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L’importanza di avere Mkhitaryan

L’importanza di avere Mkhitaryan

di Matteo Corona

Henrikh Mkhitaryan, in seguito alla rescissione contrattuale con l’Arsenal, è diventato a tutti gli effetti un calciatore dell’AS Roma. L’armeno, nonostante alcune problematiche fisiche, quando è stato presente ha dato sempre un contributo netto e deciso alla causa. Sarebbe riduttivo parlare dell’utilità e delle risorse del calciatore solamente attraverso le statistiche, anche se è doveroso citarne alcune per la produttività riscontrata nella sua prima stagione giallorossa: 22 presenze, 9 reti e 6 assist. Numeri e guizzi avvalorati dall’importanza in cui spesso sono scaturiti, anche perché quasi sempre si sono rivelati decisivi. Andando a sviscerare poi i vari acuti, ci accorgiamo del modo di giocare eclettico di Mkhitaryan e le varie modalità che sfrutta per sviluppare/finalizzare l’azione. Non è un caso che sia riuscito a far gol di destro, sinistro e di testa, dalla distanza, da opportunista e grazie a tagli da astuto incursore. Anche nelle varie assistenze per i compagni, possiamo notare di come sia in grado di leggere e interpretare le varie fasi di gioco sapientemente e velocemente. Una delle qualità che viene riconosciuta maggiormente a Mkhitaryan è quella di essere efficace ed efficiente. Come dicevamo, quando è sceso in campo ha spesso timbrato il cartellino nella casella delle realizzazioni o degli assist, unendo ad una buona tecnica uno spiccato senso nel leggere l’azione per arrivare a risultati concreti. Insomma, poche chiacchiere, spettacolarità limitata, ma tanto pragmatismo e freddezza. Anche quando capitano le giornate non favorevoli, difficilmente scende sotto la sufficienza, proprio per il suo modo di giocare pratico. Non è un caso che calciatori del calibro di Ibraihmovic prima e di Dzeko poi abbiano espresso chiaramente la loro preferenza nel volerlo accanto. Intuito, rapidità di pensiero e altruismo sono gli elementi che lo fanno sposare con la manovra. La sua versatilità offensiva, infatti, gli permette di svolgere più mansioni e compiti. Ci si aspettava un utilizzo dell’armeno sulla trequarti, ed invece si è prima accesso maggiormente sull’esterno sinistro nel 4-2-3-1, per poi divenire un tassello imprescindibile nel nuovo modulo nel finale di stagione. A tal proposito, andando a tracciare un bilancio complessivo delle statistiche del 77 giallorosso, notiamo di come in ogni settore offensivo (da sinistra a destra) sia arrivato almeno una volta qualcosa di buono. Una vera e propria spina nel fianco, proprio perché si adatta in ogni mattonella lì davanti, non riducendosi a poche tipologie di giocate per colpire.

 

È importante sottolineare lo spessore umano del ragazzo. Quante volte sentiamo dire – dagli addetti ai lavori – della necessità di imparare la lingua del paese dove si va a giocare? Ecco, a tal proposito, oltre alle sei lingue che già Miki è in grado di parlare (armeno, russo, inglese, portoghese, francese e tedesco) ha dimostrato sin dalle prime interviste alla Roma (dopo pochi mesi) di saper utilizzare un ottimo italiano, aspetto non proprio scontato visto che ci sono giocatori in pianta stabile nel nostro campionato da molti anni che ancora faticano terribilmente. L’impegno e l’abnegazione si vedono anche da queste cose. Ah quasi dimenticavamo: è laureato all'Istituto di Cultura Fisica d'Armenia. La morte del padre (anche lui ex calciatore) lo ha segnato, ma lui ha saputo rialzarsi ed ora gioca in suo onore. Il rapporto col nostro paese è poi emblematico. Oltre ad avere “ingaggiato” Albano per cantare al suo matrimonio a Venezia, nei precedenti calcistici contro le compagini che riguardano il mondo Italia è sempre salito in cattedra. Il 12 ottobre 2012, nel match di qualificazione ai Mondiali 2014 tra Armenia-Italia, sigla la rete del momentaneo pari grazie ad guizzo rapido e fulmineo, trafiggendo con un diagonale chirurgico Gigi Buffon; al ritorno firma il momentaneo vantaggio (partita che finirà 2-2) di testa su angolo. Come dimenticare poi l’acuto con la maglia dell’Arsenal contro il Milan nel 2018?  L’armeno, inoltre, ha anche trovato la via della rete (fondamentale) nella finale di Europa League nel 2017 con il Manchester United contro l’Ajax, che si è rivelato il definitivo 0-2. È l'unico, insieme a Cristiano Ronaldo, della Serie A, ad aver segnato in una finale europea. Perla che arricchisce il suo percorso e il suo repertorio (in cui spicca il meraviglioso scorpione contro il Sunderland nel 2016). Miki e la Roma ancora insieme, pronti per una nuova stagione, una pedina speciale nello scacchiere di Paulo Fonseca. A 31 anni è un'arma esperta e preziosa, da utilizzare con cura perché può dare ancora molto.

Per dare luce a quanto scritto, ecco alcune giocate del calciatore negli ultimi anni.