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Dal record dei 5 podi consecutivi alle sconfitte casalinghe, tutti i numeri della Roma 2017/18

I NUMERI DELLA ROMA – Termina la prima stagione di Eusebio Di Francesco alla guida della Roma ed è tempo di bilanci. Il percorso dell'allenatore abruzzese, iniziato tra i mormorii, è sfociato in un assenso diffuso, confortato da quello che è stato il rendimento del gruppo. La maturazione eruopea, poi, s'è manifestata come il definitivo fiore all'occhiello di una gestione virtuosa, confermata dai numeri definitivi dell'annata.

POSITIVI – Per la quinta volta consecutiva la Roma ha centrato il podio del campionato con conseguente qualificazione alla prossima Champions League, risultato mai raggiunto prima dal club. A sorprendere è stata proprio la forza mentale della squadra, capace di dare il meglio di sé lontana dalla stadio di casa. Mai nella sua storia, infatti, la Roma era riuscita a vincere le prime 4 trasferte della stagione senza subire gol – dato che ha contribuito alla striscia di 12 vittorie consecutive lontano dall'Olimpico, la migliore di sembre, in coabitazione con quanto fatto da Spalletti -. A fine torneo, i giallorossi vantano la miglior difesa esterna del campionato: solo 9 reti subite fuori casa, miglior risultato dal 2003/04, quando ne subirono appena 7. Il rendimento difensivo è stato senz'altro la nota più lieta di questo primo anno di un allenatore dipinto come 'zemaniano': la Roma ha concesso soltanto 28 gol in questa Serie A ed in un campionato a 20 squadre era riuscita a far meglio soltanto nel 2013/14, quando ne subì 25. A mettere la firma su questi numeri è stato senz'altro il brasiliano Alisson, vera rivelazione stagionale, attestatosi come top player a livello internazionale: è il miglior portiere delle ultime 5 stagioni in Italia per percentuale di parate su tiri da dentro l’area, il 73%, e ha toccato quota 41 'spazzate', ovvero il gesto tecnico compiuto da un portiere quando è costretto ad uscire dai pali per spazzare un pallone alle spalle della linea difensiva – basti pensare che il secondo nella specialità, Reina, si è fermato a quota 20 -. Emblematico il numero delle gare chiuse senza subire reti, ben 18.

DA RIVEDERE – Tra tanti diamanti lucidati da Di Francesco, qualche pezzo di carbone è da annotare. Sebbene la Roma abbia toccato quota 30 punti in questo campionato dopo 12 giornate – solo una volta i giallorossi avevano fatto meglio in A, nella stagione 2013/14 con 32 punti -, la flessione che ha raggiunto la squadra nei mesi invernali ha complicato il cammino in campionato. Flessione evidente soprattutto nel rendimento casalingo: i giallorossi hanno perso 6 gare all'Olimpico, come nella stagione 1946/47 e con il recordo negativo fissato ad 8 nella stagione successiva. I problemi realizzativi hanno rappresentato il primo mattone sul quale poi costruire i numeri negativi del catino di casa: ben 5 gare senza segnare, il risultato peggiore dalla stagione 2004/05, quella dei 4 allenatori.

EUROPA – Statistiche, quelle della Serie A, che si ribaltano quasi paradossalmente in Champions League. Se la Roma è riuscita a raggiungere le semifinali del torneo, infatti, è stato sopratutto grazie a quanto fatto nella Capitale. Quello di Di Francesco, oltre ad essere stato l'unico club ad aver superato una sfida a eliminazione diretta di questa stagione dopo aver perso all’andata, ha ribaltato per due volte il risultato dopo una sconfitta in trasferta, fallendo ad un passo della gloria solo contro il Liverpool. Il non aver subìto reti nelle prime 5 gare interne costituisce ovviamente un record per la società, che inoltre non aveva mai iniziato la competizione senza perdere nelle prime 4 gare. Negli occhi di tutti resterà l'incredibile notte del 10 aprile, con il Barcellona domato grazie alle reti di Dzeko, De Rossi e Manolas e una dimensione d'élite raggiunta. Ancora un numero? È stata appena la terza rimonta di questo tipo operata in un turno ad eliminazione diretta della Champions League, tanto che nell'aria ne risuona ancora l'eco.

Luca Loghi

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Radja, il Diavolo senza Mondiale: storia di un amore mai sbocciato

NAINGGOLAN BELGIO – Niente da fare per il Ninja, ora è ufficiale. Radja Nainggolan non andrà al Mondiale, a meno di clamorose sorprese. Il centrocampista giallorosso è stato infatti inserito dal ct Martinez nella lista b delle convocazioni per Russia 2018, il che vuol dire che potrebbe sostituire un compagno della lista a, quella effettiva, in caso di infortunio o altre impossibilità a prendere parte alla kermesse. Non è quindi bastato un finale di stagione in crescendo al belga per convincere il proprio commissario tecnico e, come per Brasile 2014 – a Sudafrica 2010 il Belgio non si qualificò -, sarà uno dei grandi esclusi.

LA STAGIONE – Con 42 presenze in stagione, Nainggolan ha vissuto un anno particolare, capace di spaccare i giudizi su di lui. L'inizio non esaltante, culminato nel video scandalo pubblicato attraverso i social a capodanno, non rende onore ad un calciatore che a più riprese è stato indicato come uno dei pilastri del club. Soltanto 6 reti, di cui 2 nella sfortunata semifinale Champions di ritorno col Liverpool, rappresentano un magro bottino: le 4 in campionato sono la quota più bassa raggiunta con la Roma in Serie A dall'annata 13/14, quella del suo arrivo nella Capitale nel mese di gennaio, dove registrò quindi appena 17 presenze. Di Francesco lo ha restituito al ruolo di mezz'ala, quello di inizio carriera, con risultati non sempre entusiasmanti, anche se gli ha permesso di incrementare la quota assist: ben 11 totali, record personale. Le voci del mercato invernale, poi, con l'interesse manifestato del campionato cinese, hanno fatto il resto.

CON LA NAZIONALE – Nainggolan fa il suo esordio con la maglia della Nazionale maggiore addirittura nel maggio del 2009, nel finale di una gara contro il Cile, ma si capisce subito che il suo rapporto con i Diavoli Rossi sarà complicato: per ritrovarlo in campo bisogna scartare di oltre due anni, fino al novembre del 2011, dove disputa appena 5' contro la Romania. Il primo gol arriva nel marzo del 2014, contro la Costa d'Avorio, ma per vederlo sul terreno di gioco tra gli undici titolari – disputa 90' contro Andorra – occorre aspettare ottobre dello stesso anno dato che Marc Wilmots non lo convoca per il Mondiale in Brasile. Inizia un periodo finalmente costante con la maglia del proprio Paese: agli Europei del 2016 il giallorosso è protagonista assoluto. Ma l'idillio termina con la manifestazione: la Federazione belga sceglie come nuovo tecnico Roberto Martinez. Nel regno dell'ex allenatore di Wigan ed Everton, Nainggolan gioca solo 6 partite, per un totale di 307 minuti su 1530'. Un oblio giustificato sotto l'egida dell'equilibrio e del gruppo, non attenuato neanche dalla voce dei tifosi, schierati senza remore con il giocatore. Una storia, se vogliamo, parallela a quella dell'attuale commissario tecnico azzurro, Roberto Mancini, costretto a 0 minuti in carriera nella Coppa del Mondo. Scelte che non sono piaciute perà al giallorosso, che a fronte dell'ultima esclusione ha deciso di dare l'addio alla maglia del proprio Paese. Ora senza neanche concorrere alla chiamata per Qatar 2022, entrerà a far parte di quell'Olimpo di campioni che non hanno mai messo piede nel massimo torneo calcistico internazionale in cui siedono già nomi come Weah, Giggs, Di Stefano, Cantona, Best o Valentino Mazzola.

Luca Loghi

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La luce in fondo al tunnel: la Roma riscopre Karsdorp

KARSDORP AS ROMA – La fine di un calvario. O l'inizio di una nuova storia in giallorosso. Questo e tanto altro potrebbe significare la giornata di oggi per Rick Karsdorp, terzino destro olandese acquistato dalla Roma la scorsa estate e protagonista fino a questo momento soltanto di 82' minuti in stagione. Da oggi è tornato ad allenarsi in gruppo dopo mesi di terapie e recupero in solitaria. Non uno, ma ben due gravi infortuni hanno frenato la corsa del ragazzo di Schoonhoven su quella fascia destra che in passato ha avuto padroni illustri ma che da troppo tempo a Trigoria manca di essere blindata.

L'ARRIVO NELLA CAPITALE – Acquistato dal Feyenoord a fronte di un corrispettivo fisso di 14 milioni, con bonus fino ad un massimo di 5 milioni di euro, raggiunge la Capitale dopo aver giocato 101 partite ufficiali con la sua squadra d'origine. Nell’ultima stagione in Eredivisie è sceso in campo in 30 occasioni, dando il suo contributo alla vittoria del titolo da parte della squadra di Rotterdam, arrivato dopo 18 anni dall’ultimo successo in campionato. Sono 3, invece, le apparizioni con la Nazionale Olandese, l'ultima a marzo del 2017. A pochi giorni dalla presentazione ufficiale, però, il primo stop: il ragazzo è stato sottoposto ad intervento di chirurgia per una lesione del menisco esterno del ginocchio destro. Era il 3 luglio: l'iniziale prognosi di 4 settimane si è tramutata in un'attesa di oltre 3 mesi e mezzo prima dell'esordio ufficiale, in Roma-Crotone del 25 ottobre.

LO SHOCK E IL FUTURO – Dalla gioia, testimoniata anche da una foto postata dal protagonista di questa storia sui propri social a ridosso della gara, passano appena poche ore per un ulteriore shock: si riscontra la rottura del legamento crociato anteriore del ginocchio sinistro. Ecco perché il primo allenamento in gruppo sostenuto oggi da Rick, a più di 6 mesi da quella sera, rappresenta la più bella notizia che potesse arrivare in casa Roma alla vigilia del calciomercato. Con il contratto di Alessandro Florenzi in scadenza – lontano ancora dall'essere rinnovato – e il non soddisfacente rendimento di Bruno Peres, l'olandese rappresenterà il prossimo anno con ogni probabilità la prima scelta nel ruolo di terzino destro per Di Francesco. All'inseguimento, macinando chilometri, di un mito chiamato Pendolino Cafu. Un treno da non perdere.

Luca Loghi

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Roma, l’inverno e l’Olimpico costano caro

Nessun rimpianto e nessun rimorso. La Roma di Eusebio Di Francesco si appresta a concludere il campionato con un bilancio positivo considerando le aspettative. Il raggiungimento della semifinale di Champions League e l'accesso alla prossima edizione rappresentano un punto di partenza fondamentale per costruire un futuro roseo: "Abbiamo fatto delle grandi prestazioni ma c’è stato un periodo in cui siamo scesi sotto tutti i punti di vista. Dovevamo essere bravi a capire che era un momento difficile, tra fine dicembre e gennaio", ha dichiarato il tecnico giallorosso in questi giorni, un piccolo neo che da una parte fa capire la consapevolezza e la lucidità di Di Francesco nel riconoscere i passi falsi, ma nello stesso tempo si rivela una forza. Sbagliando si impara: "Questo a noi ci è servito come insegnamento" ammette l'abruzzese. 

UN GELIDO INVERNO – La Juventus è campione d'Italia con la Roma pronta a prendersi il terzo posto all'ultima giornata contro il Sassuolo, ma il gap con i bianconeri sembra ridursi giorno dopo giorno e le speranze si racchiudono nel futuro recente con i giallorossi pronti a combattere nella prossima stagione per mettersi in tasca il titolo. Il gelido inverno è costato caro alla Roma che tra tra il 23 Dicembre ed il 4 Febbraio ha accumulato 15 dei 18 punti di distacco dalla squadra di Allegri. Tutto partì proprio dalla sfida d'andata che i bianconeri vinsero 1-0, soffrendo però sulla clamorosa occasione poi sprecata da Schick. I pareggi contro Sassuolo, Inter e Sampdoria con le due sconfitte a favore di Atalanta e Sampdoria hanno delineato un solco importante che non ha permesso ai capitolini di restare al passo di Napoli e Juve. 

(AS Roma Data)

IN CASA 35 PUNTI – Un altro fattore che ha penalizzato la Roma in campionato è stato lo Stadio Olimpico. Tra le mura amiche i giallorossi hanno conquistato solo 35 punti mettendo a segno 11 vittoria, 2 pareggi, e 6 sconfitte. Troppe per poter seguire la scia delle prime due. Nella classifica dei punti conquistati in casa, la squadra di Eusebio Di Francesco si piazza al quinto posto dietro a Juventus, Napoli, Sampdoria e Inter. La cifra dei gol segnati resta bassa (31) mentre sono 19 i gol subiti nell'impianto di Monte Mario. premesso che la squadra di Trigoria ha compiuto miracoli e regalato gioie al di fuori dell'ordinario, in Serie A resta da compensare il gap della continuità dei risultati. Forse unica differenza sul campo tra i giallorossi e la Juventus. 

(AS Roma Data) 

Andrea Fagnano 

 

 

 

 

 

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Dal Colosseo alla Lorica Hamata, quando la Roma esibisce la Storia

MAGLIA AS ROMA – Il Colosseo, il marmo dei Fori, le vedute dall'alto dell'Urbe ed ora la maglia dei legionari. Presentata oggi, la nuova prima maglia giallorossa ha già scatenato il tam tam social tra coloro che hanno apprezzato questa nuova veste ideata dallo sponsor tecnico Nike e chi, invece, avrebbe preferito un design più legato al passato. In realtà, il richiamo alla Storia di Roma è ben evidente: il concept del nuovo Home Kit riprende un elemento dell'antichità: la Lorica Hamata, l’armatura in maglia metallica indossata dai legionari romani. Questa altro non era che una cotta di maglia realizzata con anellini di ferro detti hami intrecciati in vario modo, di misura dai 3 ai 10 mm di diametro esterno. Una lorica di questo tipo era formata da un numero variabile da 10.000 a 30.000 anellini intrecciati tra loro; alcuni di questi, stando ai reperti, potevano essere stagnati o dorati. La nuova maglia, intanto, farà il suo esordio ufficiale già nell'ultimo match casalingo di questa stagione: contro la Juventus, con al centro ben in vista il nuovo main sponsor giallorosso.

LE MAGLIE DEL PASSATO – Lo stesso tipo di presentazione avvenne con la casacca utilizzata nel corso di quest'annata sportiva. Nel giorno dell'addio al calcio di Francesco Totti, lo storico Capitano indossò proprio la nuova veste, in un ipotetico passaggio di consegne verso il futuro, seppur ornata da una patch speciale pensata per onorare un giorno storico. Ben 365 giorni dopo, la numero 10 è ancora la maglia più venduta. Inoltre, già in passato, Nike e Roma hanno studiato soluzioni di design che richiamassero alla memoria il passato della città: nella stagione 2016/17, per esempio, la prima maglia presentava elementi direttamente derivati dalla struttura attuale del Colosseo: sottili strisce orizzontali in rosso più scuro che diventavano più spesse andando verso il basso, mentre una linea diagonale tagliava la fantasia partendo dalla spalla sinistra fino all’orlo. In quell'annata, addirittura l'Away Kit era pensato con queste premesse: la maglia rispecchiava il mosaico di colori che si può ammirare sui monumenti della città, dal marmo alla sabbia e alla pietra usati per costruire le antiche strutture del Foro romano e di tutta l’antica Roma, con il ritorno del lupetto sul petto per la prima volta dal 2012-13 e stemma del club per 19 stagioni dal 1978-79 al 1996-97. La maglia bianca della stagione 2015/16, poi, era ornata da una grafica sulla parte frontale che rappresentava le meraviglie architettoniche, le strade e i quartieri più antichi di Roma visti dall’alto. Se secondo molti 'la maglia giallorossa è meravigliosa a prescindere', certo è che dal 2014, anno della firma dell'accordo decennale tra la società capitolina e la Nike, al centro delle varie realizzazioni c'è sempre stato il legame imprescindibile tra la Roma, la città e i suoi tifosi in ogni angolo del mondo.

Luca Loghi

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Alisson the wall, a Cagliari il 21° clean sheet stagionale

Alisson è sempre più decisivo. Il portiere giallorosso anche nelle gara di ieri vinta 1-0 dai giallorossi contro il Cagliari è stato protagonista di molteplici interventi che hanno salvato la sua squadra. Il numero uno della Roma ha raggiunto il suo 21° clean sheet stagionale contro i sardi, mantenendo la porta inviolata 16 volte in Serie A e 5 in Champions League. Una vera e propria saracinesca tra i pali della Roma. Dopo 35′ arriva il primo il miracolo con una parata d’istinto che evita l’autogol di Peres. Spaventa tutti subito dopo l’intervallo con un’ uscita a farfalle su cui ci mette una pezza Capradossi. Salva ancora il risultato all’83’ con un intervento strepitoso su Sau. L’eroe di giornata, insieme a Cengiz e Dzeko, è ancora una volta il play boy brasiliano che con 3 parate decisive spinge la Roma oltre l’ostacolo, ora sola e invidiata – da Lazio e Inter – al terzo posto. E’ ancora merito dei suoi guantoni se per avere la conferma di essere in Champions League anche la prossima stagione alla Roma basta un punto in 180’.

A.F. 

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Champions League, pregi e difetti del Liverpool di Klopp

L'urna di Nyon ha deciso. Una delle due semifinali di Champions League vedrà protagonista la Roma di Eusebio Di Francesco affrontare il rigenerato Liverpool di Klopp. Con il City di Guardiola al comando assoluto del campionato, gli inglesi occupano attualmente il terzo posto con 67 punti. In Europa, dopo aver ha vinto il proprio girone di Champions League davanti a Siviglia, Spartak Mosca e Maribor, sbarazzandosi del Porto agli ottavi ma, soprattutto, eliminando proprio il City di Guardiola ai quarti, la squadra di Klopp troverà davanti al proprio cammino la Roma, avversaria storicamente benevola ai reds.  Andiamo ora a scoprire i suoi pregi e difetti. 

DIFETTI – Uno dei deficit che si evidenziano rientrano nella tenuta difensiva. I trentacinque gol incassati nelle trentatré gare di Premier League, media di una rete a partita, rappresentano il biglietto da visita più  stimolante per la Roma di Eusebio Di Francesco. Possiamo definire quindi il Liverpool una squadra attaccabile: l’innesto milionario di Van Dijk sta iniziando a far intravedere i propri frutti, inserito in un comparto che non brilla in termini di valori individuali. Lovren ha alternato buone cose a prestazioni meno incoraggianti, i laterali – sia Clyne che Arnold a destra, sia Robertson che Moreno sul versante sinistro – sono più funzionali nella fase di spinta che in quella di contenimento. Come sostanzialmente i centrocampisti: tipici e perfettamente adeguati al calcio inglese, come Chamberlain, Henderson e Milner sono esemplari nell’aggressione degli spazi richiesta dal calcio di Klopp, ma meno puntuali nella fase di schermo della linea difensiva. Ed è su questo pianto che la Roma potrà impostare il suo assetto tattico: agire tra le linee non sempre compatte del Liverpool, trovare in quel nervo scoperto dei riferimenti in grado di fare la differenza. In questo lavoro Radja Nainggolan avrà la possibilità di sfruttare le sue qualità

PREGI – Una coperta corta che trova però nella fase offensiva la sua vera arma letale. Firmino e Salah con 8 gol a testa restano i bomber di coppa, ma è l'ex giallorosso a essersi guadagnato gli elogi da parte di tutto il mondo per una stagione straordinaria. L'egiziano ha segnato 29 gol in campionato, oltre a 9 assist, e potrebbe addirittura vincere il pallone d'oro se il Liverpool dovesse alzare la Champions League. Il reparto offensivo inglese è formato da tanta fantasia e qualità e, in contropiede, il Liverpool può essere molto pericoloso. in Premier League soltanto lo schiacciasassi Manchester City ha segnato più del Liverpool, che con ben settantacinque reti rappresenta per distacco il secondo attacco del torneo. Ad una media di 2.27 gol a partita. Alta, altissima sarebbe il caso di dire, rispecchiante i valori di una rosa costruita con evidente proporzione offensiva. 

IL SEGRETO E' LA PALLA Il riferimento specifico è la palla: i reds corrono per arrivare prima dell’avversario, occupano il campo per ritrovarsi in condizioni di superiorità numerica. Senza un particolare equilibrio si passa dal costringere l’avversario a pagare dazio sul piano fisico, sulla tenuta. Le squadre di Klopp in tal senso sono logoranti. 

Andrea Fagnano 

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Roma, la terza rimonta di sempre

Uno, due, tre. La Roma compie una rimonta storica contro il Barcellona e ogni previsione della vigilia. I giallorossi ribaltano il 4-1 del Camp Nou vincendo 3-0 nella sfida di ritorno all'Olimpico grazie alle reti di Dzeko, De Rossi e Manolas. Un successo inaspettato racchiuso nel numero tre. La rosa guidata da Eusebio DI Francesco è infatti la terza squadra di sempre a recuperare tre gol nella storia della Champions League. In passato un passivo così alto recuperato si era visto solo due volte. La prima impresa fu merito del Deportivo La Coruna nel 2004 contro il Milan, il secondo caso è più recente e ritorna  nella scorsa stagione proprio dove protagonisti furono proprio i blaugrana ai danni del beffato Paris Saint Germain. Tra scaramanzie e scarse aspettive, il calcio può dunque regalare  ancora occasioni rare di imprevedibilità  rendendo l'impossibile possibile. La Roma fa parte di queste dopo aver superato un girone di ferro e l'ostico Shakhtar Donetsk agli ottavi di finale. 

A.F. 

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Champions League, biglietti: a Roma i prezzi più bassi

Quaranta euro per il settore popolare dello Stadio Olimpico (Curva Sud e Curva Nord) per una gara, seppur prestigiosa, come quella contro il Barcellona possono sembrare tanti, ma in realtà rappresentano la spesa meno onerosa dell'intero panorama dei quarti di finale di Champions League. Confrontando infatti i prezzi stabiliti dalle società che ospiteranno le gare di andata della prossima tornata internazionale, il prezzo stabilito dal club giallorosso appare il più economico. Il costo più alto, 89 euro, dovrà pagarlo il tifoso del Barcellona per vedere Messi e compagni affrontare la squadra di Eusebio Di Francesco al Camp Nou. Spesa che dovranno sostenere anche i tifosi della Roma che decideranno di seguire la squadra in trasferta (Il settore è speculare, al terzo anello dell'impianto). Poi tocca ai supporters della Juventus, che ospiterà il Real Madrid di Cristiano Ronaldo, chiamati a sborsare almeno 60 euro per assistere alla gara dal vivo. Seguono i tifosi del Siviglia, avversario del Bayern Monaco, e quelli del Liverpool, che dovrà vedersela nel derby inglese contro il Manchester City ad Anfield, che pagheranno circa 50 euro

LA LISTA DELLE SQUADRE CASALINGHE DEI MATCH DI ANDATA
Barcellona (89 euro) 
Juventus (60 euro) 
Siviglia (50 euro) 
Liverpool (42 £) 

RITORNO 
Roma (40 euro) 
Real Madrid (da definire)
Bayern Monaco (da definire)
Manchester City (da definire) 

Andrea Fagnano 

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A tutto Valverde: la solidità “greca” e la favola dell’Athletic

Non è sempre vero che nel Barcellona contino solo il gran gruppo e i campioni presenti. Lo dice l'esperienza del Tata Martino sulla panchina blaugrana nell'anno 2013/14: secondo posto nella Liga ed eliminazione ai quarti di finale in Champions League. Stesso destino di Luis Enrique alla sua terza stagione in Catalogna, a secco di trofei dopo (però) aver vinto tutto.

Ernesto Valverde ha tutta l'intenzione di percorrere le orme di Pep Guardiola e Lucho con un Barça tutto grinta e intelligenza tattica. A +8 punti sull'Atletico Madrid secondo in classifica (il Real Madrid è a -15) la vetta della Liga è ormai in cassaforte, insieme alla finale di Copa del Rey – contro il Siviglia – e a un cammino in Europa ostacolato ora solo dalla Roma di Eusebio Di Francesco.

Per arrivare al triplete servono esperienza e tanta scaltrezza tattica. Valverde, giocatore discreto, fa capire a tutti di saperci fare in giacca e cravatta laddove le abitudini, per colori e cultura, non sono poi così distanti dalla Spagna: parliamo della Grecia. Allena l'Olympiakos per tre stagioni, divise in due esperienze intervallate dalla pessima annata alla guida del Villareal.

Vince tre campionati greci e due coppe nazionali esaltando un gruppo compatto, di gregari e leader nascosti ma efficienti. Torna "a casa" guidando il Valencia dal dodicesimo posto all'Europa League, poi riporta un trofeo all'Athletic Bilbao dopo trentuno anni di assenza. Quella Supercoppa di Spagna, sfilata ai blaugrana, gli vale la chiamata del presidente Bartomeu sulla panchina catalana.

Attualmente il suo Barça è l'unica squadra imbattuta nei 5 campionati top a livello europeo, con il miglior attacco della Liga (72 gol segnati) e la seconda miglior difesa (13 reti al passivo). In Champions ha vinto il girone contro Juve, Sporting Lisbona e Olympiakos, eliminando poi agli ottavi il Chelsea di Antonio Conte. Per citare Manolas: "Non dobbiamo avere paura di nessuno, perché giochiamo 11 contro 11". Speriamo abbia ragione lui.

Riccardo Cotumaccio