di Matteo Corona
Il calcio, ma anche lo sport in generale, è ricco di grandi giocatori che per vari motivi hanno vinto poco o addirittura nulla. Ci sono, poi, alcune personalità che sembrano essere destinate ad alzare trofei e ad incidere in momenti chiave. Ecco, quest’ultimo caso riguarda Pedro Rodríguez Ledesma, l’ultimo acquisto della Roma. L’unico nella storia ad aver vinto tutti i principali trofei per club e per nazionali. Basterebbe questo per presentarlo, ma potrebbe essere riduttivo. L’esterno ha quasi sempre messo il suo timbro sulle varie coppe, in alcune occasioni firmando reti davvero pesanti e decisive. Non tutti riescono ad emergere nei contesti dove la posta in palio è massima, pochi sono in grado di distinguersi significativamente in questi scenari.
Paulo Fonseca ammira e desidera fortemente calciatori esperti e astuti in zona offensiva, per garantire una dose notevole di spessore lì davanti. Sia chiaro, non bisogna aspettarsi il Pedro degli anni d’oro, perché la carta d’identità parla chiaro, e 33 anni non sono pochi visti anche alcuni problemi fisici. Detto ciò è lecito attendersi un’aggiunta di qualità per quanto riguarda lo spessore internazionale e il carisma nella rosa. Stiamo comunque parlando di un giocatore in grado di dire la sua e distinguersi in una squadra con gente come Messi, Xavi e Iniesta, dimostrando efficienza anche in una realtà completamente diversa e competitiva come quella inglese. In attesa della firma che dovrebbe arrivare la prossima settimana dopo la seconda visita medica e in attesa di vederlo all’opera (dovrebbe essere a disposizione i primi di ottobre), andiamo a rinfrescarsi la memoria, ricordando alcuni momenti in cui Pedrito ha raggiunto livelli ragguardevoli.
BARCELLONA, TIKI TAKA, FURIE ROSSE – Su una cosa ci sono pochi dubbi: il Barcellona di Guardiola è stata una delle squadre più forti della storia del calcio,. Il Tiki-Taka (che piaccia o meno) ha segnato e rivoluzionato. Vari confronti, invece, ci sono su quale sia stato il miglior Barça: quello del Triplete 2008/2009 (con Messi, Eto’o ed Henry) oppure quello della finale di Wembley del 2011 (Pedro-Messi-Villa). Nonostante la forza del primo, in molti sostengono di come il secondo sia l’espressione massima dell’attuale tecnico del City. Pedro è presente in entrambi, ma a partire dall’annata 2009/2010 inizia a prendersi la scena. Decide la Supercoppa Europea contro lo Shakhtar e, dopo aver trovato la rete in più occasioni anche nel Mondiale per Club, tra cui quella del pari in finale al minuto 89 (fondamentale per il proseguo del match che viene determinato da Messi), diventa il primo nella storia a siglare un gol in almeno sei competizioni differenti durante una singola stagione. È nel 2010/2011, però, che Pedro raggiunge il picco: dopo il ruggito nella semifinale di ritorno di Champions col Real Madrid, sblocca la finale contro i Red Devils, dimostrando ancora una volta freddezza e caparbietà. Da ricordare, poi, anche la doppietta nella finale di Coppa del Re contro l’Athletic Bilbao nel 2012. Finita qui? Nemmeno per scherzo: gol decisivo del 5-4 nella Supercoppa Europea del 2015 contro il Siviglia. Nonostante i blaugrana di quegi anni fossero una squadra di marziani, oltre alla freddezza e al cinismo, Pedro è una pedina preziosa tatticamente per Pep Guardiola. È infatti un sapiente mezzo di collegamento tra centrocampo e attacco, abile nel dialogare e nello scambiarsi posizione con Leo Messi, che ne apprezza l'astuzia e l'adattabilità in vari contesti. Tocca a Pedro, nei tridenti stellari, dare maggiore supporto in fase di non possesso. Con i catalani 99 gol e 20 titoli. Ad intensificare il tutto, il Mondiale del 2010 (partendo titolare nella semifinale e nella finale) e anche l’Europeo del 2012 con la Spagna.
CHELSEA, ITALIA E RECORD – Dopo anni indelebili in Catalogna, vista la forte concorrenza, nel 2015 passa al Chelsea. A Londra Pedro si reinventa. Il primo anno con Mourinho non è affatto esaltante, ma nel 2016, con Antonio Conte, si ritagli spazi importanti e mette in cascina la Premier League e la FA Cup l'anno seguente. In particolare, col tecnico salentino, lo spagnolo vive la sua miglior annata in Inghilterra, rivelandosi fondamentale per la vittoria del campionato. L'influenza italiana, tuttavia, non termina qui. Con Maurizio Sarri entra ancora di più nella storia, prendendosi la scena in Europa League nel 2018: doppietta nei quarti con lo Slavia Praga, gol in semifinale all’Eintracht Francoforte e acuto del 2-0 in finale nel derby londinese contro l’Arsenal (partita che terminerà 4-1 per i blues). Neanche a dirlo, ennesimo acuto nell'atto conclusivo di una competizione. Aspetto importante da sottolineare riguarda le metodologie tattiche italiane e l'intensità degli allenamenti che Pedrito ha potuto constatare sulla sua pelle. Conte e Sarri, pur essendo ampiamente differenti tra loro, sono due tecnici estremamente attenti ai dettagli e profondi conoscitori di tattica. Punti che potranno essere utili allo spagnolo nella sua nuova esperienza. Nel calcio può accadere che alcune etichette provochino pregiudizi o false esaltazioni, in questo caso il pericolo non c'è: l'uomo delle finali è pronto a prendersi la Roma.