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RETESPORT

Buon compleanno Bati! RomAmarcord – Batistuta Story (AUDIO)

Oggi Gabriele Omar Batistuta compie 54 anni. L’ex centravanti giallorosso, eroe del terzo scudetto romanista, è stato celebrato sui social di Retesport questa mattina.


Per omaggiare il campione argentino, vi riproponiamo il nostro Amarcord: la storia di Gabriel Omar Batistuta, a cura di Checco Oddo Casano

Ascolta l’amarcord completo qui

Tra gli eroi del terzo tricolore romanista, un sogno divenuto realtà quando Franco Sensi decise di affiancare a Totti e Montella, il Re Leone: Gabriel Omar Batistuta.

La città in fermento lo accoglie nei primi giorni di giugno del 2000, un incipit di estate torrida resa ancora più rovente dal colpo di mercato del club giallorosso che ha un solo obiettivo: rispondere allo Scudetto vinto dalla Lazio qualche settimana prima. All’Olimpico oltre 10 mila tifosi salutano per la prima volta il bomber argentino, reduce da un decennio di gol e smitragliate sotto la curva Fiesole di Firenze. La banda di Capello ora non ha scuse: puntare al titolo non è un’utopia.

Ma facciamo un passo indietro: Batistuta nasce ad Avellaneda in Argentina, il 1 febbraio del 1969 da Osmar Batistuta, macellaio, e sua moglie Gloria, segretaria scolastica. A soli sei anni si trasferisce poi nella città argentina di Reconquista, dove cresce in un contesto povero e precario, come la maggior parte degli argentini di un tempo. Bati però si è fatto strada negli anni a suon di gol e grandi performance nel mondo del calcio, divenendo una delle punte di diamante anche dell’Argentina.

Lattitudine al calcio ce l’ha sempre avuta fin da piccolo. E pensare però che a 16 anni lo chiamavano El Gordo (il grasso) perché era leggermente in sovrappeso. Ma l’uomo dai capelli lunghi, in seguito, ha conquistato ben altra fama con ben altra fame.. quella di gol!

In Argentina il piccolo Gabriel Omar Batistuta esordisce con i Newell’s Old Boys all’età di soli 19 anni. Il suo primo allenatore è stato un noto tecnico argentino ancora oggi, Il ‘loco’ Marcelo Bielsa.

Nella sua prima stagione da professionista sigla già 4 gol in 16 gare ufficiali, meritandosi la chiamata del River Plate. Nella stagione successiva comincia ad affinare le sue grandi doti da goleador. Ma in questo caso il rapporto con l’allenatore Daniel Passarella compromette la sua permanenza in squadra e ne segna la cessione nel 1990, nonostante i 17 gol messi a segno nell’arco di un campionato.

Si trasferisce così al Boca Juniors, dove vince la classifica cannonieri e primeggia nel campionato di Clausura. I primi segnali di una carriera che negli anni diventerà più vincente, anche se non eccessivamente Ecco così spiccare il volo in Italia dai primi anni ’90 in poi. Infatti viene acquistato dalla Fiorentina del nuovo patron Vittorio Cecchi Gori, che vede nel bomber argentino un attaccante capace di fare la differenza e di far innamorare il popolo fiorentino.

In viola Bati segna 207 gol in 333 partite, vincendo Coppa Italia e Supercoppa Italiana e nel 2000 sbarca nella capitale. 20 reti il primo anno, che contribuiscono alla vittoria del terzo tricolore giallorosso. Nel biennio successivo i tanti problemi alle ginocchia lo frenano, a tal punto da lasciare la Roma con il rimpianto di non aver potuto contribuire appieno ad altri successi.

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Rassegna stampa

Capello a Zaniolo: “Non lasci la Roma, gioca già in una big”

Fabio Capello intervistato da Il Messaggero ha passato in rassegna la scorsa stagione valutando le mosse delle big di Serie A. Ha dato anche un consiglio a Zaniolo. Queste le sue parole:

Zaniolo sta vivendo una strana estate, tra i contatti con la Roma e gli interessamenti di Milan e Juventus. “Io auguro a Zaniolo la salute. E’ la cosa più importante. E’ un predestinato e non deve preoccuparsi del futuro. Gioca nella Roma, in una grande squadra”.

Gli allenatori dell’anno? “Pioli e Mourinho. Il primo ha riportato il Milan al successo, il secondo si è riconfermato allenatore di dimensione internazionale. José ha ottenuto un successo molto importante”.

La Lega dice: la nostra Serie A sta riscuotendo consensi. “A livello calcistico qualche risultato negli ultimi tempi lo abbiamo ottenuto. Siamo stati campioni d’Europa, anche se poi abbiamo mancato la qualificazione al mondiale per la seconda vola di fila. Con la Roma abbiamo vinto una coppa ed è un segnale importante. A chi afferma che è la terza manifestazione europea, rispondo: sull’albo d’oro ci sarà scritto per sempre Roma, Italia”.

Che cosa si è intravisto di positivo nell’ultima serie A? “Un maggiore equilibrio. Il campionato si è deciso nell’ultima giornata e quest’incertezza ha tenuto alta la soglia dell’attenzione per nove mesi. Intravedo anche segnali di responsabilità. I presidenti hanno cambiato meno allenatori rispetto al passato e i giocatori cominciano a ridurre, tranne poche eccezioni, le pretese economiche”.

Ecco, il calcio, anche qui l’immaginazione non manca: è stato appena riproposto il calendario della serie A, asimmetrico, ma stavolta con trecento vincoli. “Avevo scoperto questa formula in Inghilterra. Non mi aveva turbato: era così da sempre e per me non c’erano problemi. Mi lascia perplesso il fatto che cerchiamo sempre di più di copiare gli inglesi. Capisco che la Premier sia il modello di riferimento, ma allora importiamo cose più importanti”.

Gli stadi, ad esempio. “Negli stadi abbiamo un handicap spaventoso del quale non riusciamo a liberarci. La burocrazia ci lega in tutti i modi: Roma, Milano, Firenze, il problema è generale, riguarda il sistema paese. Qualsiasi tentativo di migliorare e innovare si rivela impossibile. Ai tempi del settore giovanile del Milan mi scontrai con Comune, Provincia, Regioni e comitati di quartiere. Un muro invalicabile. La questione degli stadi è prioritaria: la ripresa economica del calcio dipende dagli impianti”.

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Interviste

Capello: “Mourinho sbaglia ad offendere i calciatori”

Fabio Capello ha parlato di Mourinho e delle ultime prestazioni dei giallorossi, ai microfoni di Sky Sport:

Sullo sfogo…
“Quelle sono delle offese nei confronti dei calciatori, ma ci vuole sempre rispetto. Bisogna pretendere rispetto ma anche darlo. Si è giocato l’ultima carta, offendendo di fatto i giocatori. Io non l’ho mai fatto mi sono sempre posto con rispetto senza offendere. Ho sempre agito con rispetto pretendendone altrettanto. La prima regola che chiedo è proprio quella del rispetto, verso tutto lo staff. Trattare male le persone significa poter offendere uno della famiglia. Se tu mi offendi come ha fatto Mourinho, crei anche un danno economico alla società ed è un aspetto molto importante”.

Sul 2-2 a Sassuolo
“Conoscendo Roma, se avessero perso 2-1 ieri, i tifosi sarebbero andati a Trigoria. Quando c’ero io sono venuti in 3000 a Trigoria dopo aver preso 4 gol dall’Atalanta. Mourinho è abituato a vincere, a essere protagonista e leader, trovandosi in questa situazione e con queste difficoltà ha un po’ sbroccato. O è una tattica, arrivato al limite, toccando i giocatori nelle loro qualità che è come un’offesa. Nelle squadre ci sono sempre dei leader e probabilmente a questa Roma mancano dei leader di spogliatoio e di campo. Altrimenti davanti a quelle parole di Mourinho avrebbero detto qualcosa. Invece probabilmente sono buoni giocatori senza quella personalità o leadership che fanno da aggregante. Manca chi trascina. Credo che Mourinho abbia le idee chiare della squadra che sta allenando. Lui cerca di portare un tipo di mentalità e un sistema di lavoro diverso da quanto fatto in precedenza, perché alcuni giocatori sono l’ombra di quelli visti lo scorso anno, da Veretout a Mkhitaryan. Mourinho ha visto che tatticamente non si migliora, non si riesce a trovare il nodo della questione e tirare fuori qualcosa di importante, l’atteggiamento non gli piace, allora ha tirato una bomba”.