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Le leggi di Mourinho: sulle regole non si scherza, ma c’è un premio per chi lavora

 Non è una questione di semplici errori, perché quelli José Mourinho li perdona e li corregge. Al massimo, durante le riunioni a Trigoria, si arrabbia un po’ più del solito. È invece una questione di atteggiamenti. Su quelli il tecnico portoghese non transige. In campo, vedi la partita contro il Bodo/Glimt, e nello spogliatoio.

Come scrive La Gazzetta dello Sport, se è convinto che qualche giocatore sia sceso sul terreno di gioco, a maggior ragione davanti a 400 tifosi giunti fino al Circolo Polare Artico, con poca cattiveria, pensando di fare una scampagnata, lui non ci passa sopra. Se qualcuno, poco prima del riscaldamento, passa il tempo su Instagram invece di ascoltare le indicazioni del preparatore, lui lo nota. E provvede. Quelli che sono passati alla storia come gli “epurati di Bodo” e cioè VillarMayoral, Diawara  e Kumbulla sono stati il caso più eclatante.

Oltre agli atteggiamenti in campo Mourinho vuole poche, ma significative, regole fuori. Quando qualcuno esagera, però, si regola di conseguenza. E quindi manda Felix in Primavera perché è tornato all’alba dalla discoteca e non fa giocare Zaniolo dall’inizio a La Spezia un po’ perché anche lui aveva fatto serata, da infortunato, e un po’ perché alcuni atteggiamenti prima della partita con il Verona non lo avevano fatto impazzire. Considerando, poi, l’impatto che ha avuto Nicolò sulla partita, domenica scorsa, nel secondo tempo, è evidente che Mou abbia saputo toccare i tasti giusti.

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Mourinho e la Roma spariscono in discoteca

È giusto usare un ragazzino di 19 anni, arrivato a Roma un anno fa dopo un’infanzia difficile, come un esempio vivente? Punirne uno per educarne una trentina. A novembre, Felix Afena Gyan era il ragazzo volenteroso da premiare per il suo impegno, che aveva prodotto grazie a due gol la vittoria sul campo del Genoa. Scrive La Repubblica, era lo strumento per dire a tutta la squadra “prendete esempio”, con quell’incoronazione pubblica in favore di telecamera, col dono delle scarpe da 800 euro.

Un’ostentazione. Come la punizione di oggi. Lunedì Mourinho ha usato di nuovo Felix, ma per mandare un altro avviso ai naviganti: chi sbaglia, paga. Esponendolo alla gogna pubblica, dopo averlo pubblicamente esaltato. Poco importa che Zaniolo ed El Shaarawy avessero fatto lo stesso, una settimana prima, con presenze in discoteca documentate nella notte dopo una partitaccia della squadra a cui non avevano potuto partecipare.

Forse, agli occhi di Mourinho, quello di Felix è stato una sorta di tradimento, dopo tutto ciò che aveva fatto per il ragazzo. O magari ha semplicemente colto, nel reiterarsi di questa abitudine, una pericolosa deriva da arginare con le brutte. Uno scarso interesse del suo gruppo per le sorti della squadra, soprattutto da parte di chi in quel momento non fa parte del gruppo sceso in campo.

È come dire ai giocatori: “Vi interessa davvero della Roma? Importa ancora a qualcuno, qui dentro?” Restano però delle domande che le scelte di Mourinho lasciano inevase: è giusto punire un ragazzo che dalla trasferta era stato escluso per un infortunio, e non per qualche capriccio? È giusto punire lui per la sua età rispetto ai più grandi e ricchi compagni? O è soltanto un po’ più facile?

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Brioche, gin tonic e presunzione: l’esempio già rimosso del Capitano

Tre parole: vita d’atleta. Cos’è la vita d’atleta? Elevata conoscenza delle regole, massimo ascolto e massimo rispetto del proprio corpo, corretta interpretazione della realtà, che sia dilettantismo o professionismo. Come scrive Repubblica, una condizione esaltante e insieme complessa. Se poi c’è anche il talento, meglio. Ma prima occorre altro: occorre definire il perimetro.

Cosa manca alla Roma? Parecchia roba. Stando ai fatti, recenti e meno recenti, sino alla messa fuori rosa di Felix, manca anzitutto una struttura in grado di prevenire le alterazioni individuali allo schema di base: qualcosa che faccia capire ai calciatori, senza forzature, anzi prospettando i sacrifici come un traguardo di cui andar fieri, quanto sia affascinante ottenere risultati attraverso un percorso rigoroso, predeterminato e personalizzato: dalla cultura di sé all’applicazione fisica e mentale durante l’allenamento, passando per l’attenzione al riposo e la cura dell’alimentazione. A fare di testa propria c’è solo da perderci.

Lo sport è come le tabelline. A qualsiasi livello, funziona soltanto se tre per quattro fa dodici.Bisogna incasellare i punti chiave. E mai saltarne uno. Licenze sì, ma con giudizio. Quando giorni fa scrivevamo che ai ragazzi una festa è pur concessa non immaginavamo che quella sera in maschera nascondesse un modus operandi, un mollare progressivo delle tensioni sane per favorire orari malsani. Ci vuol poco per passare dal collegio all’anarchia. Felix avrà avuto davanti a sé cattivi maestri nascosti dietro la maschera dell’amico da emulare.

Ma possibile che nessuno si ricordi di un Peter Pan che è arrivato a giocare sino a 41 anni? Non parliamo di 50 anni fa ma di 5. Possibile che Totti non sia un esempio? Come fece a tener duro sino a quell’età? Con l’applicazione, la motivazione, le rinunce. Lui può dirci cosa si prova, cosa sia mai quel senso di pace che arriva quando fai a meno di una cosa per guadagnarne altre, più virtuose e gratificanti. Sembra che alla Roma, storicamente, certi concetti fatichino a passare. Si dice che spesso un giocatore viene a Roma attratto dalla potenziale dolce vita. Pare una semplificazione. Ma forse non lo è.

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Zaniolo, parla la madre: “Querele per minacce alla mia famiglia” – FOTO

Dopo gli insulti e le minacce di ieri, apparsi nella scuola della sorella di Nicolò Zaniolo, a rispondere è la madre. Francesca Costa tramite una storia sul suo profilo Instagram ha ufficializzato che la famiglia presenterà la querela. Ecco le sue parole:

Alla luce di quanto avvenuto – peraltro ampiamente riportato dagli organi di stampa -riguardo vili minacce, gravi ingiurie e vergognose aggressioni verbali da parte di terzi nei confronti della nostra famiglia -e soprattutto di una minore all’interno di un’Istituto scolastico- abbiamo conferito mandato all’Avv. Antonio Conte, del Foro di Roma, di presentare formali querele nelle sedi opportune, in primis presso la Polizia Postale al fine di individuare gli account social responsabili di tali condotte. Abbiamo dato mandato al nostro legale di valutare, anche articolo apparsi su alcuni giornali che hanno posto in essere una vera e propria istigazione alla violenza nei confronti di nostro figlio Nicolò“.

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Roma al toto-rinnovi: da Mkhitaryan a Zaniolo, sette in ballo per prolungare

 Sette nomi, sette rinnovi, sette situazioni da affrontare e risolvere il prima possibile. Sono i sette con cui presto si dovrà confrontare Tiago Pinto, il general manager giallorosso, i sette contratti che ballano da tempo e che per ora sono a tutti gli effetti congelati.

Già, perché la Roma – scrive La Gazzetta dello Sport – ha deciso di rinviare ogni discorso alla fine della stagione agonistica, anche per evitare possibili malumori della piazza intorno ad alcuni giocatori che evidentemente non stanno rendendo come ci si aspettava ma che – però – sono ugualmente pronti a bussare a denari, per rinnovi o adeguamenti contrattuali. Fattispecie che a molti tifosi proprio non va giù.

Per un po’, soprattutto tra novembre e dicembre scorso, le strade di Mkhitaryan e della Roma sembravano destinate a separarsi. Con il passaggio alla difesa a tre, invece, Mkhitaryan è tornato a brillare e ad essere utile come non mai. Tanto che Mourinho l’ha elogiato più volte, anche per la sua duttilità tattica.

Così le sirene che arrivavano dalla Russia (con il Krasnodar e lo Spartak Mosca pronti a ricoprirlo di rubli) si sono pian piano allontanate, per poi spegnersi definitivamente in questi giorni anche a causa del conflitto bellico in Ucraina. Certo, le condizioni fisiche del suo agente – Mino Raiola – non hanno aiutato le operazioni di rinnovo, ma Mourinho è stato chiaro: Micki serve ancora e la Roma presto lo chiamerà per mettersi a tavolino e trovare l’accordo per un altro anno, il quarto in giallorosso.

Poi, non fosse altro per ordine temporale, le scadenze più imminenti sono quelle di Smalling ed El Shaarawy, i cui contratti si concludono tra poco più di un anno. Qui la strada è semplice: o si rinnova o i due rischiano seriamente di finire sul mercato già a giugno. Anche se per entrambi non sono previste offerte clamorose, anzi, complice anche l’età e gli stipendi molto alti. Più facile che la Roma arrivi ad un rinnovo con tutti e due, magari fino al 2024,

E poi ci sono quelli che vanno in scadenza nel 2024, tra cui fino a qualche giorno fa era presente anche Mancini. Che, però, ha visto rinnovato il suo contratto fino al 2026, seppur alle stesse condizioni di prima. Ecco perché a giugno ci si sederà anche con lui, per allungarlo fino al 2027 a condizioni diverse (circa 3 milioni a stagione).

Ovviamente, il caso più spinoso è quello legato a Zaniolo, con il giocatore che vuole arrivare a guadagnare 4 milioni di euro, con bonus facili. Ci sarà da lavorarci su, ma la Roma ha voglia di trovare una soluzione condivisa.

È invece tutto fermo sui fronti legati a Cristante Veretout. I primi colloqui con i rispettivi agenti sono stati interlocutori, siamo lontanissimi in entrambi i casi da una fumata bianca. E forse anche perché la Roma sa che con loro due può fare cassa. E nell’organico attuale non sono molti i giocatori che possono sistemare i conti…

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Futuro tesoretto: Under e Lopez via, in arrivo 40 milioni grazie ai prestiti

Quasi ventuno milioni sono già sicuri, altri 14 sono probabili, almeno un’altra decina sono quelli che la Roma spera di portare a casa, a fine stagione, dai giocatori in prestito in giro per l’Europa. Quarantacinque milioni, euro più o meno, che farebbero molto comodo alle casse di Trigoria.

Come scrive La Gazzetta dello Sport, sono già scattate le condizioni per il passaggio definitivo di Cengiz Under e Pau Lopez al Marsiglia – per lo spagnolo prevista comunque una minusvalenza di 1.4 milioni di euro -. Altri 14 dovrebbero arrivare dal riscatto di Justin Kluivert da parte del Nizza – per l’olandese stanno maturando le condizioni che farebbero scattare il trasferimento definitivo

Per quanto riguarda Alessandro Florenzi, poi, i giallorossi vorrebbero cederlo al Milan per 5 milioni – plusvalenza netta -, ma con Massara e Maldini non si sono ancora intavolati discorsi. Quel che è certo è che Florenzi, alla Roma, non tornerà. Così come Mayoral, finito al Getafe con Villar. Il centrocampista, però, nella Capitale potrebbe fare ritorno, anche se a Trigoria si cercherà di cederlo a titolo definitivo.

I giallorossi cercheranno un acquirente definitivo anche per Reynolds, e anche Robin Olsen non tornerà a Trigoria. Chi invece dovrebbe rientrare alla base è Riccardo Calafiori, ora in prestito al Genoa, che gode della fiducia della società. Altri giovani in prestito: Milanese può rientrare o rimanere un’altra stagione in prestito, mentre si tenta di piazzare definitivamente Coric, attualmente allo Zurigo. Bianda è titolare fisso al Nancy e può fruttare 3 milioni circa, e i giallorossi tenteranno di ricavare qualcosa anche dalla cessione di ProvidenceBouah e Pezzella.

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Giù le mani da Zaniolo

L’occhio fa paura, la botta è stata davvero forte. C’è una fratturapiccola, al naso. Lo sguardo sembra più quello di un pugile che non di un calciatore, ma non deve operarsi, almeno per ora.

Nicolò Zaniolo, scrive Il Messaggero, posta l’immagine del suo volto provato, se non lo fa lui, ci pensa la Roma e la foto è quasi uno spot: guardate cosa è successo, lasciatelo in pace. Nick si allena regolarmente ed è pronto a riprendersi il posto da titolare contro l’Atalanta.

Ieri mattina, il risveglio non è stato dei migliori, però: a La Spezia, nei bagni della scuola della sorella, sono apparse scritte minacciose nei suoi confronti: “Zaniolo ti picchiamo quando vogliamo”, “Traditore“, “Pur di fare il romanista ha disonorato la tua città. Stai attento Spezia non dimentica“, “Uomo di “, “Ti odio“, così tanto per fare qualche esempio. Siamo al bullismo.

Minacce indirizzate a lui e quindi intimidatorie per tutta la sua famiglia, che proprio a La Spezia vive e lì lui è cresciuto. I messaggi, con relative foto, sono stati rilanciati proprio da Benedetta, sorella dell’attaccante della Roma attraverso la sua pagina Instagram: “I piccoli uomini siete voi. Curatevi dall’odio e dall’invidia“, così ha risposto la sorella di Nicolò.

Anche il giorno prima, la mamma Francesca, ha dovuto rispondere a insulti, arrivati sempre via social. Nicolò, che ha trascorso la domenica sera e il lunedì con i genitori, aveva paura ad uscire, avendo già percepito in città l’aria minacciosa nei suoi confronti. I tifosi spezzini hanno preso male l’atteggiamento di Nicolò al momento gol di Abraham.

Secondo loro non doveva esultare per rispetto dello Spezia, che tra l’altro qualche anno fa gli aveva chiuso le porte: veniva dalla Fiorentina e nel club ligure non c’era posto per lui. Il papà, Igor, è andato a parlare con il preside della scuola, il Liceo Mazzini: i bagni sono stati chiusi, in attesa dell’indagine della Digos, a caccia dei responsabili e il papà ha sporto denuncia alla Polizia.

Zaniolo è sempre al centro di tutto, nel bene e nel male, se anche la sua La Spezia gli gira le spalle, diventa dura. Ormai, come succedeva a Totti, viene fischiato in quasi tutti gli stadi: è il calciatore più temuto e lui risponde spesso alle provocazioni. E ora si avvicina il derby e i laziali non lo tratteranno bene, specie dopo il gestaccio dell’andata verso la tribuna Monte Mario.

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Alla scoperta dei Friedkin

Dan Friedkin? Un uomo belloccio, elegante, un signore d’altri tempi“. Come scrive Il Tempo, ad apporre l’etichetta di British gentleman sul presidente della Roma è una sua vicina di casa, la nota attrice di teatro Francesca Benedetti, che abita giusto due piani più sotto, nello splendido stabile in stile umbertino di una signorile via del quartiere Parioli.

Entrando nell’ingresso del palazzo si viene avvolti da un’atmosfera d’altri tempi: le pareti in travertino, i soffitti impreziositi da raffinati stucchi decorativi, la guida rosso porpora sulle scale che accompagna il visitatore fino all’ascensore, uno di quelli che non si vedono più, con la cabina mobile in legno, la porta in ferro battuto e persino la panchetta per sedersi. “L’ho incontrato proprio uscendo dall’ascensore, mi ha salutato e tenuto la porta aperta. Un uomo molto gentile, sobrio, non si direbbe che è americano – ha raccontato la frizzante Benedetti – Ma qui non si vede spesso, questa per lui è una casa d’appoggio, perché è sempre in viaggio. Ti accorgi se c’è solo dal via vai di camerieri in ascensore“.

I Friedkin infatti organizzano di frequente cene in casa (per le quali ricorrono spesso agli ordini a domicilio dai ristoranti) e ogni tanto tra i loro ospiti si vede anche qualche calciatore.

Nessun festino sfrenato. Chi li conosce li descrive come persone semplici e pacate. L’unica festaiola della famiglia sembrerebbe essere la figlia Savannah, che ama organizzare dei party con gli amici, approfittando delle quattro meravigliose terrazze che contornano l’appartamento. Ma tra i rampolli di Dan, il più assiduo frequentatore di casa è sicuramente Ryan, che pur avendo un suo appartamento in centro, a volte preferisce fermarsi a dormire da papà.

 Neppure una colf fissa al servizio della signora Debra, che con discrezione segue il marito nei suoi soggiorni romani. “Discrezione” è infatti la parola d’ordine di questa famiglia e qui, nei paraggi della loro dimora romana, tutti sembrano seguire la linea dettata da mister Dan e nessuno si azzarda a parlare di lui. Anche perché è proprio lui il primo a non parlare con nessuno: mai un caffè al bar o all’edicola, mai una passeggiata, mai una chiacchierata. Al massimo si concede a un frettoloso “Buongiorno” prima di salire su una della quattro auto con autista che sono sempre a disposizione per prelevarlo all’ingresso del portone. Le brevi comunicazioni di servizio passano tramite la sua assistente di fiducia o la tastiera del cellulare.

Già, perché il magnate texano non ha ancora imparato una sola parola di italiano e, quando ha bisogno di comunicare direttamente con qualcuno dello staff, digita le frasi su Google Translate e poi mostra la schermata. Il maialino al girarrosto però almeno ha imparato a ordinarlo da solo e, quando decide di concederselo, percorre (sempre in auto) il chilometro scarso che lo separa dal ristorante “Molto”, di Viale Parioli.

Qui è considerato un habitué e per lui è sempre riservato il solito tavolo, quello più appartato. Avrebbe infatti deciso di continuare a concentrare il suo business sulla Roma, insistendo nel voler costruire “una squadra per vincere”, ma al tempo stesso sembra essere tornato a guardare a un’altra sua grande passione, il settore alberghiero, avendo recentemente concluso un’importante operazione per l’acquisto di un hotel nella Capitale.

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Il Corriere dello Sport: Felix sbaglia, Mourinho s’infuria e lo rimanda in Primavera

Il comportamento di Felix Afena-Gyan proprio non è piaciuto alla Roma, soprattutto a Mourinho che lo aveva portato in prima squadra a ottobre decidendo di scommettere su di lui. Come riporta l’edizione odierna del Corriere dello Sport, Felix, il cui comportamento in questi mesi è stato esemplare, sabato scorso ha commesso un passo falso, andando in discoteca con amici nonostante l’appello della società ad evitare ogni tipo di evento, in locali affollati o a feste fino a tarda serata. Anche in virtù del malumore che si era creato appena una settimana prima per l’uscita di Zaniolo ed El Shaarawy dopo il pareggio contro il Verona. Il diciannovenne ghanese invece ha scelto la serata, di divertirsi con gli amici in una famosa discoteca del quartiere Eur, con tante persone (e poche mascherine), rientrando a casa alle prime luci del mattino.  

 
La Roma lo ha scoperto, e non è stata affatto contenta. A cominciare da Mourinho che su di lui ha puntato, a volte scegliendolo al posto di altri attaccanti con ben più esperienza di lui. Non è servito molto tempo al club per scoprire l’accaduto, Mourinho e il suo staff dopo il giorno di riposo concesso lunedì, hanno deciso ieri di non farlo allenare con la prima squadra (è stato aggregato il giovane Persson) ma di rispedirlo in Primavera che ha ritrovato dopo ben cinque mesi di assenza. Mourinho su di lui ha scommesso e ci ha puntato forte, ecco perché questa bravata lo ha deluso, ecco perché è servita la tirata d’orecchie per fargli capire la lezione. Non è ancora chiaro se Felix resterà per un po’ di tempo con la Primavera o se tornerà ad allenarsi con la prima squadra da subito, sicuramente il ragazzo avrà capito di aver sbagliato e non commetterà più questo tipo di ingenuità.

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Roma, lievitano i costi del personale: 466 dipendenti e oltre 88 milioni solo nel primo semestre

La Roma ha pubblicato i dati ufficiali dell’ultima semestrale di bilancio. Nei meandri del lungo comunicato emesso dal club, è possibile evidenziare tra i costi di gestione quanto pesino sulle casse del club le spese per il personale sportivo e non.

Sono 466 i dipendenti totali della Roma, per un ammontare complessivo di circa 88,7 milioni di euro solo nei primi sei mesi di stagione (con un incremento di 10,7 milioni). Nel comparto sportivo si contano 63 calciatori, 96 allenatori, e altri 78 componenti del personale tecnico, per un organico complessivo pari a 237 unità. Il personale dirigente (15) e dipendente impiegato nel gruppo è invece costituito da 229 risorse.

 

8.2.2022 Inter vs Roma Coppa Italia Quarti di finale Sport; Calcio; Nella foto: Di Bello non mi toccare (Foto Gino Mancini)

Il costo del personale tesserato per i primi sei mesi del bilancio è pari a 78,4 milioni (70,9 milioni di euro al 31 dicembre 2020): si compone dei costi sostenuti per il personale tesserato (calciatori e staff tecnico) della prima squadra, del settore giovanile, e delle squadre del settore femminile. Il costo degli altri dipendenti, pari a 10,3 milioni, si riferisce al personale dirigente e dipendente

I costi consolidati ante ammortamenti e svalutazioni al 31 dicembre 2021, sono pari a 132,1 milioni di euro. Dunque il costo del personale sul dato complessivo pesa per circa il 66%.

Perdite e ricavi complessivi

La perdita di gruppo a tale data è pari a 113,7 milioni di euro, in peggioramento rispetto alla perdita di 74,8 milioni di euro del primo semestre del precedente esercizio. I ricavi al 31 dicembre dello scorso anno sono pari a 82,3 milioni di euro (98,7 milioni di euro al 31 dicembre 2020)