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Allarme Snus in Premier League: ecco cos’è

PREMIER SNUS – Si chiama Snus (o snuff o snug) e l’allarme in Premier League è già scattato da tempo. Si tratta di tabacco umido, in polvere, masticato e posizionato sotto il labbro, che diversi calciatori (dalle giovanile alle principali squadre inglesi) assumono con regolarità, anche in panchina. Da qui l’allarme rilanciato su diversi tabloid. L’ultimo in ordine di tempo è stato Bertrand Traoré dell’Aston Villa che, accortosi di essere ripreso dalle telecamere, ha inserito frettolosamente qualche in bocca salvo poi smentire che si trattasse del tabacco svedese.

E’ un prodotto consumato principalmente in Svezia, Finlandia e Norvegia, popolarissimo tra i giovani e attualmente illegale in parecchi paesi europei, compresa l’Inghilterra. Ma oltre ai danni alla salute – si ritiene sia una sostanza cancerogena seppur i danni non colpiscano i polmoni perchè non c’è inalazione – è da considerarsi doping? Sul tema è aperto il dibattito della comunità internazionale.

Secondo gli ultimi studi lo Snus agevola il rilascio di dopamina, ovvero una sorta di eccitante istantaneo: non si tratta però di una sostanza dopante proibita, ma di uno stimolante che può provocare dipendenza. E’ stato effettuato uno studio sugli sportivi amatoriali e si è riscontrato che l’assunzione durante le gare aumenti il livello delle prestazioni agonistiche, ma sugli sportivi professionisti non esistono dati e riscontri oggettivi per questo la Wada, lo ha per ora inserito solo nell’elenco dei prodotti «monitorati», per capire che relazione ci sia tra una sostanza ricreativa e non proprio adatta a uno sportivo e gli atleti.  Il suo consumo però non è considerato doping. L’Agenzia infatti dovrebbe catalogarlo come stimolante ma avrebbe dei problemi a distinguerlo dalla nicotina assunta con il fumo, che per ovvi motivi non può essere considerata doping.

L’allarme però in Inghilterra è fortemente vivo, alla luce anche delle immagini che sono state carpite dalle telecamere di diversi match nelle ultime giornate di campionato. Già in passato la questione era emersa con riferimento a Vardy del Leicester.

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Roma-Feyenoord ad alta tensione: si va verso il doppio stop per le trasferte

ALTA TENSIONE ROMA FEYENOORD (FocusRS di Francesco Oddo Casano) – Ad Aprile la Roma riaprirà il capitolo Europa League con la doppia sfida contro il Feyenoord, che si prospetta infuocata non solo sul campo, complice da una parte la grande voglia di rivalsa che la formazione di Rotterdam ha già manifestato dopo la sconfitta a Tirana contro i giallorossi, dall’altra per il delicato contesto esterno e il rapporto astioso tra le due tifoserie. La gara, come noto, è infatti fortemente attenzionata, dalle forze dell’ordine, a causa del pericolo di incidenti nella capitale, ma anche in Olanda e in generale per la vergognosa devastazione del operata nella capitale dai vandali olandesi.

GUERRIGLIA NEL CENTRO – E’ il 19 febbraio di otto anni fa. Nella capitale, per l’andata dei sedicesimi di finale di Europa League, sbarcano circa 5 mila tifosi del Feyenoord, di cui 500 senza biglietto, con il chiaro obiettivo di creare disordini. Il clima è già rovente, per le tensioni avvenute la sera prima a Campo de’ Fiori e dintorni: ubriachezza molesta e lancio di bottiglie verso le forze dell’Ordine, che risposero sedando gli animi con la forza ed evitando così il contatto con una frangia di tifosi romanisti. A poche ore dall’inizio del match, i supporters olandesi si ritrovano per le vie del centro e a farla da padrone è nuovamente prima l’alcool, poi la follia. I primi scontri con la polizia avvengono a Piazza di Spagna. Nuovo lancio di fumogeni contro gli agenti che, schierati sulla scalinata di Trinità dei Monti, hanno reagito con una carica fin dentro la salita di San Sebastianello, verso il Pincio.

I tifosi hanno risposto tirando bottiglie e oggetti contro i poliziotti. Poi hanno anche cominciato a devastare auto, motorini, cestini della spazzatura, spostandosi a Piazza Navona dove oltre ad urinare sui muri è scattata la reazione violenta anche su alcuni storici monumenti romani. Danni ‘irreparabili‘ – saranno definiti così dalla Sovraintendenza ai beni Culturali – alla Barcaccia del Bernini, su cui si calcolarono addirittura 110 scalfiture, oltre ad aver trasformato le principali piazze del centro in discariche a cielo aperto. Decine di persone arrestate, diversi i feriti. Insomma un pomeriggio di autentica guerriglia, che si trasformò anche in un caso politico, con accuse reciproche tra istituzioni locali e nazionali. Furono poi 44 le condanne per gli olandesi, processati però in patria, con nuova polemica a distanza di tempo.

Nella gara di ritorno a Rotterdam nuove tensioni. Per 6 ore circa 83 tifosi romanisti sono stati fermati nella stazione di polizia di Rotterdam, di fronte allo stadio De Kuip, dopo un breve battibecco con sei sostenitori del Feyenoord. In serata sono stati liberati e accompagnati allo stadio, per assistere regolarmente alla sfida di Europa League tra Feyenoord e Roma, (con alta tensione anche in campo visto il lancio della banana a Gervinho), nonostante l’intollerabile violazione della libertà personale. Altri supporter, invece, secondo il racconto di diversi partecipanti alla trasferta, sono stati  rilasciati dopo essere stati controllati per due ore e mezzo in aperta campagna, sotto la pioggia, a due passi dall’aeroporto di Schipol, fotografati e perquisiti senza poter nemmeno andare in bagno. 

TIRANA – Il clima particolarmente astioso tra le due tifoserie è riemerso anche in occasione della finale di Conference League dello scorso maggio. Tensioni alla vigilia del match senza particolari conseguenze rispetto a quanto avvenuto nella capitale anni prima, poi durante il match il vile agguato di un gruppo dei tifosi olandesi nei confronti dei sostenitori giallorossi (non romani, probabilmente stranieri o comunque locali) che avevano acquistato i biglietti nel settore riservato ai tifosi oranje e sono stati aggrediti dopo l’esultanza per il gol di Zaniolo nel primo tempo.

DOPPIO DIVIETO E PRECEDENTI – Tornando all’attualità, alla luce dell’alta tensione nel recente passato tra le due tifoserie di Roma e Feyenoord, la sensazione è che si vada spediti verso un doppio divieto di trasferta: dunque a Rotterdam il 13 aprile lo stadio De Kuip potrebbe essere interamente riservato al tifosi di casa, una settimana dopo invece l’Olimpico tutto romanista. La società giallorossa ha già messo in vendita ed esaurito in poche ore quasi tutti i biglietti per la sfida di ritorno, ma al momento non può andare oltre aprendo ai sostenitori giallorossi anche il settore ospiti. Tecnicamente, qualora arrivasse l’ufficialità del divieto di trasferta per i tifosi olandesi nella capitale, la Roma dovrà chiedere all’UEFA l’autorizzazione alla riapertura della vendita dei tagliandi rimasti liberi per i tifosi giallorossi.

Dopo le parole del Sindaco Gualtieri, che ha annunciato di aver chiesto al Ministro Piantedosilo stop alla trasferta dei tifosi olandesi“, anche il capo della polizia di Amsterdam – Frank Pauww – ieri ha rincarato la dose: “Se i tifosi olandesi non possono andare a Roma, ha senso vietare la trasferta anche a quelli giallorossi”. I contatti tra le forze di polizia sembrano convergere verso questa soluzione, considerati ovviamente i precedenti.

Poi bisognerà capire quale sarà la reazione dell’UEFA con il presidente Ceferin, che nei giorni scorsi, si era schierato a favore dell’Eintracht dopo il divieto di trasferta per i tifosi tedeschi, che non ha comunque evitato scontri e devastazioni in città. Per quanto riguarda la gara a Roma, la decisione ultima spetterà al ministro Piantedosi che a settembre, quando era prefetto di Roma, aveva già impedito la trasferta al tifosi del Feyenoord, in occasione del match di Europa League contro la Lazio poi vinto dai biancocelesti. Non resta che attendere qualche giorno.

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Kumbulla, le scuse non bastano. Mou infuriato, a fine stagione finirà sul mercato

NEWS RETESPORT Marash Kumbulla sa di aver sbagliato, ma chiedere scusa non basterà. La follia di un secondo, quel calcio rifilato a Berardi, in area di rigore, ha causato l’espulsione e il rigore a favore dei neroverdi. Una mazzata sulle ambizioni di rimonta dei giallorossi che, probabilmente, anche se non si avrà mai la controprova, sul 2-1 all’intervallo ma in parità numerica, avrebbero cercato di ribaltare il match sulla spinta dell’ingresso di Dybala.

L’italo-albanese arrivava dalla gioia di coppa. Subentrato nella ripresa contro la Real Sociedad, oltre ad un’ottima prestazione difensiva, aveva realizzato tre giorni prima, il gol pesantissimo del 2-0 contro gli spagnoli, meritando così la fiducia di Mou, che non lo ha mai abbandonato, anche dopo la folle serata di Bodo. Lo scorso anno, a Tirana e in terra albanese arrivò una risposta chiara dello Special One a quei cronisti locali che chiesero del futuro del centrale giallorosso: Marash è un bravo ragazzo, un ottimo professionista, fa parte della famiglia e rimarrà qui”. Così è stato. Fiducia rinnovata seppur da quarto difensore centrale nella gerarchia del tecnico. In questa stagione, complice anche uno stop muscolare accusato ad inizio stagione, l’ennesimo da quando è a Roma, ha giocato relativamente poco: 10 presenze per circa 400 minuti. Recentemente però è cresciuta la fiducia di Mou nei suoi confronti, evidentemente alla luce anche di un ottimo rendimento nel corso degli allenamenti settimanali da parte del classe 2000. In campo purtroppo pesano da inizio 2023 il clamoroso errore contro la Cremonese in Coppa Italia e poi il rosso di domenica, che probabilmente ha definitivamente chiuso la sua avventura in giallorosso. Nonostante le scuse espresse a caldo dal calciatore, Mourinho ha preso malissimo l’episodio che, salvo sorprese, lo spingerà a tenere fuori il calciatore fino a fine stagione dove sarà tirata una linea e si cercherà un club interessato ad acquistarlo sul mercato. Spazio dunque a Llorente, che dovrebbe tornare a disposizione da domenica dopo lo stop muscolare di giovedì scorso.

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Roma, 4 anni fa l’ultima vittoria in casa contro la Juve. Mou vs Max duello in equilibrio

FOCUS RS (di Francesco Oddo Casano) – Josè Mourinho spera di stringere la mano ad inizio gara di fronte alle panchine al suo amico Max Allegri e di non esser costretto, causa squalifica, a viverla a distanza. In attesa del verdetto della giustizia sportiva sul ricorso d’urgenza presentato dai legali di Trigoria, domenica sera nel proscenio di un altro Olimpico sold out, si gioca una sfida crocevia per la qualificazione alla prossima Champions League, con i giallorossi che hanno tre obiettivi: tornare alla vittoria dopo il capitombolo di Cremona, tenere a distanza di sicurezza i bianconeri (finché permarrà il -15 in classifica per la Juve), vincere per ottenere un reale vantaggio sulla formazione di Allegri dopo il pari dell’andata, qualora le due squadre finissero la stagione a parimerito.

SCORE ASSOLUTO – Sono 177 i precedenti in Serie A tra Juventus e Roma, con 41 vittorie giallorosse, 51 pareggi e 85 successi bianconeri. In casa, i giallorossi hanno conquistato 32 successi, a fronte di 29 pareggi e 27 vittorie della Juventus. Lo scorso anno il clamoroso ribaltone a favore dei bianconeri: un pirotecnico 4-3 per la Juve, dopo il momentaneo 3-1 dei giallorossi a 20 minuti dalla fine.

La Roma non vince questa sfida all’Olimpico dal maggio del 2019 (2-0). Negli ultimi 10 precedenti in assoluto contro i bianconeri, sono arrivati solo 2 successi, 2 pareggi e 6 sconfitte.

TECNICI A CONFRONTO – Per José Mourinho sono 10 i precedenti contro la Juventus: 4 vittorie, 2 pareggi e 4 sconfitte. Undici gli scontri con Massimiliano Allegri, battuto 4 volte a fronte di 3 pareggi e 4 sconfitte. Il tecnico toscano ha sfidato 23 volte la Roma per un bilancio di 9 vittorie, 8 pareggi e 6 sconfitte.

Infine 4-3-2 sono rispettivamente le reti segnate da Belotti, El Shaarawy e Abraham contro i bianconeri. Il ‘miglior cannoniere’ della sfida in casa piemontese invece è Federico Chiesa, che ha siglato 3 reti contro la Roma in carriera.

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Roma, con la Juve si riparte dal muro difensivo all’Olimpico. Esterni e trequarti i dubbi di Mou

FOCUS RS (di Francesco Oddo Casano) – 24 ore per riordinare le idee, sbollire la rabbia di Cremona e ricaricare le batterie in vista del big match, crocevia, con la Juventus di domenica sera. Josè Mourinho, al 99% salterà la sfida in panchina contro Allegri e a maggior ragione caricherà di grandi significati una gara, che storicamente, vale molto per lui sul piano emotivo.

Non è forse casuale il riferimento (o l’allusione malevola da comunicato del Giudice Sportivo) rivolta al IV Uomo Serra, originario di Torino, sul fatto che a causa del rosso ingiusto ricevuto a Cremona, non potrà seguire dalla panchina il match contro i bianconeri. La Roma però, al netto della squalifica del suo timoniere, dopo il passo falso di martedì non può più sbagliare e a marzo si gioca la fetta, forse, più importante del suo campionato in chiave lotta Champions.

Foto Fraioli

ROSA AL COMPLETO E DUBBI – La prima certezza è che tornerà Smalling al centro della difesa, al fianco di Mancini e Ibanez con la voglia di blindare ancora la porta giallorossa, almeno tra le mura amiche come accaduto nel recente passato: sono infatti 360 i minuti consecutivi all’Olimpico in campionato senza subire reti, 6 gare su 7 comprese le coppe da inizio 2023, con Rui Patricio sostanzialmente inoperoso, salvo la cocente eliminazione casalinga con la Cremonese. Numeri su cui fondare la vis pugnandi che Mourinho si attende dai suoi contro la Juventus. I dubbi di formazione sono sugli esterni e forse sulla trequarti: Spinazzola a sinistra va verso la riconferma, sulla destra Karsdorp è in vantaggio su Zalewski, apparso decisamente fuori giri martedì allo Zini.

In mediana tornerà la coppia Cristante-Matic, davanti Abraham al posto di Belotti e ovviamente Dybala titolarissimo. Il dubbio è su Pellegrini: il capitano giallorosso, nonostante abbia ritrovato una condizione fisica più che accettabile, fatica ad esprimere tutto il suo talento in fase di rifinitura e in zona gol. Recentemente, proprio all’Olimpico, sono arrivati brusii e alcuni fischi dagli spalti, che hanno fatto infuriare Mourinho, ma il rendimento complessivo, rispetto allo scorso anno, è oggettivamente deficitario. El Shaarawy e Wijnaldum sono le opzioni in lizza per sostituire dall’inizio Pellegrini, al quale Mou comunque non ha quasi mai rinunciato, se non per motivi prettamente fisici.

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L’evoluzione di Reynolds: da impresentabile a possibile valore di mercato (VIDEO)

FOCUS RS (di Francesco Oddo Casano)Bryan Reynolds alla Roma non ha avuto fortuna. Sbarcato a gennaio 2021 dagli Stati Uniti per 6 milioni di euro più bonus, il terzino americano – giovanissimo – ha tardato fortemente ad integrarsi nel nostro calcio e più in generale in un mondo completamente diverso e distante dal suo. La barriera linguistica non ha aiutato, “qui in Belgio tutti parlano inglese, a Roma no” ha dichiarato qualche mese fa. Sul campo però ha oggettivamente tradito le attese. Prima Fonseca, poi Mourinho, dunque due allenatori che rappresentano dimensioni calcistiche e metodologie opposte, hanno ritenuto insufficiente il suo processo di inserimento a tal punto da decidere di spedirlo in prestito in Belgio per ‘farsi le ossa‘ e valutare successivamente il suo futuro.

Il texano ha giocato sei mesi al Kortrijk poi quest’anno è finito al Westerlo, sempre in terra fiamminga e da meteora o ‘brutto anatroccolo’, ha cominciato a mostrare le sue qualità. 22 presenze complessive nella Jupiter League, per 1.728 minuti complessivi, 1 gol e 4 assist. La crescita sul campo non è solo nel minutaggio, bensì anche nei movimenti in campo: sia sul piano difensivo, che su quello offensivo, Reynolds ha mostrato una crescita interessante. Nell’ultimo match contro il St. Truiden ha conquistato un rigore e offerto ai compagni almeno tre palle gol nitide, poi sprecate.

“Voglio tornare alla Roma. Hanno investito molti soldi su di me e voglio ricambiare il favore al club che mi ha cambiato la vita”. Questo il pensierino natalizio espresso da Reynolds ai microfoni de il Tempo qualche settimana fa. Difficile capire oggi se la Roma lo rivaluterà per inserirlo nella rosa della prossima stagione (con Mourinho è improbabile vista la bocciatura di un anno fa), ma rispetto ad altri calciatori mandati in prestito negli ultimi anni, sicuramente a Trigoria stanno valutando con attenzione i segnali di crescita espressi in questi mesi e il texano potrebbe anche rappresentare un’ottima pedina di scambio, ricordando la carta d’identità (classe 2001) e l’interesse che aveva attirato in Italia in alcuni club di seconda fascia, già nell’ultimo mercato estivo. Pinto comunque si è in qualche modo cautelato: nel contratto con il Westerlo è previsto un diritto di riscatto a 7 milioni di euro. Se il club belga dovesse acquistarlo a titolo definitivo, la Roma realizzerebbe anche una mini plusvalenza di circa 3-4 milioni.

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Roma, primo incrocio europeo col Salisburgo. Mourinho imbattuto contro le austriache

 NUMERI RS – La Roma oggi pomeriggio volerà in Austria per affrontare domani l’andata dei play-off di Europa League contro il Salisburgo. Dopo la modifica parziale dei tornei continentali e l’introduzione della Conference, i giallorossi affrontano questo turno di qualificazione per la prima volta nella loro storia. Assimilando però i play-off ai ‘vecchi’ sedicesimi di finale, i giallorossi hanno sempre superato il turno nelle ultime quattro occasioni. L’ultimo passo falso risale al 2009/2010 contro il Panathinaikos.

Quello di domani sarà il primo doppio incrocio europeo tra Roma e Salisburgo: i giallorossi hanno affrontato in tre occasioni formazioni austriache, ottenendo due vittorie e un pareggio, mentre i padroni di casa hanno ricevuto per 11 volte formazioni italiane, ottenendo 4 vittorie, 2 pareggi – l’ultimo l’1-1 contro il Milan in questa edizione della Champions League – e 5 sconfitte.

Vista la giovane età di Matthias Jaissle – tecnico del Salisburgo – non risultano precedenti contro Mourinho, che è imbattuto contro le formazioni austriache nei 4 incroci del passato: 2 successi contro il Wolfsberg e 2 contro l’Austria Vienna.

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Roma, opzionati Demir e Akman: ecco chi sono i due talenti del Galatasaray

FOCUS RS (di Francesco Oddo Casano) – A margine dell’affare Zaniolo e delle cifre ottenute dalla Roma (più articolate e migliori rispetto a ciò che era emerso fino a ieri mattina), Tiago Pinto è riuscito ad ottenere una corsia preferenziale su due giovani talenti del Galatasaray. Una sorta di diritto d’opzione che il club giallorosso vanterà la prossima estate su Yusuf Demir e Efe Akman. Andiamo a scoprire chi sono questi due talenti turchi.

DEMIR – E’ un calciatore austriaco nato a Vienna da genitori di origine turca il 2 Giugno 2003. Trequartista, seconda punta, Demir cresce calcisticamente nelle giovanili del Rapid Vienna e fa il suo debutto il 14 Dicembre 2019 in un Rapid Vienna-Admira Wacker 3-0 diventando il più giovane debuttante del club bianco-verde.

Il 9 Luglio 2021 arriva il grande salto nel calcio europeo: viene acquistato dal Barcellona in prestito oneroso con diritto di riscatto.
Nella prima parte della stagione ha modo di farsi apprezzare sotto la guida di Koeman ma con l’avvento di Xavi trova meno spazio e il 13 Gennaio 2022 interrompe il prestito e ritorna al Rapid Vienna, per poi passare al Galatasaray sei mesi fa per 6 milioni di euro.

Rapidità d’esecuzione, baricentro basso, colpi ad effetto e mancino naturale. Sono queste le caratteristiche tecniche e fisiche principali di Demir, che ha già assaggiato le difficoltà del calcio internazionale, mostrando dei sensibili miglioramenti nell’ultimo periodo. Estremamente coordinato, risulta naturalmente elegante nelle movenze e nell’esecuzione del gesto tecnico. Qualcuno in Turchia lo ha accostato a Dybala per alcune movenze.

Il 16 Marzo 2021, ha anche modo di esordire in nazionale maggiore con la maglia dell’Austria, contro le Fær Øer ed entra in pianta stabile nella rosa che si gioca la qualificazione al mondiale totalizzando in tutto 4 presenze (tutte da subentrato).

Il The Guardian, nel 2020, ha inserito Demir tra i migliori 50 talenti al mondo under 18; il 5 novembre 2020, invece, è diventato il più giovane marcatore in Europa League segnando contro il Dundalk a 17 anni, 5 mesi e 3 giorni. Con il debutto in Liga contro l’Athletic Bilbao, Yusuf a 18 anni e 80 giorni è diventato il più giovane straniero a giocare con la maglia del Barcellona dai tempi di Leo Messi che debuttò a 17 anni e 114 giorni.

Alcune settimane fa il calciatore è stato seguito con interesse in Italia anche dal Sassuolo, club sempre molto attento ai giovani. Prima di finire a Barcellona, Demir era nel mirino di Borussia Dortmund e Lipsia. Insomma un giovane su cui la Roma potrebbe puntare già a giugno.

AKMAN – Ancora più giovane di Demir, Efe Akman è un classe 2006. In Turchia scrivono “nato per fare il playmaker”. Nato ad Instanbul.
è il figlio dell’ex bandiera del Galatasaray e della nazionale turca Ahyan Akman. Vanta 25 presenze nelle nazionali giovanili turche, di cui 4 da capitano. Anche il fratello, Hamza Akman gioca nel Galatasaray ma nell’under 19 e si è affacciato in questa stagione in prima squadra.

Negli scorsi mesi il quotidiano sportivo Fanatik celebrava i due fratelli Akman per le rispettive vittorie in Under16 e Under19

È un centrocampista centrale, molto tecnico e dotato di ottima personalità. Agile col pallone tra i piedi, ama giocare a due tocchi, è molto intuitivo, mostra spiccate qualità in fase di posizionamento e lettura in mezzo al campo. Considerato uno dei migliori talenti turchi nonostante sia ancora molto giovane. Ha preso parte recentemente a 4 amichevoli con la prima squadra.

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Pellegrini, tra condizione precaria e indispensabilità: il Capitano vale da solo il 20% dei gol segnati dalla Roma negli ultimi 4 anni e mezzo

FOCUS RS (di Francesco Oddo Casano) “Qualcuno capisce, qualcuno no, qualcuno probabilmente non capisce i sacrifici che Lorenzo fa. Ha giocato 95’ mercoledì, ha giocato 94’ con l’Empoli e non è facile. Pellegrini sa comunque che ha un allenatore che lo rispetta e rispetta tutto quello che fa per la squadra. Su 60.000 persone, magari arrivano fischi da 20-30-50 persone, non contano molto”. Josè Mourinho, in una conferenza stampa piena di spunti su diverse tematiche tra presente e futuro, ha teso nuovamente una mano al suo capitano. In questa prima parte del 2023, Pellegrini non sta vivendo un momento semplice: la condizione fisica è evidentemente precaria, complice un problema accusato a metà gennaio che gli ha impedito inizialmente di correre per qualche giorno, poi di allenarsi con regolarità.

Mourinho, che in più di un’occasione ha definito il 7 giallorosso un calciatore fondamentale per la sua Roma (“E’ la luce insieme a Dybala”… “Se ne avessi 3 ne schiererei 3 in campo contemporaneamente”), sa che Pellegrini non è al top della condizione ma non vuole rinunciare a schierarlo, immaginando di riuscire a recuperarlo al 100% solo schierandolo con regolarità. Da inizio anno Lorenzo ha realizzato la rete vittoria contro il Bologna e due assist da calcio piazzato contro il Milan, poi lo stop in Coppa Italia ne ha compromesso condizione e capacità di incidere sul piano tecnico.

Diversi evidentemente i numeri di Dybala e Abraham: l’argentino ha siglato 3 gol e messo a segno 4 assist vincenti, mentre il centravanti inglese, rivitalizzato dopo la sosta Mondiale, è a quota 3 gol e 3 assist, oltre a quel salvataggio clamoroso nel finale del match contro il Bologna, valso i tre punti ai suoi.

I fischi, non assordanti, comunque udibili al 93′ in occasione del cambio chiamato da Mourinho (si poteva evitare a quel punto?) certamente non aiutano in questo momento un ragazzo che però è abituato a non fare polemiche e a rispondere sul campo. I numeri complessivi, costantemente in crescita, delle ultime stagioni, dimostrano l’importanza del calciatore nell’economia della produzione offensiva della Roma: la squadra giallorossa infatti negli ultimi 4 anni e mezzo, dal 2018-2019 in poi ha realizzato complessivamente 411 reti. Pellegrini tra gol e assist ne ha messi a segno o fatti segnare in totale 82. Dunque il 20% dei gol fatti dalla Roma provengono dai piedi del capitano giallorosso. Un dato che, aggiunto al dinamismo, alla duttilità in campo, alla capacità di cambiare più ruoli all’interno della partita, oltre alla generosità mostrata in fase difensiva, rende visibile a tutti il peso specifico del calciatore nello scacchiere tattico di Mourinho. L’obiettivo dunque è chiaro: recuperare il miglior Pellegrini.

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Zyech e la Roma, un altro tentativo andato a vuoto. ‘Il matrimonio non s’ha da fare’

FOCUS RS (di Francesco Oddo Casano) – Amsterdam, Londra, ora Parigi. Sullo sfondo, una cartolina del Colosseo e del centro di Roma, luoghi che Hakim Ziyech sperava di visitare magari nei prossimi giorni, in compagnia della sua famiglia, ma non in vacanza. Il marocchino, protagonista assoluto agli ultimi Mondiali in Qatar, ha sfiorato la maglia giallorossa, nuovamente, senza però ricevere l’ok per la fatidica firma sui contratti.

MONCHI, TOTTI, PASTORE E IL PRIMO STOP – Estate 2018. L’allora ds giallorosso Monchi pensa ad Hakim Ziyech, per regalare a Di Francesco un esterno di piede mancino, in grado di impreziosire la trequarti offensiva e raccogliere finalmente l’eredità di Salah, ceduto l’anno prima al Liverpool. La società incontra a giugno l’agente del calciatore e strappa un accordo sulla parola, poi inizia a lavorare con l’Ajax per arrivare alla fumata bianca. Anche Totti chiama – tramite Benatia – il ragazzo per spiegargli il progetto tecnico. La piazza giallorossa in quel momento era molto ambita, complice la finale di Champions League sfiorata qualche mese prima. La volontà del ragazzo c’è e la Roma arriva ad un passo dal chiudere la trattativa. Una ventina di milioni agli olandesi, in poche rate come da richiesta. Il calciatore prepara le valigie ma viene improvvisamente stoppato. Ai giallorossi viene infatti offerto Javier Pastore e Monchi cambia idea convincendo anche Di Francesco della bontà dell’operazione. ‘Meglio il rilancio del Flaco che a Parigi non trova più spazio e non il marocchino‘. Ruoli diversi, ma estro simile. Pallotta non autorizza l’affare con gli olandesi, nella Roma qualcuno storce il naso: è Francesco Totti, che suggerisce ai dirigenti di puntare sull’attaccante dell’Ajax e non sull’argentino. Consiglio che si perse nel vuoto, come lo stesso capitano romanista racconta in occasione della sua conferenza d’addio nel giugno 2019: “Mi hanno chiesto un parere su un giocatore e pensavo che non potesse far bene alla Roma, visti i tanti infortuni e il gioco di Di Francesco (Pastore, ndr). Alcuni dirigenti mi hanno detto che ero sempre contro di loro, ma io ho risposto sinceramente. Non chiedetemi il nome, ma io avrei fatto un’altra scelta. Chi è? Non lo dico. Ma è bravo. Gioca nell’Ajax (Ziyech)”. La storia dell’argentino a Roma si rivela un disastro e il marocchino, chiusa la finestra estiva, conferma sconsolato: “Avevo un accordo con la Roma, ma alla fine l’affare non è stato concluso. È un peccato, mi sarebbe piaciuto andare, ma non è stato possibile”.

IL GRAN RIFIUTO DI ZANIOLO E ORA PARIGI – Il 1 luglio del 2020 l‘Ajax cede al Chelsea il cartellino di Ziyech per 40 milioni di euro, mentre nella capitale Pastore somma settimane su settimane di stop in infermeria. E’ stato indubbiamente uno degli ultimi colpi dell’era Abramovich. L’attaccante marocchino gioca 98 partite con i Blues, realizzando 14 gol e 11 assist. Vive momenti di grande coinvolgimento a fasi di scarso impiego, ma gioca al top del calcio internazionale, arrivando col Chelsea sul tetto d’Europa e del Mondo. Gli ingenti investimenti della nuova proprietà americana, il cambio di allenatore in panchina, spostano sensibilmente gli equilibri della rosa. Ziyech finisce sul mercato, già a gennaio e la Roma torna su di lui. Questa volta la società (e Mourinho) sono tutti d’accordo ma il nuovo tentativo giallorosso va a vuoto per il rifiuto di Zaniolo di volare in Premier, sponda Bournemouth. Hakim incassa e rilancia, perchè in queste ore si trova a Parigi in attesa dell’accordo tra Chelsea e PSG. A questo punto è probabile che spedisca lui a Trigoria una cartolina della Tour Eiffel, perchè il matrimonio non s’ha da fare.