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Roma, 4 opzioni offensive per ripartire: l’analisi

La sconfitta contro l’Inter è ormai alle spalle. La Roma domenica deve ripartire contro il Lecce. Tre punti da conquistare a tutti i costi, per preparare al meglio il derby ma anche non allontanarsi dalla zona europea.

Mourinho non avrà sicuramente a disposizione Pellegrini, Spinazzola e Smalling, oltre a Paredes squalificato. Pochi centrocampisti in rosa per questa sfida (con il rientro di Sanches in panchina) ma tante opzioni diverse in attacco, complice il recupero di Paulo Dybala, che al 99% partirà titolare contro i salentini.

Il tecnico giallorosso per questa sfida potrebbe optare per una leggera variazione sul tema tattico impostato con alterne fortune da inizio anno, tornando al caro 3-4-2-1. El Shaarawy e Dybala dunque giocherebbero alle spalle di Romelu Lukaku, a caccia di un altro sigillo all’Olimpico, dopo le due gare consecutive a secco in campionato.

Un’altra ipotesi sempre con questo sistema potrebbe essere l’avanzamento di Aouar sulla linea dei trequartisti, con Dybala sul centrosinistra a giostrare più libero al fianco del belga. In questo caso il Faraone potrebbe giocare a sinistra, visto lo stato di forma particolarmente negativo di Zalewski.

Attenzione anche a Sardar Azmoun: l’iraniano, non schierabile in Coppa, quasi certamente tornerà protagonista contro il Lecce dopo l’ottimo ingresso col Monza e il leggero affaticamento muscolare accusato subito dopo quella sfida. Azmoun titolare al fianco di Lukaku porterebbe Dybala a giocare più da numero 10 classico, un’opzione ultra-offensiva praticabile certamente sulla carta, ma poco probabile almeno dall’inizio. Improbabile l’opzione numero 4, quella di Belotti e Lukaku vicini con Dybala a ridosso. Si andrebbe ad ingolfare troppo l’area di rigore, anche se Belotti potrebbe sostenere in termini di corsa il rientro dell’argentino che ovviamente dopo un mese di stop non sarà al 100% sul piano della brillantezza.

Tante assenze dunque per Mou, ma la rosa comunque è profonda a tal punto da offrire diverse soluzioni. Da sfruttare a tutti i costi.


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Una sfida totale tra 3-5-2 diversi: l’Inter a memoria la Roma d’istinto

In origine è difesa a quattro. Inzaghi nella Lazio e Mourinho nel Porto cominciano così. Neanche il tempo di finire la prima stagione, però, e Inzaghi vira sui tre dietro per non pentirsene mai più, sebbene spesso l’evidenza suggerirebbe un ritorno al passato. Al momento non ci sono indizi per sospettare rivoluzioni tattiche interiste: 3-5-2 per l’eternità.

Per Mourinho la linea a tre è una novità relativamente recente, risale ai momenti difficili al Tottenham e viene proposta in giallorosso nel corso della prima stagione. Ma i grandi successi (Porto, Chelsea, Inter, Real Madrid, lo stesso United) sono stati tutti a quattro, sistema che presumibilmente resta quello di riferimento. Si fa presto a dire difesa a tre: il 3-5-2 dell’Inter e quello della Roma non sono la stessa cosa.

Il 3-5-2 di Inzaghi è “bloccato” sugli interpreti. L’Inter gioca in un solo modo e predilige le coppie più o meno intercambiabili in ogni ruolo. Esempi: Darmian o Pavard, esterni all’inizio, centrali di destra oggi; Dumfries (Cuadrado) e Dimarco (Carlos Augusto) in fascia; Barella o Frattesi in mezzala. Non tutte le seconde linee reggono il confronto: Calha, Lautaro e Thuram sono insostituibili.

(…) Come scrive la Gazzetta dello Sport, il 3-5-2 di Inzaghi è “bloccato” sugli interpreti. L’Inter gioca in un solo modo e predilige le coppie più o meno intercambiabili in ogni ruolo. Esempi: Darmian o Pavard, esterni all’inizio, centrali di destra oggi; Dumfries (Cuadrado) e Dimarco (Carlos Augusto) in fascia; Barella o Frattesi in mezzala. Non tutte le seconde linee reggono il confronto: Calha, Lautaro e Thuram sono insostituibili. Nessuno può dire quale sia la mediana titolare della Roma: Cristante, forse il perno, può essere pivot oppure mezzala se c’è Paredes; Aouar, l’unico vero play, e Renato Sanches sono diversi da Bove e Pellegrini. Anche in attacco le sorti di Dybala cambiano i giallorossi dal giorno alla notte: l’ex juventino è il Lautaro, più fragile però, di Mou. Il primo Zalewski sarebbe un’ala aggiunta, da un po’ la sua spinta manca.