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Elsha risolve il cruciverba quando stavamo girando pagina…

IL GRAFFIO DI MAC Elsha risolve il cruciverba quando stavamo girando pagina. Brutta partita d’attacco disordinato contro un Monza ordinato, che non meritava di vincere, ma era vicino a un pareggio che giocando in 10 dal 43’ del primo tempo sembrava quasi scritto, sottolineato da salvataggi importanti, parate importanti e due pali.

Mou dice che manca l’estro di Dybala e Pellegrini, difficile negarlo. Però la situazione a livello muscolare è questa e con questa bisogna guardare gli obiettivi. Ancora una volta è stata chiara l’inadeguatezza di Ndicka che, lasciato sempre libero di impostare (bravo Palladino) si è rivelato lento e macchinoso.

Lukaku non ha segnato, ha colpito un palo, ma ha colpito di più la scarsa assistenza per metterlo nelle migliori condizioni. Non mi è piaciuta l’espulsione presa da Mou perché capita mentre si parla di Inter e faccio fatica a pensare che sia un caso. E non mi piace l’atteggiamento di Palladino nei confronti della Roma. Ma sono romanista. Mi piacciono questi 3 punti perché col pareggio credo che il paradiso, già lontano, sarebbe stato irraggiungibile.

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“>di Fabio Maccheroni

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Meritiamo un altro finale

FOCUS RS (di Francesco Oddo Casano) – Trasfigurato in viso, avvelenato per la conduzione arbitrale di Chiffi, amareggiato per la concatenazione di eventi ed episodi negativi che gli stanno strappando dalle mani, forse, la possibilità di scrivere un altro finale di stagione trionfale. Josè Mourinho ieri sera a caldo era il volto di tutti i romanisti. Affranto e orgoglioso, preoccupato e in parte demoralizzato. Un mix di sentimenti difficili da spiegare, ma sfumature evidenti di uno stato d’animo che probabilmente accompagnerà ancora l’allenatore e il gruppo (o ciò che ne resta) in queste ore al rientro nella capitale.

La Roma a Monza ha pareggiato, scivolando in classifica nuovamente al settimo posto (come la sera dell’ultimo derby perso quasi senza lottare, unico neo di un 2023 indomito e caratterialmente sempre al top per i giallorossi). Ma tutto sarebbe in parte rimediabile, se non ci fosse l’enorme scure degli infortuni a frenare il motore di una squadra che a volte si è ingolfato ma finora non si è mai realmente fermato. Un’ecatombe, un lazzaretto, un’emergenza totale, fate vobis, la scelta della definizione più giusta purtroppo non cambia la sostanza. Otto calciatori ai box, l’ultimo della lista Stephan El Shaarawy che ha speso lacrime simili a quelle di Llorente a Bergamo, sintomo di un problema che sa di arrivederci alla prossima stagione. Un numero monstre di stop, mai verificatosi nell’era Mou fino a questo momento.

Ora Mourinho contro l’Inter dovrà indossare contemporaneamente i panni dell’alchimista, del motivatore, dello psicologo, dello stratega, dell’agitatore di folle, sempre che non si abbatta su di lui la mannaia della solerte (ad intermittenza) giustizia sportiva del nostro movimento calcistico, dopo lo sfogo nei confronti di Chiffi. Ma questa volta, nonostante le sue doti para-divinatorie, potrebbe non bastare, perchè per i miracoli effettivi, Josè ancora non sembra attrezzato. Nelle ultime gare lo Special One, oltre a sottolineare l’orgoglio – con tanto di mano sul petto – di essere l’allenatore di questo gruppo che sta gettando, come può, il cuore oltre l’ostacolo, ha indossato il camice bianco, emettendo dei bollettini di guerra al termine delle varie contese. Servirebbe letteralmente una moltiplicazione di uomini, in stile evangelico, per uscire vivi da un momento così.

Ieri le percentuali erano azzerate per sei degli otto calciatori che in questi giorni affollano le stanze dedicate alla fisioterapia di Trigoria. Dybala e Belotti “tra zero e 50%, ma più tendente a zero” Mou dixit. Forse una speranza di riaverli in panchina sabato contro la corazzata di Inzaghi c’è, ma in quali condizioni? E se Mourinho stesse strategicamente preparando al meglio delle attuali possibilità la doppia sfida col Bayer, consapevole (lo ha detto più volte senza mezzi termini) che questa squadra, per come è ridotta, non possa dedicarsi in egual misura alla lotta Champions in campionato e alle gare di coppa? Domande legittime, a cui solo gli eventi daranno risposta.

Sullo sfondo però persiste questo senso di amarezza sempre più crescente, insito nel fatto che per gli sforzi profusi, la straordinaria partecipazione popolare in casa e fuori, la perdurante sfortuna tra pali e infortuni, di cui svariati traumatici e a volte anche frutto di scontri involontari tra compagni di squadra, l’emisfero Roma meriterebbe (meritava) un altro finale, non di sgretolarsi così a pochi metri dal traguardo, qualunque esso sia. E’ profondamente ingiusto, ma purtroppo brutalmente reale.

Foto Fraioli
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Tanti auguri a Dan Friedkin, un ‘silenzioso rivoluzionario’

EDITORIALE RS (di Francesco Oddo Casano) – Quando nell’ottobre del 2019, sbarcò nella capitale in gran segreto ed ebbe i primi, formali, contatti con i legali della Roma, Dan Friedkin forse non aveva ancora chiare le prospettive del suo futuro investimento, ma certamente l’obiettivo sì: riportare il club giallorosso in alto. “Risveglieremo questo gigante addormentato” disse nella c.d. lettera ai romanisti, la penultima volta che ha parlato di Roma (l’ultima seppur off records e senza video riprese dopo il trionfo di Tirana). Lo ha fatto inserendo la società, acquistata dopo 9 mesi di lunghe e difficoltose trattative, nel suo gruppo industriale, investendo oltre 820 milioni complessivi tra acquisto e ricapitalizzazioni, ma soprattutto conducendo in prima persona una ‘rivoluzione silenziosa’.

La riservatezza, d’altronde, è un carattere tipico della famiglia Friedkin: pochissime le uscite pubbliche, ancor meno le interviste, anche negli altri settori. Rare le comunicazione istituzionali, doverose solo in alcuni frangenti, ma nulla di più. Dan, così come Ryan e ancor prima il padre Thomas, pioniere e fondatore del gruppo, non amano (amavano) esporsi e lo si capì in quei giorni di agosto 2021, quando a margine del closing, si ‘nascosero’ in un lussuoso resort fuori dalla capitale, sfruttando le parziali chiusure ancora legate al Covid e subendo l’inseguimento dei cronisti romani, in primis quelli di Retesport che svelarono in anteprima la loro presenza a Roma.

Oggi il numero uno giallorosso compie 58 anni e ad agosto saranno tre anni esatti dal suo sbarco nella capitale. Alla riservatezza l’imprenditore americano ha contrapposto l’operatività e l’effetto sorpresa, in pieno stile cinematografico (altro settore d’interesse del Friedkin Group). L’annuncio di Mourinho – prelevato e condotto nella capitale direttamente dal presidente a bordo del suo jet privato – l’ingaggio di Dybala, autorizzato senza obbligo di cessioni. Ma anche il nuovo progetto dello stadio a Pietralata, l’uscita dalla Borsa e il prossimo avvento di un nuovo grande sponsor tecnico (Adidas) per provare ad accrescere il fatturato da merchandising. Scelte di qualità, scelte di eccellenza che rientrano in un preciso piano industriale di rilancio e consolidamento del marchio Roma, foraggiato dalle vittorie – la Conference, un trofeo internazionale dopo 61 anni – e dal necessario ritorno nell’élite calcistica della Champions League.

Passaggio fondamentale è stato anche il ricoinvolgimento del tifoso romanista: la Roma, per diretta volontà della proprietà, ha rimesso infatti il pubblico al centro del villaggio, lavorando su una politica di prezzi (abbinata all’arrivo di Mourinho) che ha pagato a tal punto da registrare uno straordinario record consecutivo di sold out – destinato ad aumentare – e una media spettatori ormai assestata sulle 62 mila unità. In un anno e mezzo oltre 2 milioni di supporters giallorossi all’Olimpico e un botteghino che ha portato nella casse giallorosse oltre 50 milioni complessivi. Non si può dimenticare anche le iniziative solidali, il Roma Department creato proprio per irradiare ‘il verbo giallorosso’ in città e non solo attraverso centinaia di iniziative.

I prossimi passi? Li conoscono in pochi, probabilmente solo il cerchio magico famigliare di Dan, con il quale ama confrontarsi quotidianamente. Il presidente nelle ultime settimane è stato spesso negli Stati Uniti e in Europa per viaggi d’affari, meno all’Olimpico e sullo sfondo degli ottimi risultati sul campo della Roma di questo inizio 2023 resta la domanda delle domande: quando incontrerà Mourinho? Riuscirà a convincerlo a restare e magari a prolungare il contratto? La sensazione è che anche questa volta, senza proferire parola, Dan possa stupire con effetti speciali.