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NEWS

Funerali Mihajlovic: presenti anche Totti, De Rossi e Conti

Nella Chiesa di Santa Maria degli Angeli un vero e proprio bagno di folla ha accompagnato l’ultimo saluto a Sinisa Mihajlovic, scomparso un paio di giorni fa dopo aver combattuto per quasi tre anni contro la leucemia. 

Alle esequie dell’ex tecnico del Bologna erano presenti anche Totti, De Rossi e Bruno Conti. Inoltre la Roma ha inviato una corona di fiori, memore dei trascorsi giallorossi del serbo.

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RETESPORT

Dagli anni 80′ alla Roma di Mou: un pomeriggio a Retesport con Zibi Boniek (AUDIO VIDEO)

Zibi Boniek, ex calciatore della Roma e attuale vicepresidente esecutivo dell’UEFA, è stato ospite negli studi di Retesport nel pomeriggio. Oltre un’ora di racconti e aneddoti, attraverso i quali oltre a ripercorrere le tappe della sua carriera, Boniek ha raccontato ad esempio perchè non approdò alla Roma tre anni prima: “Conobbi Liedholm molti anni prima di venire a Roma. Ero giovane potevo trasferirmi dalla Polonia in giallorosso. Il Barone mi coinvolse nell’allenamento, mi chiese di fare alcuni tiri a Tancredi. C’era un accordo per passare alla Roma, ma alla fine il club giallorosso non riuscì a comprarmi e passai alla Juventus. Il trasferimento nella capitale avvenne qualche anno dopo. Il club polacco voleva circa 2 miliardi di lire, Dino Viola voleva pagare in tre rate ma il nostro governo non accettò, voleva tutti i soldi cash. Si presentò la Juventus e io avevo voglia di lasciare la Polonia, ma dissi a Viola che dopo tre anni, se la Roma mi avesse cercato ancora, sarei passato in giallorosso.”

Nel corso della puntata Boniek ha salutato al telefono Ciccio Graziani, suo ex compagno ai tempi della Roma: “Quella del primo Eriksson fu la squadra nella quale mi divertii di più in Italia: giocavamo il miglior calcio, nettamente meglio rispetto alle altre – ha aggiunto Boniek – peccato che all’inizio perdemmo un po’ di tempo nel comprendere i meccanismi di Sven. Il nostro centrocampo era: Cerezo, Boniek, Ancelotti, Conti con Desideri e Giannini che spingevano per salire tra i grandi. Se avessimo vinto lo Scudetto avremmo aperto un grande ciclo”

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Interviste

Conti: “Non credo allo Scudetto della Roma quest’anno. Sui Friedkin…”

Bruno Conti ha parlato a margine del Festival dello Sport di Trento di settore giovanile ma anche della prima squadra giallorossa: “Bearzot e Liedholm sono due allenatori che mi hanno insegnato a giocare a calcio. Con Carlo Ancelotti c’è un rapporto unico. Ma anche con Pruzzo c’è un rapporto speciale. Una partita che vorrei rigiocare? La finale di Champions League contro il Liverpool che abbiamo perso con la Roma. E la finale che abbiamo vinto contro il Brasile, una squadra fortissima”, ha ricordato parlando della sua carriera.

“Io lavoro con i ragazzi del settore giovanile, capisco che i tempi sono cambiati. Vengo da una famiglia di 7 figli, quando mi prese la Roma ricordo che andavo da solo ad allenarmi poiché nessuno poteva accompagnarmi – le sue dichiarazioni riportate dal sito sportivo -. I giovani di oggi devono capire cos’è il sacrificio e la voglia di raggiungere il sogno nel cassetto. In tanti mi rifiutarono, ma non mi sono mai arreso. Un calciatore che mi assomiglia? Federico Chiesa della Juventus, ha caratteristiche simili alle mie. Mi piace molto anche Raspadori del Napoli”.

“La Roma di oggi può vincere lo scudetto? In questo momento ha una grande società, che sta investendo tanto e ha tante ambizioni. In futuro farà grandi cose, quest’anno è difficile che possa vincere lo scudetto – ha concluso parlando anche della Roma -. I settori giovanili? Ci sono troppi stranieri e si attinge poco dai vivai dei club dilettantistici”.

Fonte: tuttomercatoweb

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Conti: “Roma, futuro radioso con Mourinho. Sarà l’anno di Pellegrini”

Bruno Conti ha parlato al quotidiano. Nell’intervista rilasciata al Corriere dello Sport, Marazico si è soffermato soprattutto sulla Roma, in particolar modo su José Mourinho e Lorenzo Pellegrini.

Quella breve esperienza da allenatore, nel 2005, se la ricorda bene. 

Bisognava metterci la faccia, per cercare di dare una sterzata alla squadra che dopo tre allenatori dimessi rischiava di retrocedere. Ricordo dopo una sconfitta a Parma, lo stress negli spogliatoio. Io non ho mai perso i capelli in vita mia, in quel periodo li persi. Sono pieno di tic da quando sono ragazzini, si moltiplicarono. Le sigarette non le contavo più. La vittoria di Bergamo fu una liberazione. Ci misi tutto me stesso, in un momento particolare. Il presidente Franco Sensi cominciava a star male, Rosella mi chiese di dare una mano. Puntai sul rapporto con i calciatori. Facevo parte del gruppo Lo feci per il della Roma. Poi abbiamo preso Spalletti, che ci diede una bambola ma in Coppa Italia passammo noi. Lo scegliemmo io e Pradè. Luciano è una grande persona, nel suo primo ciclo ci siamo divertiti. Sfiorammo lo scudetto, abbiamo vinto qualche coppa.

Ha mantenuto buoni rapporti con Spalletti? 

Sì, nel mondo del calcio è importante dirsi le cose in faccia, sempre con professionalità e rispetto.

Il 25 maggio a Tirana da tifoso: una grande emozione. 

Vincere la Coppa è stato importante, il giusto premio a questa proprietà che sta facendo un grandissimo lavoro. È stato fantastico vedere tanta gente che ha gioito per questa vittoria. La società ha invitato ex calciatori, magazzinieri, gli addetti ai cancelli. Un gesto esemplare, vedere da vicino la felicità di tante persone che da anni lavorano nell’ombra per la Roma è stata commovente. Non potrò mai dimenticare quella serata. La commozione di Aldair, Rizziettli, Antonello Venditti. E poi la felicità di un ragazzino, che ci segue dai tempi di Spalletti. Lo chiamiamo il “principino”, è costretto sulla sedia a rotelle. I giocatori gli hanno portato la coppa sotto la sua tribuna. Un gesto da brividi.

La coppa l’ha alzata al cielo Lorenzo Pellegrini, uno dei tanti ragazzi che ha scoperto lei.

Lorenzo è cresciuto tanto. Questa società crede tanto nel settore giovanile, vuole portare avanti la nostra realtà. Lo ricordo piccolino, ha avuto una maturazione incredibile. A volte diamo giudizi affrettati, ma sui di lui non mi sbaglio: sta diventato un grandissimo capitano, è un ragazzo d’oro, tecnicamente e tatticamente è migliorato, ha trovato continuità. Ha una grandissima famiglia alle spalle. Lui, De Rossi, Florenzi, Aquilani. Per sfondare ci vuole bravura ma anche testa e lui ce l’ha. I padre è stato il suo primo allenatore, gli ha insegnato tante cose.

Mourinho segue molto il settore giovanile. Va a vedere personalmente le partite. 

Lo vedi a Trigoria dalla mattina alla segue, segue gli allenamenti anche degli Under 16. È una persona importante per questi ragazzi, per loro è toccare il cielo con un dito quando segue le loro partite. È un allenatore che ha portato la cultura del lavoro. Mourinho è un grande, ho un bel rapporto con lui, di stima e rispetto. Anche quando va via da Trigoria si ferma sempre con i bambini al cancello.

Cosa prevede per la Roma?

Un futuro radioso. C’è una grande società, presente, che ci consente di lavorare in un certo modo. Anche con l’avvento di Vincenzo Vergine c’è la volontà di fare grandi cose. Possiamo fare un ottimo lavoro, ognuno nel suo ruolo.