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Allenamenti

Mourinho: “Speciale vincere a Roma, indimenticabile la Conference. Stiamo crescendo come società e qui sono felice”

Josè Mourinho ha parlato ai microfoni di Esquire.com. Ecco le dichiarazioni dell’allenatore giallorosso:

Dopo un anno in Italia come è cambiata la sua vita rispetto all’Inghilterra?

Io dico sempre che i centri di allenamento sono uguali in tutto il mondo e la vita che fai è sempre quella. Entri alle 7:30 e esci alle 18:30. Quindi da quel punto di vista cambia poco che tu viva in una città incredibile come Roma o in un posto freddo, buio e nascosto. Quello che è cambiato nella mia vita però è che in questo club sto bene e ho un bel rapporto con tutti. In Italia sono felice.

Come ha ritrovato il calcio italiano dopo più di dieci anni di assenza?

Dieci anni fa, dopo che me ne sono andato (ma non perché me ne sono andato), la Serie A ha passato un periodo difficile. La qualità si è abbassata e il campionato aveva poco appeal all’estero. Ora invece ho ritrovato una lega appassionante, competitiva, dove i calciatori arrivano anche dalla Premier. Rispetto al 2009-10 c’è ancora differenza con le squadre top, però oggi il resto dei club è migliore. Ci sono allenatori con tante idee, che giocano un calcio offensivo ed ambizioso. Poi ci sono squadre, come la Roma, che stanno crescendo anche in senso più ampio, come società, portando sempre più tifosi allo stadio, con grandi possibilità di evolvere in meglio.

Che sensazione le fa non vedere gli Azzurri ai mondiali per due edizioni consecutive?

Se ami il calcio è difficile accettarlo. Io sono cresciuto negli anni ‘70-’80 e puoi immaginare cos’era l’Italia a quei tempi. Gli azzurri sono sempre stati un riferimento. Lavorando qui faccio fatica a capire cosa sia successo, perché è pieno di calciatori bravi, anche se ce ne sono ancora pochi che vanno all’estero. Mi rifiuto di accettare l’argomento del poco talento, non è vero. In Italia il talento esiste, quindi l’Italia deve arrivare al Mondiale.

A proposito di questo, secondo lei come si prepara un campionato con una pausa così lunga in inverno?

È una situazione nuova per tutti e bisognerà sbagliare il meno possibile. Noi siamo già a lavoro, discutiamo, studiamo e cerchiamo soluzioni che possano esporci al minimo dei rischi.

Volevo introdurre l’argomento Hublot parlando del suo orologio. Cosa ha pensato quando ha visto scadere l’ultimo secondo della finale di Conference League?

Quando finisce una partita che porta a un titolo tolgo l’orologio e non lo indosso mai più. A casa ne ho una cassa con altri 25. Ho chiamato Hublot e gli ho detto che me ne serviva un altro.

Le immagini dei festeggiamenti della Conference League a Roma hanno fatto il giro del mondo. Ci racconta le emozioni di quella giornata?

È stato veramente indimenticabile. Quando abbiamo vinto la Champions con l’Inter io non sono andato a Milano perché volevo andare al Real Madrid e avevo la sensazione che se fossi tornato non sarei più partito. Questa volta era diverso, volevo rimanere a Roma e continuare con questo club. In momenti come quello capisci che non vinci per te stesso, che non è una gioia personale. La gente è tutto, ti dà la dimensione di quello che hai fatto, e ti senti parte di una famiglia veramente speciale.

Dopo la vittoria della coppa si è fatto un tatuaggio, ne ha in cantiere altri per festeggiare un prossimo obiettivo?

Calcisticamente penso che non ne farò altri. Questo lo avevo promesso a tutti, l’idea era di farmi un tatuaggio unico, che potessi avere solo io: le tre coppe europee vinte. Il prossimo potrei farmelo se mio figlio o mia figlia avessero una bambina o un bambino, sarebbe un regalo speciale e un tatuaggio potrebbe essere un bel modo per celebrarlo.

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Le Voci di Retesport

Petruzzi a Retesport: “Problemi tattici e di atteggiamento, la Roma così non funziona”

“Tatticamente la Roma così non può giocare. Con due centrocampisti mono passo la squadra fa troppa fatica. Quando Mourinho ha inserito Bove e Camara si è visto un cambio di passo diverso. Anche a livello difensivo Cristante e Matic insieme faticano a correre all’indietro. I gol della Roma sono stati presi tutti a difesa schierata, come in parte era avvenuto a Udine. Poi c’è anche un problema sull’atteggiamento: ho paura che la vittoria della Conference e gli acquisti sul mercato abbiano nascosto il fatto che la Roma l’anno scorso è arrivata sesta in campionato. Vedo scarsa intensità, scarsa cattiveria agonistica, si corre a vuoto”. Questa l’analisi di Fabio Petruzzi ai microfoni di Retesport, dopo la sconfitta contro il Ludogorets maturata ieri sera in Europa League.

“Penso che un cambio di modulo possa far rinascere questa squadra. Il ritorno alla difesa a quattro e il centrocampo a tre darebbero nuova linfa e nuove linee di passaggio ad un gruppo a cui, indubbiamente, va data una scossa”

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Interviste

Ranieri: “Roma? Mercato azzeccato. Mou deve crederci, squadra da scudetto”

Claudio Ranieri ha parlato ai microfoni de la Gazzetta dello Sport. Questo uno stralcio delle sue dichiarazioni:

Ranieri, ha visto che classifica emozionante?

«È una Serie A bellissima, ma se si ricorda io lo avevo già pronosticato. Vedere sei squadre appaiate al vertice, e poi Inter, Juventus e Fiorentina subito dietro, dà adrenalina a una stagione che già di per sé si preannuncia avvincente. Sarà come l’ultima gara di Formula Uno della scorsa stagione tra Hamilton e Verstappen: sosta e si ricomincia. E vediamo chi vince allo sprint».

Messa così sarà tutto bellissimo.

«Esatto. Adesso ci saranno tante partite ravvicinate e poi la sosta per il Mondiale. Sono componenti diverse che renderanno unico questo campionato, un po’ come quello che successe nella stagione del Covid, che alla fine forse penalizzò la Lazio, che era lanciata prima dello stop. In pratica, dopo il Qatar, bisognerà fare due preparazioni: una per quelli che sono andati al Mondiale e l’altra per quelli che sono rimasti in sede. L’allenatori e il suo staff avranno un ruolo fondamentale in tutto questo. Sarà tutto nuovo, perché manifestazioni del genere si sono giocate sempre d’estate e chi vi partecipava sapeva che poi sarebbe andato in vacanza. Invece stavolta si ricomincia. Anzi, si entra proprio nella fase più calda della stagione, e anche chi avesse vinto o fatto bene non può permettersi di staccare la spina, come accadeva in passato».

In questo senso la Roma può essere avvantaggiata, visto che – purtroppo per la Nazionale – nel gruppo di José Mourinho ci sono tanti azzurri che non andranno in Qatar, così come Celik, Matic e probabilmente anche Smalling, Ibanez e Karsdorp.

«Certo. José potrà tenere i suoi vicino, senza neppure il rischio che corrano infortuni. Per un allenatore è senz’altro una cosa positiva, anche se mi lasci dire, da italiano, che la Nazionale che non partecipi al Mondiale è senz’altro una cosa triste».

D’altronde la crisi del nostro calcio lo si capisce anche dalla caccia ai parametri zero, con cui Roma e Juventus hanno costruito il loro mercato.

«E hanno fatto bene. Ci sono dei conti da far quadrare e non si possono correre dei rischi. E poi c’è da dire che giallorossi e bianconeri hanno fatto un gran mercato. Pensi a Pinto che, spendendo solo 7 milioni per Celik, ha portato a casa tanti campioni. Peccato per l’infortunio di Wijnaldum, ma è arrivato Camara, senza contare Belotti, tipico giocatore che può piacere ai tifosi».

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Rassegna stampa

Belotti alla Roma, attesa finita: prima da romanista allo Stadium

Finalmente, dopo mesi di silenziosa attesa, il Gallo può tornare a cantare e ad alzare la cresta. Prima di sabato, giorno in cui teoricamente potrebbe entrare allo Stadium con una casacca non granata addosso, Andrea Belotti diventerà l’attaccante di scorta della Roma, voluto, corteggiato e convinto direttamente da José Mourinho e dalle telefonate degli amici Dybala e Pellegrini.

Come riporta la Stampa dettato dai numeri su cui i Friedkin hanno trattato l’imminente Settlement Agreement (con piccole limitazioni sul mercato), con l’Uefa, il gioco d’incastri che ha tenuto la riserva di extralusso prigioniera della parola data, per oltre un mese, si è finalmente sbloccato: nonostante lo stallo con il Bologna per Shomurodov e l’ennesima fumata nera registrata ieri dal fronte Kluivert-Fulham, il gm Tiago Pinto è riuscito a sistemare i dettagli della cessione a titolo definitivo di Felix alla Cremonese.

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Calciomercato

Roma, Matic è sbarcato nella capitale. Ok le visite mediche, domani le firme (VIDEO FOTO)

Il secondo colpo dell’estate giallorossa, dopo Svilar, è Nemanja Matic. Il serbo intorno alle 10.00 è sbarcato all’aeroporto di Ciampino. Foto di rito con i cronisti presenti e sorrisi, prima di essere prelevato dallo staff giallorosso e condotto a Villa Stuart per le visite mediche.

Nel pomeriggio, salvo sorprese, le firme sul contratto annuale con opzione per un’altra stagione, accettato qualche giorno fa su espressa richiesta di Josè Mourinho.

Dopo aver svolto le visite mediche a Villa Stuart, il serbo si recherà in albergo senza raggiungere Trigoria. Previste domani le firme e probabilmente l’annuncio ufficiale. 

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Infermeria

Roma-Venezia, Zaniolo in tribuna

Nicolò Zaniolo non sarà a disposizione di Josè Mourinho per l’ultima di campionato all’Olimpico contro il Venezia. Il 22 giallorosso ha rimediato nelle scorse ore un leggero affaticamento muscolare che per precauzione ha spinto lo staff sanitario a tenerlo a riposo. Seguirà il match dalla tribuna.

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APPROFONDIMENTI

Graziani a RS: “Mourinho finora non è stato un valore aggiunto”

“La Roma continua a regalare mezze partite agli avversari, a parte l’occasione da gol di Zaniolo, i giallorossi nel primo tempo sono stati surclassati dall’Inter. Poi nella ripresa c’è stato maggiore equilibrio, ma se in 95 minuti si gioca a calcio solo per 25, non si fa mai giorno”. Questo il pensiero di Ciccio Graziani espresso ai microfoni di Retesport, nel corso di 1927.

“Mourinho sicuramente parlerà con la società in vista della prossima stagione. Da questo tecnico era legittimo aspettarsi qualcosa di più, al momento le cose migliori Mourinho le ha fatte a livello mediatico. Sono sempre i giocatori ad andare in campo e a fare la differenza, ma al momento, a questa Roma, il portoghese non ha dato quel plusvalore atteso al momento del suo avvento nella capitale. Ho visto giocare bene la Roma 7-8 partite, ci sono stati anche diversi torti arbitrali, ma complessivamente rispetto alla scorsa stagione questa squadra non esprime evidenti miglioramenti”

Riascolta qui l’intervento integrale

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Rassegna stampa

José sfata il tabù: «Visto? Battuta una big. E ora con i Friedkin posso stare sei anni»

La Roma vince per 4-1 sul campo dell’Atalanta e José Mourinho in tv rivendica orgogliosamente la fine del tabù contro le big. «Dovevamo arrivare qui e sorprendere tutti, soprattutto quelli che ci ricordavano che erano da mesi che la Roma non vinceva una sfida contro una grande. Ora, invece, non battiamo una big da 22 minuti e mezzo. Questa vittoria serve anche per cambiare mentalità», dice. E il feeling col club, comunque, resta forte: «Nella Roma resterei sei anni (come Gasperini, ndr). È un tipo di progetto che mi piace, ma serve qualcosa di più. Ora siamo limitati, se questo poco di più arriva, fra due-tre anni possiamo far bene».

Fonte: Gazzetta dello Sport

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APPROFONDIMENTI

Roma, col Toro ‘rebus’ centrocampo: tutte le opzioni per Mou

Salvo miracoli dell’ultim’ora di Cristante, Josè Mourinho già da ieri sera dopo la scorpacciata di gol contro lo Zorya, sta riflettendo su quale centrocampo schierare contro il Torino. Partita importante per i giallorossi che non vincono in campionato tra le mura amiche dalla sfida con l’Empoli di inizio ottobre, che si inquadra inoltre in un turno che vedrà di fronte Napoli-Lazio e Juventus-Atalanta.

Juric scenderà in campo con il consueto 3-4-2-1 con Lukic e Pobega in zona centrale e Linetty in appoggio a Brekalo e Belotti. Dunque una cerniera di centrocampo dotata di ottimo passo e fisicità. Il problema dello Special One è che per la prima volta in stagione non avrà a disposizione Cristante e Veretout contemporaneamente. Assente come noto anche Villar per covid. Con le scelte europee Mourinho ha certificato di non credere più in Diawara (che non vede il campo da Bodo-Roma di oltre un mese fa). L’opzione più facile sarebbe dunque Darboe, ma il gambiano ha reso in maniera decisamente altalenante nelle ultime settimane, tanto da rimediare un’esclusione dalle convocazioni contro il Venezia prima della sosta. Impossibile immaginare Bove dall’inizio, che non ha giocato neanche un minuto contro gli ucraini.

Tornato a disposizione mercoledì, Vina ieri non è stato convocato anche per non rischiare inutili ricadute, visto il campo appesantito dalle ingenti piogge cadute sulla capitale nelle ultime 48 ore. L’impiego dell’uruguaiano coinciderebbe con il ritorno alla (tanto amata) difesa a quattro, ma il problema della coppia dei mediani resterebbe. Lorenzo Pellegrini e Mkhitaryan sono le due certezze di Mou: giostreranno dall’inizio nel ruolo di mezzali, con compiti e funzioni speculari a quanto visto a Genova, con l’augurio che il capitano smaltisca i nuovi fastidi al ginocchio accusati a Marassi.

Un’altra soluzione, adottata da Fonseca due anni fa sempre in emergenza, potrebbe essere quella di Mancini a centrocampo, ma in quella occasione la Roma continuò a giocare 4-2-3-1 e di fatto l’azzurro (ieri 100esima presenza con la maglia giallorossa) giostrava da libero a ridosso dei due difensori. Un’opzione che Mourinho difficilmente prenderà in considerazione. Nel ruolo di mezzala infine potrebbe essere confermato Carles Perez, dopo l’ottima prova di ieri, ma rischierebbe di essere uno schieramento eccessivamente offensivo. Oggi e domani le prove tattiche, che certamente il tecnico giallorosso terrà nascoste per non dare vantaggi al suo collega croato.

Ip.1 3-5-2
Rui – Mancini-Smalling-Ibanez – Karsdorp-Pellegrini-Darboe-Mkhitaryan-El Shaarawy – Zaniolo-Abraham

Ip.2 4-2-3-1
Rui – Karsdorp-Mancini-Ibanez-Vina – Darboe-Mkhitaryan – Zaniolo-Pellegrini-El Shaarawy – Abraham

Ip.3 3-5-2
Rui – Ibanez-Smalling-Kumbulla – Karsdorp-Pellegrini-Mancini-Mkhitaryan-El Shaarawy – Zaniolo-Abraham

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APPROFONDIMENTI

Friedkin, un anno per ricostruire la Roma: tutte le tappe della rivoluzione texana

FOCUS RS – Un anno doveva essere e un anno è stato. Guido Fienga ha concluso ieri il suo mandato nel ruolo di amministratore delegato della Roma. Una notizia che era nell’aria da diversi giorni, complice l’indicazione temporale che i Friedkin avevano manifestato al diretto interessato sin dal loro insediamento. Fienga doveva essere un traghettatore e tale è stato fino a ieri. L’ultimo dirigente – in ruoli apicali – legato alla vecchia gestione è stato sostituito da un manager di grande respiro internazionale, Pietro Berardi, che almeno nelle intenzioni dei Friedkin, amplificherà il percorso di crescita del brand Roma a livello mondiale. La scelta nasce dalla necessità di dotarsi di una figura che rappresenti appieno la filosofia della nuova proprietà. Fienga ha avuto l’indubbio merito di accompagnare il club nella fase più delicata della sua storia recente, tenendo uniti i fili quasi spezzati della trattativa tra Pallotta e i texani, quando tutto o quasi sembrava definitivamente sfumato. In mezzo una pandemia che acuito le difficoltà economiche del club. Ma facciamo un passo indietro.

Nella foto: Guido Fienga (Foto Gino Mancini)

I texani sono sbarcati nella capitale ufficialmente nell’agosto 2020 e hanno scelto un approccio silenzioso e riflessivo. Hanno trascorso diverse settimane ad analizzare la Roma, comprenderne meglio i meccanismi interni, probabilmente scrutarne le reali criticità, non solo finanziarie. Mesi per rivoluzionare la Roma, alimentando il vento del cambiamento. The wind of change‘, cantavano gli Scorpions, colonna sonora perfetta per descrivere i passi lenti ma ponderati di Dan e Ryan Friedkin nell’emisfero romanista. La navicella dei nuovi proprietari ha assestato dunque i primi colpi, delle vere e proprie picconate alla facciata di Trigoria, dopo anni di evidente deterioramento. 

L’arrivo di Stefano Scalera è stato il primo in ordine di tempo: uomo della pubblica amministrazione e stimato professionista anche in ambienti politici, gli è stato affidato il compito principale di resettare e riavviare il fascicolo relativo allo stadio. Addio al progetto di Tor di Valle e un nuovo tortuoso viaggio da affrontare, questa volta con l’obbligo categorico di edificare un impianto sportivo in pochi anni. Contestualmente è arrivata la creazione del ‘Roma Department’ diretto da Francesco Pastorella, per incentivare la lodevole attività solidale che il club già da diversi anni svolge sul territorio, con l’obiettivo però anche di riavvicinare la Roma ai suoi tifosi con innumerevoli iniziative che rispecchiano la volontà della proprietà di legarsi sempre di più al tessuto sociale della città.

Successivamente è stato il turno del comparto sportivo e la scelta a sorpresa è ricaduta su Tiago Pinto. I Friedkin non hanno preferito percorrere la strada più agevole, del calcio nostrano, strettamente connessa alla logica del direttore sportivo che accentri su di sé tutti i poteri. Troppi denari sperperati negli scorsi anni, troppi personalismi. Hanno ricercato sul mercato internazionale il profilo di un professionista giovane, ma che avesse già maturato importanti esperienze in club di caratura internazionale e in grado di poter supervisionare il lavoro di tutti i collaboratori tecnici, a 360 gradi. 

Da qui a cascata è subentrata anche la necessità di inserire figure credibili e di assoluto valore in alcuni ruoli apicali del settore sportivo: inutile citare l’importanza dell’ingaggio di Josè Mourinho in panchina, un manager di caratura mondiale, che ha riacceso in città la fiammella della passione sportiva, in parte sopita nell’ultimo triennio di insuccessi e delusioni.

Il settore giovanile ha accolto poi Vincenzo Vergine, come nuovo responsabile del settore giovanile, dopo oltre 20 anni di apprendistato e proficuo lavoro al fianco di Pantaleo Corvino e non solo. Parallelamente la conferma di quei soggetti che in questi anni hanno certamente contribuito a sviluppare il serbatoio giallorosso, ridisegnando però le logiche dello scouting: evitare investimenti monstre su giovani stranieri e valorizzare appieno il bacino d’utenza locale e nazionale con una mission principale: costruirsi dentro casa i campioni del futuro. Parallelamente Pinto e la proprietà si sono dedicati ad un annoso problema, che da anni attanaglia la Roma sul campo. Gli infortuni. Ad inizio anno la sinergia con la clinica svizzera Klinik Gut di St. Moritz, diretta dal Dott. Georg Ahlbäumer. Poi è stato rivoluzionato l’intero settore medico-fisioterapico e Pinto ha ricreato anche un settore scouting di livello, smantellato nelle precedenti stagioni dall’arrivo di Monchi in poi.

Non poteva mancare uno sguardo al settore della comunicazione: negli scorsi mesi la società ha annunciato di aver ingaggiato Maurizio Costanzo come advisor esterno della comunicazione. Giornalista, conduttore e autore radio-televisivo, pioniere dell’emittenza commerciale, ma soprattutto personaggio che dovrà indirizzare la Roma verso un nuovo modo di comunicare se stessa all’esterno, nell’emisfero locale ma anche in quello nazionale.

Le altre nuove figure: Lombardo (segretario generale), Van Den Doel (direttore marketing), Murgo (capo del personal) Krauss (capo della sicurezza), Vitali (responsabile ufficio legale). Infine ieri si è chiuso definitivamente il cerchio con lo sbarco – ancora virtuale sarà operativo tra qualche settimana – del nuovo CEO e direttore generale Pietro Berardi: una formazione scolastica e professionale tra Italia e Stati Uniti, poi operante nel board di multinazionali del calibro di Sheel, Nissan, Pirelli (Nord America) e Fiat Chrysler. Pacifico che la conoscenza con i Friedkin sia sorta nell’ambito del settore dell’automotive, ma le referenze di Berardi sono di assoluto livello. Non un uomo proveniente dal calcio, ma una figura che sappia abbinare managerialità e sviluppo dei progetti aziendali in linea con la filosofia dei Friedkin: rendere la Roma, in maniera stabile e duratura, un club di caratura mondiale.