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Roma, i tre piani del mercato: il blocco Mourinhiano, gli esuberi e le priorità

(di Francesco Oddo Casano) – Ancora qualche ora di relax in Portogallo, poi per Tiago Pinto arriverà il momento di allacciare le cinture, accendere i motori e iniziare un lungo viaggio nei tortuosi viali del calciomercato estivo. Una sessione che dovrà consegnare a Josè Mourinho una Roma più competitiva rispetto alla stagione appena conclusa con la vittoria della Conference League. Sono tre i piani principali di lavoro che coinvolgeranno il GM giallorosso e i suoi collaboratori: mantenere più o meno intatto il blocco di calciatori su cui Mou ha costruito le basi della sua prima Roma; le priorità in entrata; la necessità di piazzare diversi esuberi, tra calciatori attualmente in rosa e ragazzi che rientreranno dai prestiti.

25.5.2022 Conference League Finale : Roma vs Feyenoord Nella foto: Tiago Pinto (Foto Gino Mancini)

Su queste direttrici chiare, Pinto dovrà innestare anche una necessità finanziaria: realizzare un mercato sostenibile, senza ad oggi obbligatori paletti in termini di attivo di bilancio, nonostante l’imminente possibile accordo con l’UEFA per un graduale rientro nei paletti del nuovo regolamento finanziario, varato dopo l’addio al vecchio FFP.

Il Blocco Mourinhiano

Tra i titolari Mou otterrà la conferma dei seguenti calciatori: Rui Patricio, Mancini (rinnovo fino al 2027 da ratificare nei prossimi giorni), Ibanez, Kumbulla, Karsdorp (non da titolare inamovibile), Cristante (su cui è cambiato lo scenario, dopo l’imminente addio di Mkhitaryan), Spinazzola, Zalewski, Pellegrini e Tammy Abraham. Dieci pedine a cui aggiungere Svilar come secondo portiere, già ingaggiato, Kumbulla, Vina, Shomurodov e Bove che la società ha intenzione di riconfermare, oltre ad El Shaarawy che ad un anno dalla scadenza difficilmente rinnoverà ma ha un ingaggio troppo elevato per rintracciare oggi un’opzione migliore della Roma. Il conto sale a 16 con un grande punto interrogativo, che a mo’ di pendolo oscilla dall’addio alla permanenza con cambiamenti più o meni costanti: Nicolò Zaniolo.

Nic tra affetto, rinnovo e sirene

Mou non ne ha chiesto il sacrificio sul mercato e la proprietà è stata chiara con il suo entourage: per meno di 60 milioni Nic non si muove. La sua partecipazione (secondo qualcuno eccessiva) ai festeggiamenti per la vittoria della Conference certificano il grande affetto del 22 per la piazza giallorossa, ma la questione rinnovo è una spina acuminata nella storia tra Zaniolo e la Roma. Difficile, se non impossibile, che Pinto offra a Vigorelli gli stessi soldi che attualmente percepiscono Abraham e Pellegrini. Il tetto sarà intorno ai 3.5, prendere o lasciare. La valutazione imposta dai Friedkin rassicura però, sempre nello scenario attuale, tutti coloro che vorrebbero fortemente la sua permanenza a Roma.

Il totale dunque è (sarebbe) di 17 calciatori e da qui si partirà per completare la rosa, tenendo conto ovviamente delle suddette priorità: due centrocampisti, di cui un top da inserire in cabina di regia (che rappresenterà salvo problematiche in corso di ritiro che nessuno si augura a Trigoria, il maggiore investimento), un esterno destro che possa rappresentare un upgrade sul piano soprattutto offensivo, con la postilla di Zalewski adattabile come già visto nel finale di stagione anche sulla corsia destra e in terz’ordine un generale restyling del fronte offensivo. Troppi pochi i gol segnati dai giallorossi, a parte il grande rendimento del duo Abraham-Pellegrini (41 reti totali). Si cercherà un vice-Zaniolo, un sostituto di Mkhitaryan se lascerà la Roma destinazione Milano, sponda nerazzurra, un vice Tammy e un altro trequartista/seconda punta.

Esuberi e Miki via?

Escludendo i tanti ex Primavera che la Roma dovrà sistemare e non considerando i tre-quattro ragazzi dell’attuale formazione di Alberto De Rossi che faranno parte della rosa della prossima stagione (su tutti Volpato), Pinto dovrà poi piazzare i seguenti calciatori: Kluivert di rientro da Nizza, Darboe, Veretout, Diawara, Villar, Felix, Calafiori, Carles Perez, Fuzato, Reynolds, Olsen, Coric.

Restano da verificare due situazioni particolari: Oliveira e Mkhitaryan, con il lusitano rientrato formalmente al Porto che spera in una chiamata definitiva da Trigoria, ma la Roma 13 milioni non li spenderà per il suo riscatto; l’armeno invece ha sul tavolo due proposte, quella nerazzurra e quella ribadita oggi dai dirigenti romanisti. Prendere o lasciare, con la sensazione che la chiamata di Marotta possa avere maggior fascino in questo momento storico per l’ex Arsenal. “Al 31 agosto la Roma sarà più forte di quella attuale” ha assicurato Pinto recentemente. In bocca al lupo.

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Roma in Europa League dalla porta principale: giallorossi primi nel Ranking ma il calendario sarà infernale

La Roma si è qualificata ieri sera per la prossima edizione dell’Europa League. Il successo col Torino è bastato ai giallorossi per strappare il pass diretto in attesa poi della finale di Conference League. Una competizione che varrà almeno una decina di milioni in più rispetto alla terza coppa europea.

La particolarità della prossima stagione riguarderà soprattutto il calendario, estremamente condensato a causa dell’anomala edizione dei Mondiali in programma a dicembre in Qatar. Si giocherà da inizio settembre ogni giovedì fino alla sosta per lasciar partire i nazionali. La Roma quasi certamente si presenterà come testa di serie assoluta nei sorteggi dei gironi, essendo oggi 11° nel ranking UEFA.

Il 26 agosto sono previsti i sorteggi dei gironi. Ecco il calendario

Fase a gironi (sorteggio 26 agosto 2022)
Prima giornata
: 8 settembre 2022
Seconda giornata: 15 settembre 2022
Terza giornata: 6 ottobre 2022
Quarta giornata: 13 ottobre 2022
Quinta giornata: 27 ottobre 2022
Sesta giornata: 3 novembre 2022

Playoff (sorteggio 7 novembre 2022)
Andata 
16 febbraio 2023
Ritorno 23 febbraio 2023

Ottavi di finale (sorteggio 24 febbraio 2023)
Andata 
9 marzo 2023
Ritorno 16 marzo 2023

Quarti di finale (sorteggio 17 marzo 2023)
Andata 
13 aprile 2023
Ritorno 20 aprile 2023

Semifinali
Andata 
11 maggio 2023
Ritorno 18 maggio 2023

Finale
31 maggio 2023 alla Puskas Arena di Budapest

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Inter-Roma, tra ritorni e incroci pericolosi: numeri e precedenti

A San Siro con l’obiettivo di blindare il quinto posto e fare uno scherzo all’Inter di Inzaghi in chiave Scudetto. E’ inevitabile però che la Roma prepari la sfida di sabato pomeriggio con più di un pensiero alla semifinale d’andata di Conference contro il Leicester.

Gli allenatori

Per Mourinho sarà un ‘ritorno a casa’ dopo quello già avvenuto nel match di Coppa Italia di qualche settimana fa. A distanza di 12 anni dal Triplete, lo Special One tornerà al Meazza e riceverà nuovamente una grande accoglienza dai suoi ex tifosi. Due soli precedenti per Mou contro l’Inter, entrambi persi malamente 0-3 e 0-2 nelle due sfide di questa stagione. Inzaghi invece ha battuto 6 volte la Roma in 14 incroci, con 3 pareggi e 5 sconfitte. 

I Precedenti in assoluto

Sono ben 177 i precedenti complessivi tra le due squadre, con 49 vittorie della Roma, 54 pareggi e 74 successi dell’Inter. Al Meazza la Roma ha vinto 15 volte (ma nessuna nelle ultime 4 uscite di campionato, con 3 pareggi e un KO), ha pareggiato 28 partite e ne ha perse 45. L’ultima vittoria contro i nerazzurri risale alla stagione 2016-17 quando i giallorossi si imposero per 3-1.

I Bomber

Edin Dzeko ritrova i giallorossi, dopo la rete nel match d’andata in campionato. Il bosniaco ha realizzato complessivamente 119 reti con la Roma in carriera, mentre quest’anno con l’Inter ne ha messe a segno 17, di cui 13 in campionato. Tammy Abraham – bomber assoluto in A nei big match – vuole la prima rete contro l’Inter, dopo aver segnato contro Juventus, Milan, Lazio e Atalanta.

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Mou ha blindato la difesa: crolla il dato degli expected goals concessi e Rui è primatista per clean sheet

Un’altra gara senza subire gol. La Roma ieri a Genova ha tenuto nuovamente la propria porta inviolata. Merito della fase difensiva giallorossa che nelle ultime settimane ha palesemente migliorato il suo standard concedendo sempre meno occasioni da gol agli avversari. Mourinho sembra esser riuscito, finalmente, a dare stabilità alla sua squadra, dopo una prima parte di stagione in cui la Roma dava la sensazione di essere spesso squilibrata.

6.1.2022 Milan vs Roma (Serie A) Sport; Calcio; Nella foto: Smalling Ibanez e Rui Patricio delusi (Foto Gino Mancini)

Intensità, singoli e atteggiamento del gruppo le chiavi

Non c’è solo una spiegazione dei miglioramenti difensivi della Roma. Indiscutibilmente però il punto di rottura è stato Roma-Juventus: quei sette minuti in cui i giallorossi hanno dilapidato una grande vittoria che oggi pesa come un macigno sulle sue reali ambizioni Champions. Al termine di quella sfida Mou picconò letteralmente i suoi: “I calciatori devono comprendere che non sono io che devo scendere al loro livello, ma loro devono salire al mio. Sono stati abituati a vivere in questa comfort zone mediocre da 6-7° posto”.

Parole dure che portarono ad un cambio definitivo di modulo, rifinito nelle ultime sfide con Mkhitaryan e Pellegrini alle spalle di Abraham, oltre alla conferma della difesa a tre. E i risultati sono cambiati: la Roma nelle ultime 10 gare di Serie A, coincise con 6 vittorie e 4 pareggi, ha incassato solo 7 gol. Il dato interessante è che in questo frammento di campionato la retroguardia giallorossa ha sempre concesso meno di 1 xGA a partita, con picchi di 0.3 contro lo Spezia o 0.4 proprio ieri a Marassi. La media è di 0.6, di fatto mezza gol a gara.

Per Rui Patricio sono 13 i clean sheet stagionali in campionato, nessuno ha fatto meglio in Serie A fino a questo momento. Handanovic per l’Inter e Szczesny nella Juve sono fermi a 12. 

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Petruzzi a RS: “Ripartirei da Mkhitaryan e Smalling”

“Una buona Roma, che ha meritato la vittoria contro l’Atalanta ma mi aspetto delle conferme nelle prossime gare”. Così Fabio Petruzzi a Retesport, nell’analisi della vittoria giallorossa contro l’Atalanta.

“Abraham è un fattore assoluto, migliora di gara in gara. Smalling e Mkhitaryan sono 2 calciatori da cui la Roma deve ripartire. Resto convinto che la rosa giallorossa non varrà la lotta Scudetto, ma non è da 7-8 posto. Mi auguro che Mourinho abbia trovato la formula giusta per valorizzare questa squadra”.

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‘God Save Tammy’: 13 gol nelle ultime 15 partite. In sette per superare i gol totali di Abraham nella Roma

FOCUS RS (di Francesco Oddo Casano)C’è Tammy Abraham a quota 18 reti in 32 apparizioni giallorosse, ma anche 7 legni colpiti e 4 assist. Poi c’è un piccolo-grande emisfero di giocatori offensivi, seconde e prime punte, che in questa stagione hanno fin qui faticato oltremodo a trovare la via della rete.

Tralasciando i numeri di Lorenzo Pellegrini che, da centrocampista offensivo, è andato a segno già 9 volte (più 5 assist), quasi tutte però concentrate nei primi mesi di stagione, viste le notevoli difficoltà fisiche accusate da dicembre ad oggi, Josè Mourinho guardando lo score degli altri attaccanti certamente non può sorridere. Particolare la situazione di Stephan El Shaarawy fermo a 6 sigilli stagionali, ma anche lui, come Pellegrini, ha cominciato ad accusare negli ultimi 40 giorni diversi stop che sembrano ormai far parte del suo bagaglio fisico.

3.10.2021 Roma vs Empoli (Serie A) Sport; Calcio; Nella foto: Abraham Pellegrini Zaniolo esultano (Foto Gino Mancini)

Nicolò Zaniolo ha avuto tante opportunità e tra pali e conclusioni sbagliate, finora ha messo a segno solo 4 gol in 28 presenze (quasi 2000 minuti giocati). Mkhitaryan è fermo a 3 ma ha la parziale attenuante di aver arretrato di diversi metri la sua posizione, visto che Mou ha deciso di riqualificarlo nel ruolo di regista in mezzo al campo. Eldor Shomurodov ha offerto invece un rendimento decisamente deludente. Pagato 17 milioni di euro più bonus, dopo un inizio folgorante, l’uzbeko si è perso, finendo nelle retrovie delle gerarchie di Mourinho. L’ex genoa ha siglato solo 4 reti. Felix è rimasto fermo alla doppietta (comunque da tre punti) in casa del Genoa, stesso score per Carles Perez che nel 2022 è stato utilizzato con il contagocce. Da aggiungere a questa lista anche la rete siglata da Mayoral in Conference League, prima dell’addio a gennaio.

Insomma servono 7 calciatori per un totale di 21 reti complessive in tutte le competizioni, per superare di poco lo score del solo Abraham, che è stato spesso criticato per la sua inefficacia sotto porta soprattutto nella prima parte di stagione. Il centravanti inglese ha trovato poi una regolarità impressionante andando a segno 13 volte nelle ultime 15 gare consecutive tra campionato e coppe. Le statistiche nel calcio non sono tutto, ma aiutano a comprendere come migliorare la rosa di una squadra. Non c’è dubbio che la Roma dovrà valutare anche questi numeri, in funzione delle prestazioni e del livello fisico di alcuni calciatori, immaginando di intervenire anche nel reparto offensivo nel prossimo mercato estivo. 

13.2.2022 Sassuolo vs Roma (Serie A) Sport; Calcio; Nella foto: Esultanza (Foto Gino Mancini)
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Sassi nello stagno

(di Francesco Oddo Casano) – C’è un principio ispiratore, che ha guidato Mourinho nella sua carriera fino ad oggi: “Ho i miei metodi d’allenamento, altrimenti farei un altro mestiere, ma continuo a pensare che la differenza la facciano i giocatori”. Pratico, efficace, reale. D’altronde Capello o Sacchi non avrebbero raggiunto straordinari successi senza il grande Milan degli invincibili, così anche il visionario Pep Guardiola non sarebbe stato Guardiola senza Messi, Xavi, Iniesta, Puyol etc, e così via.

Il calcio moderno è alimentato però anche da grandi avventure sportive costruite nel tempo non solo sulle qualità individuali. Il Chelsea di Tuchel ha un gruppo storico di grandi giocatori, che faticavano prima ad esprimere le loro potenzialità e sono migliorati contestualmente ad un’idea di gioco chiara, che li ha resi più forti, portandoli sul tetto del mondo. Il Liverpool di Klopp ha giovato di inserimenti di livello assoluto (Alisson, Salah su tutti) ma nel primo triennio non ha raccolto nulla, stappando l’era dei propri successi con una lenta ma inesorabile costruzione, fondata su un’identità riconoscibile. Insomma non esiste una strada univoca per vincere o un modello assoluto da inseguire. Nel suo piccolo l’Atalanta è una realtà vincente: stabilmente in Champions League da anni, in lotta al vertice del campionato, con un bilancio sano e un monte ingaggi risicato. Ma c’è un aspetto che non va mai dimenticato: nessuna squadra al mondo, che ha scritto la storia di questo sport o che ha semplicemente vinto, è entrata in campo non sapendo cosa fare. Non è questione di qualità estetica del gioco, ma di strategia e identità.

La Roma di Mourinho ha un grande limite, che non risiede forse solo nella qualità della rosa (più o meno scadente), nelle scelte dell’allenatore, negli errori commessi sul mercato. Queste sono componenti endemiche di un progetto che fatica a riconoscersi, ma perfezionabili col tempo. La Roma di Mourinho da settimane scende in campo e guardandosi allo specchio, non vede se stessa ma la proiezione di un gruppo statico, stantio, arido calcisticamente. E’ una formazione che trasmette un senso di apatia e impotenza, che la porta a sbagliare sistematicamente l’approccio alle partite, a regalare interi tempi di gioco o a rientrare, come ieri a Reggio Emilia nella ripresa, con i motori completamente spenti.

E’ evidenziabile però una inquietante involuzione. Perchè nella prima parte di questa stagione la Roma aveva un’identità chiara, innestata sul 4-2-3-1 (ma non è un problema di moduli) o quanto meno lavorava strenuamente per definirla. Squadra compatta, aggressiva, che creava un buon numero di palle gol e ogni tanto perdeva equilibrio, sopperendo però alle sue defaillance, con uno spirito ed un entusiasmo diversi dal recente passato. Si lottava, su ogni pallone, come se fosse l’ultimo, si aggrediva con coraggio. Il momento più alto? Roma-Napoli 0-0. Una gara condotta alla pari dai giallorossi contro una formazione lanciatissima in testa alla classifica.

C’erano state già delle cadute fragorose (Verona e Derby) ma la Roma convinceva per la voglia di provare a vincere tutte le partite. Poi alcuni errori arbitrali e alcune pesanti sconfitte nei big match hanno ridimensionato lo spirito, hanno quasi appiattito quell’istinto di sopravvivenza che la squadra mostrava in ogni gara giocata. Bodo è stato il primo momento di rottura: una debacle totale simile ad una coltellata che Mourinho non ha digerito (forse ancora oggi) e che ha portato a distinguere titolari e riserve in maniera netta, con tanto di epurazioni. Lodevole allora il tentativo del lusitano di scuotere la squadra anche tatticamente. Il cambio modulo ha inciso sulle variazioni di sistema. Mkhitaryan portato al centro del campo ‘perchè è il calciatore più intelligente, che sa leggere il gioco in anticipo‘. Zaniolo accentrato per assistere Abraham. Mosse che hanno accentuato un inevitabile principio: difendere e ripartire, in verticale ma che avrebbero dovuto far emergere anche una maggior capacità di controllo delle partite. Bergamo il momento più alto, una gara praticamente perfetta, sporcata però dalle solite disattenzioni difensive, che potevano costare care. Dopo quella sfida Mourinho si è sentito nuovamente tradito. Si aspettava un salto di qualità che non è mai arrivato. Poi la terza coltellata, contro la Juve, forse quella definitiva. In totale dominio del match, la Roma si è sciolta in sette minuti. Una terza coltellata che sembra aver rassegnato anche lo Special One, cioè colui che ha costruito la sua carriera sull’impeto emotivo e sull’ambizione smodata.

La Roma di oggi è un ibrido senza nè capo nè coda. Una squadra che difende male, attacca peggio, che fatica a costruire un’azione manovrata. Un meccanismo che non trova i giusti ingranaggi e che nel riflesso delle dichiarazioni sanno quasi di resa: “Non mi piace la difesa a tre ma è la soluzione migliore per far sentire più a loro agio i giocatori”. Non è questione di moduli, ma di identità. Si può giocare a 3, a 4 o a 5, ma il piano strategico deve essere chiaro. La Roma scende in campo sapendo di non avere la forza di dominare l’incontro e affronta gli avversari in maniera inerziale. Se passa in vantaggio, si siede e spera di controllare la partita, se poi subisce prova arrembaggi confusi nel finale. Non è ancora chiaro dopo 35 partite che Roma vorrebbe Mourinho, di certo quella che stiamo vedendo è lontanissima dalle speranze e le aspettative del tecnico, che lancia sassi nello spogliatoio come in uno stagno ma ciò che essi propagano, alla luce delle mortificanti risposte del gruppo, sono solo leggere onde d’urto, fini a se stesse.


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Roger ‘passo e chiudo’: tra i difensori Top per rendimento in A. La cura Mou su Ibanez funziona

Roger Ibanez è indiscutibilmente una delle certezze della prima Roma di Josè Mourinho. La conferma è arrivata anche dal tecnico portoghese, che ieri sera dopo la sfida con lo Spezia lo ha più volte elogiato per la sua resistenza e la sua voglia di restare in campo nonostante stanchezza e qualche acciacco: “Roger è straordinario, ha giocato sempre, sempre. Anche stasera non stava bene ma è rimasto in campo”. Il paragone, neanche tanto velato, con Smalling che ha accusato un nuovo leggero fastidio muscolare, che lo ha spinto a lasciare il terreno di gioco.

La crescita del centrale brasiliano, strappato all’Atalanta da Gianluca Petrachi nel gennaio 2020, è chiara anche nei numeri: 87 palloni recuperati e 90 contrasti vinti, oltre a 29 duelli aerei vinti, 4 gol stagionali e l’89% di passaggi riusciti. Statistiche che pongono Ibanez in testa alle classifiche di rendimento della Serie A, davanti complessivamente a centrali di grandissimo livello come Koulibaly (90 contrasti vinti ma 56 soli palloni recuperati), il trio nerazzurro composto da De Vrij, Bastoni e Skriniar (quest’ultimo con 69 palloni recuperi e 60 contrasti vinti) oppure Bonucci della Juve, arrivando anche a Kjaer e Tomori del Milan, con l’inglese che finora ha totalizzato 66 contrasti vinti e 73 palloni recuperati. Decisamente più importanti i numeri di Roger rispetto anche a quelli di Gianluca Mancini: 55 palloni recuperati e 61 contrasti vinti.

Interessante anche un altro dato, quello delle spazzate difensive che sono in media 2,7 a partita. Lo scorso anno spesso il brasiliano, per tentare la giocata ad effetto o un’uscita palla più coraggiosa, andava incontro ad errori fatali. La cura Mou è partita proprio da questo: concentrazione, cattiveria e limitazione assoluta degli errori gratuiti. Il rendimento del ragazzo ne ha giovato, così come la crescita sul piano della leadership anche nella difesa a quattro.