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La Roma sfiducia Casini: ecco la lettera contro il presidente di Lega delle 4 big italiane

Prosegue la guerra politica interna alla Lega di Serie A tra due schieramenti ormai ben definiti e consacrati da un altro fatto clamoroso avvenuto nelle scorse ore.

Da una parte Roma, Inter, Milan e Juventus – cioè il 70% del fatturato del calcio italiano – dall’altra tutto il resto delle formazioni di Serie A capitanate dal duo Lotito-Casini.

Le big sono come noto alleate di Gravina a sostegno delle riforme e della riduzione del campionato da 20 a 18 squadre. Rivoluzione che il resto della Lega di A ha aspramente contestato.

Prima dell’incontro istituzionale di oggi tra Casini, Gravina, Abodi, la FederBasket in merito al tentativo del governo di sostituire la Covisoc con un ente di controllo governativo, le 4 big di A hanno sfiduciato il presidente di Lega con una lettera ufficiale nella quale sostengono di non sentirsi rappresentati da Casini. “Non ci rappresenti e non parlare a nostro nome”, la sintesi della lettera firmata in calce dai quattro club maggiori del nostro campionato.

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Casini: “Atalanta-Fiorentina il 22 maggio o a fine campionato”

Torna in auge la polemica legata al recupero di Atalanta-Fiorentina, gara rinviata per il malore accusato da Joe Barone che poi di lì a poche ore è purtroppo deceduto.

Il presidente di Lega – Casini – ha parlato del recupero del match tra la Dea e i viola in questi termini: “Per la Lega Serie A rinviare una partita è la scelta estrema, proprio per la consapevolezza della difficoltà a ricalendarizzare. Nel caso di Atalanta-Fiorentina, quello che emerse in quel momento è che le condizioni del compianto Joe Barone erano tali che c’era il rischio che potesse morire durante il corso della partita, con i giocatori che avevano visto Joe Barone essere vittima di un infarto in albergo. Lo slot unico è il 22 maggio, se invece vanno avanti sia Atalanta che Fiorentina bisognerà ragionare sul 31 maggio o sul 2 giugno. La Lega sta ragionando su ipotesi che possano salvaguardare la contemporaneità delle partite rilevanti per la qualificazione alle competizioni europee. Se la Fiorentina va in finale di Conference, il 2 giugno sarebbe la prosecuzione del campionato”.

Casini sempre ai microfoni della RAI è tornato a parlare anche di Udinese-Roma, di fatto sottolineando quasi che la Roma è stata messa nelle condizioni di scegliere gli orari delle partite, quindi nell’ottica miope del presidente di Lega sarebbe stata quasi favorita: “Non c’era altra opzione rispetto al 25 aprile. Il nostro regolamento dice che quando c’è una partita interrotta, i minuti restanti vanno giocati o il giorno dopo o entro i 15 giorni successivi. Aggiungo che è stato fatto scegliere alla Roma l’orario di Udinese-Roma e le è stato fatto scegliere anche se giocare sabato o domenica Napoli-Roma”.

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DDR, un gigante in un calcio piccolo

(di Francesco Oddo Casano) – Non serve strillare o inventare teatrini mediatici per far valere la forza della ragione e delle idee. Daniele De Rossi oggi ha dimostrato ancora una volta la sua grandezza. Da ex campione in campo e grande uomo fuori, ha parlato in sala stampa mettendo qua e là i puntini sulle ‘i’ senza mai tracimare.

Ha mostrato classe, eleganza e coraggio, tirando una serie di ‘delicate sassate’ dialettiche a chi ha avuto l’ardore di mettere in discussione la bontà del gesto – condiviso da tutti in campo, anche dall’Udinese e dall’arbitro Pairetto – di sospendere la gara contro i friulani.

“Se bisogna sottolineare oltremodo il gesto fatto a Udine vuol dire che siamo finiti come società”, aveva detto qualche giorno fa DDR e oggi è stato costretto a tornare su un tema di cui non si dovrebbe neanche discutere. In un mondo normale dovrebbe essere così. L’umanità e la salvaguardia della salute delle persone dovrebbe andare oltre lo spettacolo, così anche il senso d’appartenenza ad una comunità, ad un gruppo, ad una famiglia. E la Roma fortunatamente è una famiglia, lo mostra costantemente in campo e fuori, rendendo orgogliosa un’intera tifoseria.

Ma tornando al merito della questione. Non solo la Roma è stata danneggiata dalla miopia (o dai giochi di potere…) del ‘palazzo’ calcistico nazionale e sarà l’unica formazione europea a non poter disporre di 5 giorni pieni per preparare la sfida d’andata delle semifinali di coppa, ma ha dovuto anche ascoltare la bieca reprimenda di Lotito e dei vertici della Lega, ai quali con eleganza, De Rossi ha mandato messaggi chiari e inoppugnabili.

“Mi dispiace che il presidente Casini non abbia ascoltato le nostre richieste, che secondo me erano legittime e sacrosante, mi dispiace che il capo delle competizioni, un uomo di calcio che è stato nell’Inter per tanti anni, non ci abbia aiutati e capiti, perché è un uomo di calcio, stava dentro al campo, faceva le coppe europee, sa benissimo quanto un giorno in più o in meno sia determinante per una squadra, detto ciò punto“. Esatto. Perchè De Rossi non cavalca mai la cultura dell’alibi e non inizierà a farlo ora. Quando ha parlato di episodi arbitrali ha rigirato la questione chiedendo lumi in merito al concetto di interpretazione e discrezionalità, nonostante l’entrata in vigore del VAR. Quando oggi ha toccato la questione ‘politica’ che dovrebbe attenere ad un dirigente (e ci si augura che prima o poi la Roma si doti di una figura in grado di poter tutelare l’allenatore su questi temi soprattutto nella comunicazione) non si è nascosto, anzi. Ha tirato fuori nomi e cognomi, sbertucciandoli, senza insultare.

E la frase più ficcante non l’ha espressa tanto su Lotito (“abbiamo un bel rapporto, ha sbagliato. So che ha detto quelle frasi ad un buffet…) ma sui vertici del nostro calcio (comunque espressione politica del presidente biancoceleste): “Se certe considerazioni sul presunto vantaggio che avremmo tratto dalla sospensione le fanno sui social, ci perdo tempo 30 secondi ma se lo facciamo anche noi all’interno del calcio, e purtroppo ripeto nelle chiacchiere fatte con Butti, Casini, è uscita questa cosa, come se il fatto che lui non fosse morto era una nostra colpa, un nostro errore, quando come se non bastasse l’esser stati spaventati che fosse successo qualcosa a un nostro amico, giocatore, compagno, a un calciatore di qualsiasi squadra, è un peccato”. A tutto questo fanno da sfondo i silenzi assordanti di Gravina – Presidente FIGC – e del ministro dello Sport Abodi, che su altre tematiche invece hanno mostrato enorme celerità e loquacità (ad es. l’esultanza di Mancini con una bandiera goliardica al termine di un derby).

Colpiti e affondati. Senza possibilità di replica, senza credibilità alcuna qualsiasi affermazione questi signori faranno. De Rossi si è mostrato ancora una volta moralmente e dialetticamente ineccepibile, un gigante in un mondo melmoso e torbido come quello del calcio italiano.

 
 
 
 
 
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Serie A, da gennaio in campo il nuovo fuorigioco semiautomatico

Il fuorigioco semiautomatico arriva anche in Serie A. Lo ha annunciato ieri Lorenzo Casini, presidente della Lega Calcio, indicandone l’adozione «già dalla ripresa del campionato il prossimo 4 gennaio». Il “Saot” sarà uno degli elementi che compongono il progetto di riforma della serie A, la cui presentazione avverrà il prossimo 15 dicembre.

Dopo la mancata qualificazione dell’Italia al Mondiale – ha spiegato Casini su Rai Italia – abbiamo sentito il dovere di esaminare lo stato dell’arte e proporre delle riforme che attraversano tutti gli ambiti: dal settore sportivo, per esempio migliorare la Var e i tempi effettivi, alla valorizzazione dei giovani, elemento qualificante della riforma”.

Come scrive il Tempo, il sistema di rilevamento semiautomatico del fuorigioco, al debutto in questa stagione con la sperimentazione in Champions League prima dell’utilizzo nei Mondiali in corso in Qatar, rappresenta un assist tecnologico agli arbitri per ridurre i tempi nella valutazione di un offside al limite. Il “Saot” si poggia sulla sofisticata tecnologia “Limb-tracking technology” che riguarda il tracciamento degli arti. Grazie alle 10-12 telecamere installate sul tetto di ogni stadio, in grado di seguire la palla e tutti i calciatori rilevando 29 punti del corpo 50 volte al secondo, il sistema riporta al computer le esatte posizioni in campo.

I dati del tracciamento vengono inviati immediatamente alla sala Var e nel giro di 20 secondi è possibile stabilire se una situazione di gioco sul filo dell’offside sia regolare o meno. L’ultima parola, però, resterà sempre ai fischietti.