunto, compresi i titoli internazionali conseguiti con la Nazionale e con la Roma.

Di stagione in stagione Bryan non si è mai fermato, ha sempre messo gli interessi della Roma davanti a tutto e, ai nostri occhi, incarna le doti che vorremmo trasmettere ai nostri giovani, su tutte la professionalità e il coraggio”.

Congratulazioni, Bryan!

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Roma-Feyenoord, conferenza stampa alle 13:30: Mourinho sarà affiancato da Cristante

La Roma si avvicina alla gara di giovedì contro il Feyenoord (ore 21:00). Domani alle 11 la squadra svolgerà l’allenamento di rifinitura alla vigilia del match di Europa League. I primi 15 minuti saranno aperti alla stampa. Mourinho sosterrà la conferenza stampa alle 13:30 e sarà affiancato da Bryan Cristante.

Il programma della Roma.

11:00 allenamento di rifinitura

13:30 conferenza stampa di Mourinho e Cristante

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Cristante raggiunge 200 presenze con la maglia della Roma: ”É un onore e un privilegio”

Cristante ha raggiunto il traguardo delle 200 presenze con la maglia della Roma. Il centrocampista giallorosso ci ha tenuto a ricordare tale record con un post su Instagram: ”È un onore e un privilegio aver raggiunto il traguardo delle 200 presenze con la maglia della Roma”????????

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Mou scopre ‘l’anarchia’ di Camara in un centrocampo monopasso: recuperi, dribbling e dinamismo

IL PERSONAGGIO (di Nicolas Terriaca) – Mourinho prima di Udinese-Roma disse: ”Camara non ha i 90 minuti e non ha la possibilità di cominciare la partita di domani. Non ha neanche la conoscenza del nostro metodo di gioco. Ha dimostrato la sua qualità in allenamento, è un giocatore di qualità che ci aiuterà tanto. Per ora andrà in panchina, poi piano piano avrà un percorso da fare”. Il centrocampista guineano fino al 9 ottobre (Roma-Lecce), infatti, ha disputato 70 minuti in tutte le competizioni. Poche apparizioni senza mai partite dal primo minuto, fino a quando non ha servito l’assist vincente a Belotti in Europa League.

L’assist contro il Betis e i numeri delle prime gare di Camara

Probabilmente il percorso di ambientamento di Camara sta giungendo al termine. L’ex Olympiakos, infatti, nelle ultime tre partite della Roma (Betis, Sampdoria e Napoli) ha disputato 195 minuti. Mourinho nelle due gare di campionato lo ha fatto partire dall’inizio dandogli la possibilità di mettersi in mostra e contro gli spagnoli lo ha fatto subentrare nella ripresa.

Nella gara contro il Betis, Camara ha servito un assist vitale a Belotti che permette alla Roma di avere la possibilità di superare il girone di Europa League. Il passaggio decisivo è avvenuto in una zona di campo inesplorata dai compagni di reparto: l’area di rigore avversaria. Nelle partite di campionato, numeri alla mano, ha dato al centrocampo giallorosso caratteristiche che fino a quel momento erano sconosciute. Camara, infatti, contro la Sampdoria ha fatto registrare una velocità in accelerazione di 31,93 km/h e grazie alla sua aggressività ha annullato Villar. Nella partita di domenica contro il Napoli è stato il calciatore giallorosso che ha effettuato più recuperi (8), che ha giocato più palloni in avanti (9) e che ha tentato più tiri (2). In aggiunta ha messo in seria difficoltà Ndombele che è uscito nella ripresa.

In appena 168 minuti giocati in Serie A, il centrocampista guineano fa registrare numeri che lo differenziano dai compagni di reparto. Camara, infatti, ha già tentato gli stessi dribbling di Cristante (4) e soli 3 in meno di Matic (7). In aggiunta, l’ex Olympiacos ha già eseguito gli stessi tiri del centrocampista serbo (4) e dimostra di avere una predisposizione ad accompagnare l’azione offensiva sconosciuta ai suoi compagni di reparto.