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Roma-Torino 0-2: doppietta Belotti

Brutta sconfitta per la Roma di Fonseca. Il 2020 si apre con il due a zero subito dal Torino grazie alla doppietta di Belotti

CRONACA

SECONDO TEMPO

97' – Termina il match, la Roma perde due a zero contro il Torino.

90' – Il quarto uomo assegna 7 minuti di recupero

86' – Esce Zaniolo, entra Ünder.

86' – Gol Torino: Belotti spiazza Pau Lopez e firma il gol dello 0-2.

85' – Viene assegnato un calcio di rigore al Torino per un tocco col braccio di Smalling nella precedente azione.

83' – Su un contropiede della Roma l'arbitro interrompe il gioco e va a vedere il monitor del VAR.

76' – Izzo colpisce il pallone con il braccio sul cross di Kolarov: tutta la Roma attorno a Di Bello chiedendo il secondo giallo al granata. Nessuna sanzione per il difensore. 

75' – Fonseca riceve un cartellino giallo per proteste.

73' – Kalinic prende il posto di Perotti.

64' – Mancini commette fallo su Berenguer e ottiene il cartellino giallo.

63' – Cambio Roma: esce Veretout, entra Mkhitaryan.

62' – Ancora un corner per la Roma: la difesa ospite libera l'area senza problemi. Sugli sviluppi dell'azione Veretout prova una rasoiata potente che però non prende lo specchio della porta.

60' – Possesso palla prolungato e sterile per la squadra di Fonseca.

50' -Cross in area di Pellegrini, Dzeko la tocca ma il tiro termina alto.

49' – Belotti riceve palla in area di rigore, calcia in porta e Pau Lopez si allunga in alto toccando la sfera che sbatte sulla traversa e poi va in corner.

46' – Riprende il match. 

PRIMO TEMPO

47' – Si va al riposo con i granata avanti di un gol.

46' – Belotti sblocca il match con un tiro nel cuore dell'area di rigore e porta avanti il Torino prima del duplice fischio del direttore di gara.

45' – Veretout stende Ola Aina che era partito in velocità: l'arbitro ammonisce il francese della Roma tra le proteste dei giallorossi.

44' – Sarà un minuto di recupero in questo primo tempo.

38' – Occasione Roma, ma Kolarov era in fuorigioco. Il serbo aveva provato a ricevere un pallone ribattuto dalla difesa granata su un tiro di Pellegrini ma l'ex City è stato pescato in offside.

32' – Dzeko viene messo a terra in area di rigore ma, secondo il guardalinee, era partito in posizione irregolare.

32' – Chance Torino! Lukic riceve un pallone dalla sinistra, va di testa e Pau Lopez blocca.

28' – Cartellino giallo per Diawara che ferma fallosamente il gioco.

27' – Al limite dall'area di rigore Pellegrini riconquista la sfera, si gira e calcia: palla alta sopra la traversa.

25' – Sale il Torino in contropiede, ma Verdi e De Silvestri non riescono a dare un buon pallone a Belotti.

8' – Palo di Belotti dopo la parata di Pau Lopez, poi De Silvestri di testa ma blocca lo spagnolo. 

3' – Tentativo di Zaniolo dalla distanza: Sirigu respinge allungandosi sulla sinistra. 

0' – Parte il match: primo possesso palla in favore del Torino.

TABELLINO

Roma-Torino 0-2 (Belotti, Belotti)

ROMA (4-2-3-1): Pau Lopez; Florenzi, Mancini, Smalling, Kolarov; Diawara, Veretout (63' Mkhitaryan); Zaniolo, Pellegrini, Perotti (73' Kalinic), Dzeko.
A disp.: Mirante, Fuzato, Juan Jesus, Çetin, Spinazzola, Ünder, Antonucci.
All. Paulo Fonseca

TORINO (3-4-2-1): Sirigu; Izzo, Nkoulou, Djidji; De Silvestri, Rincon, Lukic, Aina; Verdi (69' Meité), Berenguer; Belotti.
A disp.: Ujkani, Rosati, Buongiorno, Laxalt, Adopo, Bonifazi, Millico, Meité, Zaza.
All. Walter Mazzarri

Arbitro: Marco Di Bello della sezione di Brindisi
Assistenti: Schenone – Vecchi
Quarto Ufficiale: Chiffi
VAR: Abisso
AVAR: Costanzo
 

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Roma-Torino, i convocati di Fonseca: out Fazio, Kluivert e Pastore

Dopo la conferenza stampa nel giorno della vigilia, Paulo Fonseca ha diramato i convocati per il match di domani all’Olimpico contro il Torino. Saranno 20 gli uomini a disposizione del tecnico portoghese, ecco la lista: 

Portieri: 13 Pau Lopez, 83 Mirante, 63 Fuzato.
Difensori: 6 Smalling, 23 Mancini, 15 Cetin, 5 Juan Jesus, 24 Florenzi, 11 Kolarov, 37 Spinazzola.
Centrocampisti: 7 Pellegrini, 21 Veretout, 42 Diawara, 8 Perotti, 22 Zaniolo, 77 Mkhitaryan, 17 Under, 48 Antonucci.
Attaccanti: 9 Dzeko, 19 Kalinic.

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Allenamenti

Trigoria, ancora individuale per Kluivert e Pastore. Fazio si ferma per un problema all’adduttore

La squadra si è riunita a Trigoria per ultimare la preparazione in vista della prossima partita, che andrà in scena domani alle 20.45 allo stadio Olimpico contro il Torino di Walter Mazzarri. Dopo aver studiato l’avversario in sala video, la squadra ha svolto un’attivazione muscolare, passando poi al torello ed a un focus tattico. Ancora lavoro individuale per SantonCristanteZappacostaPastore e KluivertFazio ha avvertito un fastidio all'adduttore destro, per precauzione si è preferito non convocarlo

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[VIDEO] – Fonseca: “La squadra sta bene, vediamo se Peres potrà aiutare. E’ importante che Kalinic rimanga”

Paulo Fonseca, allenatore della Roma, è intervenuto in conferenza stampa alla vigilia della partita contro il Torino.

Si è conclusa la sosta natalizia, la squadra ha ripreso a lavorare da circa una settimana. Come ha trovato il gruppo?
Bene. Abbiamo fatto una buona settimana di lavoro. La squadra sta bene, è motivata ed è importante iniziare bene l’anno. Sarà importante fare domani una buona partita e vincerla.

Il Torino ha perso contro la Spal, viene da una stagione altalenante. Che squadra si aspetta di trovare?
E’ sempre difficile giocare contro il Torino. Nelle ultime tre partite fuori ne hanno vinte due e pareggiata una, mai perso. Ci aspettiamo una squadra motivata, forte e aggressiva. Sicuramente sarà una partita difficile.

Petrachi ha tolto dal mercato Kalinic ed ha spiegato che darete una seconda chance a Bruno Peres. Come pensa di poter rigenerare Kalinic? Che idea si è fatto di Bruno Peres?
Kalinic sta lavorando bene e migliorando ogni settimana. Potrà giocare di più in questa parte finale di stagione. Ho sempre detto che non è facile cambiare giocatori nel mercato di gennaio. Per noi è importante che Kalinic rimanga con la squadra. Sta lavorando bene e potremo averlo in un posto più importante nella squadra. Peres è un giocatore della Roma ed è rientrato dal prestito. Petrachi lo conosce bene e ne abbiamo parlato. Ha lavorato con noi negli ultimi due giorni, vediamo se potrà aiutare la squadra. Ora non sta bene fisicamente e dovrà imparare, migliorare, poi vedremo.

Ibrahimovic è tornato in Italia. Che cosa può portare mediaticamente e come valori tecnici alla Serie A?
Non mi piace parlare di giocatori di altre squadre. Lui è un grande giocatore ed è sempre positivo averli nel nostro calcio. E’ importante anche per la visibilità del calcio avere questo tipo di calciatori.

Petrachi ha detto che la squadra non è facilmente migliorabile nel mercato di gennaio. Lei ha chiesto un giocatore per reparto per poter vincere qualcosa. E’ possibile ambire ad un trofeo anche quest’anno?
Non è giusto creare questo tipo di pressione alla squadra. Abbiamo iniziato un nuovo processo, abbiamo cambiato tanti giocatori e migliorato. Dobbiamo pensare solo alla prossima partita, che è contro il Torino ed è la partita che dobbiamo vincere.

Che margini di crescita ha Zaniolo? Che percentuale di talento ha sfruttato fino ad ora?
Ogni giocatore ha margini di crescita. Zaniolo non è un giocatore che pensava molto bene tatticamente. Oggi trova e cerca lo spazio nel tempo giusto. Deve imparare meglio il tempo di decisione, ma ha il margine per migliorare molto. E’ un talento enorme e per me può diventare uno dei migliori giocatori in Italia.

Come sta vivendo lo spogliatoio l’imminente cambio di proprietà? Lei come lo vive?
Non abbiamo mai parlato di questo. Io sono l’allenatore, parlo molto con Fienga e so quello che succede. Sono tranquillissimo riguardo questa questione.

E’ rimasto deluso da Under? Punta ancora su di lui o lo lascerebbe andare in caso di un’offerta?
Io non penso alla cessione di nessuno dei nostri giocatori. Under è uno dei giocatori della squadra. Ne possono giocare solamente undici, Zaniolo è in un buon momento, Under deve lavorare e quando avrà l’opportunità deve giocare bene.

Petrachi ha detto che le persone non riescono ad andare allo stadio per il periodo economico difficile presente in Italia. Pensate a politiche differenti sui costi dei biglietti?
Che posso dire riguardo questo? Non ne parlo con i dirigenti. Il mio focus è solo sulla squadra. In tutti gli stadi noi abbiamo molti tifosi, possiamo fare meglio, ma abbiamo molti tifosi.

Quali sono le condizioni di Kluivert e Pastore?
Kluivert ha iniziato a lavorare con noi. Io, insieme allo staff medico, abbiamo parlato e capito che non sta bene, non voglio rischiare. Ha bisogno di un’altra settimana, magari può essere pronto dopo la Juventus. Pastore ha una situazione diversa. Non è un trauma normale, ma osseo. E’ un problema più difficile da risolvere. Abbiamo bisogno di più tempo per recuperarlo, ma lo sta facendo bene.

Kluivert che tipo di infortunio ha riportato? 
Kluivert ha avuto un problema muscolare.

La Roma giocherà quasi sempre di sera. E’ un fattore che può influire sulle prestazioni della squadra o sono polemiche che non esistono?
Non mi piace quando non abbiamo 72 ore di riposo tra le partite. Ne abbiamo giocate molte così, è una questione televisiva, credo. Non è positivo quando i giocatori non possono recuperare per le altre partite.

Mazzarri è bravo nello spezzare il gioco. E’ soddisfatto di come la sua squadra fa fallo in campo?
Sì. Se dico di sì, sembra che promuovo il fallo. Devo dire però che è importante avere una reazione dopo aver perso la palla. Se non abbiamo modo di recuperare la palla è importante fare il fallo.

Hai lasciato tutti a bocca aperta. Se avessi avuto sempre la rosa a disposizione cosa avresti potuto fare? La Roma è a sette punti dalla Juventus…
Io non guardo il passato. La situazione è questa: in molte partite non abbiamo avuto giocatori. Devo dire che però abbiamo giocato bene e vinto con i giocatori in campo in quel momento. Non mi piace avere scusanti. Anche in un momento difficile i giocatori a disposizione hanno lavorato bene. Non voglio immaginare scenari possibili, conta il presente ed è domani con il Torino.

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Petrachi: “Avevamo bisogno di ragazzi che vedessero la Roma come un punto di arrivo, non come un posto di passaggio. Ora è così”

Gianluca Petrachi presenta il primo bilancio della stagione. Queste le parole del ds giallorosso al sito ufficiale della società:

 

Che bilancio fa di questi primi mesi alla Roma?

“Stiamo lavorando tanto, ma c’è ancora tanto da fare. Dobbiamo continuare su questa strada e migliorare. In questi mesi, però, ho capito che qui c’è terreno fertile per lavorare. Qui c’è la possibilità di fare e di incidere nello spazio di azione che ognuno di noi ha per le proprie competenze. E questo per me da Direttore Sportivo è molto importante”.

Quali sono i punti di forza di questa squadra?

“Quando sono arrivato tanti giocatori già presenti avevano la voglia e l’entusiasmo di iniziare una nuova stagione e di cambiare: molti di loro cercavano una svolta, perché venivano da un anno difficile. Chi non condivideva questo sentimento è andato via. Chi credeva nel nuovo progetto che stava nascendo è stato tenuto. I nuovi, poi, sono stati valutati a livello umano e tecnico, servivano tutte persone con voglia e con entusiasmo. Avevamo bisogno di ragazzi che vedessero la Roma come un punto di arrivo, non come un posto di passaggio. Chi è arrivato lo ha fatto con l’entusiasmo e con la voglia giusta. C’è stata una fusione ideale tra gruppo esistente e i nuovi arrivi. Credo si sia creata l’unione di intenti che la Società cercava”.

Qual è stata la partita della svolta? C’è stato un momento in cui si è detto “questa è la Roma che volevamo vedere”?

“Dopo la partita pareggiata a Genova contro la Sampdoria c’è stato un lungo confronto tra noi: squadra, allenatore e Direttore Sportivo. In quel momento penso che si sia fortificato il nostro gruppo. In quel momento sono usciti fuori i veri valori dello spogliatoio. I ragazzi hanno iniziato a dare le risposte che cercavamo. Hanno intrapreso la stagione con coraggio, come vuole il mister. La Roma ha iniziato a essere una squadra guardata da tutti con occhi diversi. Devo dire la verità: fino a quel momento non eravamo né carne, né pesce. Ed era normale, ci trovavamo nel pieno di un processo di conoscenza tra compagni di squadra. Serviva una crescita, serviva l’ambizione nel voler fare qualcosa in più. E i ragazzi dopo Genova ci hanno fatto vedere che squadra sono. Lo hanno fatto dopo il confronto che c’è stato tra noi. Loro sanno a cosa mi riferisco”.

Al di là della sfera strettamente sportiva, che società ha trovato al momento del suo arrivo?

“Dal primo giorno in cui ho messo piede qui ho trovato una struttura e un’organizzazione che mi hanno stupito. Alcuni mi davano del matto e mi dicevano “chi te lo fa fare in questo momento?”. Ma quando mi è stata spiegata la progettualità che c’era dietro questa Società, prima dal CEO Guido Fienga e successivamente dal presidente Pallotta, non ho avuto nemmeno un dubbio e ho accettato. Io amo incidere nella mia sfera professionale e desidero il rispetto dei ruoli. Tutto questo mi è stato concesso, grazie a una struttura importante, già rodata. Non serviva cambiare le cose qui, bisognava solo modificarle. Guido lo ha fatto a livello societario, mentre io mi sono concentrato sulla sfera tecnica. È stato un percorso generale di crescita costante, che abbiamo intrapreso tutti insieme e che stiamo proseguendo. Ma c’è ancora tanto da lavorare, perché bisogna migliorare”.

A proposito di management del Club, che rapporto c’è tra voi?

“Lavoriamo tutti per un unico obiettivo. E devo dire una cosa: c’è stata tanta collaborazione, a ogni necessità proveniente dalla mia sfera. Ho richiesto che venissero rizollati i campi ed è stato fatto tutto rapidamente, senza fare il giro delle sette chiese. Questo vuol dire essere operativi, incisivi, pratici e veloci. Nel calcio bisogna fare così, perché le chiacchiere se le porta via il vento. Qui si condividono le idee, i dubbi, le cose che sembrano non funzionare e poi in sintonia si passa all’azione. Questa è la nostra forza. C’è un’unione di intenti tra Paulo, il sottoscritto e Guido Fienga, che è in continuo contatto con il Presidente: facciamo parte dello stesso meccanismo”.

Spesso Fonseca ha parlato di mentalità del gruppo, lo sentiamo rimarcare più volte il concetto di coraggio: su questo esiste una forte sintonia tra la sua visione del calcio e quella dell’allenatore?

“L’ho già detto: questo allenatore mi ha catturato. È la verità: la sua filosofia di calcio sposa totalmente la mia. Quando ho parlato ai ragazzi di Paulo, ho detto loro che mi sarebbe piaciuto tanto averlo come mio tecnico quando ero calciatore. Fonseca ti aiuta a giocare a calcio per divertirti. Ti toglie di dosso lo stress della prestazione. Questo è fondamentale. Vuole il possesso, il recupero immediato, il dominio dell’avversario: il coraggio te lo infonde veramente, è inevitabile. Essere assorbiti da concetti di questo tipo e non scendere in campo in funzione dell’avversario, per un calciatore è davvero tantissima roba”.

Il messaggio dell’allenatore è quindi entrato definitivamente nella testa dei calciatori?

“Sì, lo vedo nei loro occhi. Io penso di avere su un piede un mocassino e sull’altro ancora una scarpa da calcio (ride, ndr). Quando vedo i ragazzi allenarsi mi sento come se avessi un piede ancora in campo e l’altro fuori. È lì che penso “quanto mi sarebbe piaciuto essere allenato da lui”. Pensa che effetto fanno i suoi concetti nella testa dei ragazzi, che a differenza mia i piedi li hanno ancora tutti e due nel campo”.

Quanta attenzione c’è da parte vostra sul giusto atteggiamento che i calciatori devono adottare dentro e fuori dal campo?

“Abbiamo dei principi, sui quali si basa il lavoro che facciamo sul mio spogliatoio. Lo chiamo mio, non per voler parlare in prima persona. Qui ci sta davvero bene come espressione, perché questa squadra la sento mia, mi ci identifico. Nella mia carriera mi è capitato di avere squadre che non mi rappresentassero. Qui ho percepito subito una sintonia con la mia idea e con quella dell’allenatore. Il rispetto, la disciplina e la professionalità sono caratteristiche imprescindibili. I calciatori sanno cosa vogliamo e sanno quali sono le regole societarie che devono rispettare: lo abbiamo messo subito in chiaro. È stato il primo step che ho voluto fare. Chi non rispetta queste regole è fuori”.

È rimasto sorpreso di quanto Fonseca si sia adattato bene con il suo stile di gioco al nostro tipo di calcio?

“Sono rimasto più sorpreso dalla sua gestione della pressione. In un certo periodo della stagione abbiamo avuto tanti infortuni nello stesso momento. E chiunque sarebbe andato in difficoltà, figuriamoci un allenatore appena arrivato nel nostro campionato. Ho letto interviste su altre squadre, nelle quali se mancavano uno o due interpreti sembrava ci fosse la fine del mondo. A noi sono mancati anche sette titolari contemporaneamente. La vera forza di Paulo è stata la capacità di adattamento. E l’invenzione di Mancini a centrocampo ne è la testimonianza”.

Quanto è stato difficile non dare alibi ai calciatori in un momento così delicato?

“Non è stato semplice, è vero. Ma Fonseca ha continuato a infondere il senso di coraggio nei calciatori. Se uno piange su se stesso e recrimina sulla sfortuna, toglie forza alla squadra. Paulo, invece, ha dato fiducia a dei calciatori della nostra rosa che non giocavano, ad esempio Pastore e Santon, e loro lo hanno percepito, ripagandolo con le prestazioni sul campo”.

Che margini di miglioramento ha questa squadra?

“Tanti calciatori devono crescere, soprattutto nel ritrovare la condizione migliore, anche perché con molti di loro siamo incappati in alcuni problemi fisici frutto della sfortuna. Solo così si può trovare la continuità in una squadra. Noi abbiamo cambiato formazione ogni partita e storicamente le squadre che raggiungono obiettivi importanti sono solite mantenere sette o otto titolari fissi. Dovremmo rendere ancora più coeso questo gruppo, facendogli guadagnare ancora più autostima, che ti arriva di pari passo con le prestazioni. Se crescessimo da questo punto di vista, magari facendo qualche altro risultato importante in match cruciali del campionato, arriverebbe la consapevolezza di potercela giocare con chiunque”.

Che requisiti deve avere un calciatore per attirare l’attenzione di Gianluca Petrachi?

“La grande personalità e l’umiltà. Sono due fattori fondamentali. Il giocatore presuntuoso e che viene a fare il fenomeno non potrà mai venire alla Roma”.

Cosa possiamo aspettarci dal mercato di gennaio?

“Credo che il mercato di gennaio sia sempre di riparazione e non di rivoluzione. Non è semplice. In questa stagione, in un momento di grande emergenza, ci siamo guardati attorno per cercare qualche svincolato, ma era un momento delicato e ci mancava solo che mi mettessi gli scarpini io a cinquant’anni. È difficile migliorare la nostra rosa in questa fase. Noi crediamo moltissimo nel nostro gruppo. E credo che a gennaio ci saranno pochi movimenti. Poi se qualcuno, poco contento, vuole cercarsi qualche chance per andare a giocare da un’altra parte, lo prenderemo in considerazione. Sento tanto clamore, leggo molti nomi in attacco. Lo dico chiaramente: noi siamo contenti di Kalinic, è un calciatore che si sta ritrovando e lo notiamo giorno dopo giorno in allenamento. Siamo convinti che nel girone di ritorno ci darà tante soddisfazioni. I nomi che si fanno non sono veri perché Nikola, per quanto ci riguarda, non è sul mercato”.

In questi giorni si è anche rivisto Bruno Peres a Trigoria. Si unirà al gruppo?

“Ci tengo a parlare di lui. Lo conosco bene. L’ho preso io a Torino. Lui sa giocare a calcio. Deve ritrovare quella fame, quell’umiltà che forse ultimamente aveva perso. La mia idea condivisa con Paulo è di dargli una seconda chance, perché a tutti si concede nella vita. Deve ritrovarsi come uomo. Tutti possiamo sbagliare. Negli anni in granata si è visto il vero Bruno Peres e io ero lì, so come ha fatto a rendere. Lui ne è consapevole: gli daremo una possibilità e la prima volta che sbaglia è a casa”.

Come vive la quotidianità nel lavoro da Direttore Sportivo?

“Quando il calcio mercato è chiuso vivo Trigoria, come una seconda casa. Sono assorbito totalmente dalla mia professione. Non faccio fatica a passare giornate intere qui. Ovviamente se riesco a ricavarmi un po’ di tempo ne approfitto per vivere la città di Roma oppure per tornare a casa da mia moglie e da mia figlia. Ma credo che i calciatori debbano vivere la mia presenza ventiquattr’ore su ventiquattro. A me i ragazzi non possono venire a dirmi “direttore, il mister non mi fa giocare”, perché io posso rispondergli “ti sei visto in allenamento?”. Sanno che sono sempre lì a vederli, non vengono neanche a dirmelo: sentono la mia presenza”.

E quando non è in campo che fa?

“Quando non sono impegnato con la squadra mi dedico all’attività di scouting. Ho tante persone che lavorano dietro di me e sono anche brave a sopportarmi. Ma di tanto in tanto sento la necessità di fare una scrematura dei giocatori che mi intrigano, per poi confrontarmi con l’allenatore. Tutte le mie scelte hanno l’avallo economico della Società e quello tecnico dell’allenatore. Non prenderò mai un calciatore che non piace a Fonseca, c’è sempre un confronto alla base di una scelta”.

Che confronto c’è con i calciatori, invece?

“Quando c’è qualcuno che non mi convince o c’è qualcuno da riprendere, io ci sono sempre. È la mia priorità. Quando c’è la necessità di fare qualche shampoo intervengo. Il mister ne è sempre a conoscenza e siamo perfettamente allineati anche su questo aspetto”.

Ci racconta come li vive i novanta minuti Petrachi?

“Eh…(ride, ndr). Vivo troppo la partita. Ma penso solo ai miei calciatori. A livello tecnico ci pensa l’allenatore, io mi concentro sull’atteggiamento, sulla voglia di far bene. Penso sempre ai miei ragazzi. Faccio un esempio: Kolarov è uno dei leader della squadra, che prima della gara carica i compagni e tutto lo spogliatoio. Nel giorno di Roma-SPAL ho percepito che Kolarov li stava caricando anche troppo, aveva una voglia matta di vincere la partita. E poi ha fatto quel fallo da rigore nel primo tempo. L’ho incrociato mentre rientrava nello spogliatoio e stava imprecando in tutte le lingue. L’ho abbracciato d’istinto e gli ho detto “rilassati, calmati, la squadra non può vederti così, devi trasmettere serenità ai tuoi compagni”. Questa è una piccola cosa, un piccolo esempio che mi fa capire quanto sia importante vivere i ragazzi. Durante la partita penso solo a loro, li osservo sul campo nei minimi dettagli. È difficile che io mi accorga di un calciatore avversario. E quando me ne accorgo vuol dire che poi lo prendo”.

E ce n’è uno in particolare che le ha fatto questo effetto?

“Veretout. Picchiava su Baselli e ripartiva, aveva un temperamento da paura, unito a una buona tecnica. E pensavo “questo è un rompiscatole che vorrei con me”. Poi sono venuto alla Roma e l’ho preso, perché rappresentava il prototipo di centrocampista che mi piace”.

 

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Diawara: “Sento la fiducia dell’allenatore”

Amadou Diawara fa un primo bilancio della sua esperienza alla Roma. "Sicuramente il mister e il suo staff – dice il centrocampista a Roma TV – mi hanno dato una grande mano. Non era semplice dopo esser arrivato quest’estate. Ho dovuto aspettare un po’ per giocare. Nel frattempo mi hanno aiutato tantissimo. Non sbagliano niente su di me e quando sbaglio io mi correggono. Sento la fiducia dell’allenatore. Un esempio è quando mi sono fatto male: il primo messaggio è stato quello del mister. Mi ha fatto piacere e non voglio deluderlo. Voglio dare tutto per lui”.

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Lippi: “Roma e Lazio in lotta per lo scudetto con Juve ed Inter”

Marcello Lippi non ha dubbi: sarà un campionato più combattuto rispetto agli ultimi anni. L'ex ct, campione del Mondo 2006, dalle colonne della Gazzetta dello Sport parla della lotta scudetto: "Le ultime giornate di campionato e la Supercoppa hanno detto che Lazio Roma sono lì e se la giocano alla pari per lo scudetto: sarà una lotta a quattro, fino alla fine".

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Trigoria, Bruno Peres è tornato. Allenamento in gruppo per il brasiliano

Bruno Peres, atto secondo. Dopo l'esperienza fallimentare alla Roma, il conseguente prestito al San Paolo e poi l'ultimo al Recife, il terzino brasiliano ha fatto ritorno alla base e oggi, nella seduta mattutina svolta dalla squadra a Trigoria, è stato aggregato al resto del gruppo.

Hanno lavorato ancora a parte, invece, gli infortunati KluivertSantonPastore e Cristante. 

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Instagram, Zaniolo: “Uniti e Forza Roma!”

Nicolò Zaniolo suona la carica in vista della ripresa del campionato. Dopo il bagno di folla di ieri al Tre Fontane, il centrocampista della Roma ha pubblicato una foto sul proprio profilo Instagram. “Uniti e Forza Roma!”, il messaggio lanciato dal giocatore. 

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Pau Lopez: “La parata migliore? Quella contro il Bologna. Giocare con i piedi non è difficile come si pensa”

Sul profilo Twitter ufficilale della Roma, Pau Lopez risponde alle domande dei tifosi. Queste le parole del portiere spagnolo: 

Che effetto ti ha fatto l'affetto dei tifosi ieri al Tre Fontane?
"E' sempre bello allenarsi con i tifosi, è bello che loro vedano l'allenamento. E' stata una giornata diversa, bella per tutti e magari possiamo rifarla un'altra volta".

I bambini ieri erano impressionati dalle vostre parate…
"A volte ci facciamo male quando pariamo, è un po' aggressivo per il fisico, a volte ci possiamo fare male".

Che cosa ti ha convinto a scegliere la Roma?
"Un po' tutto: la società, che è storica. Quando mi hanno detto che la Roma mi voleva, non ho avuto alcun dubbio a venire qui. E' un passo avanti nella mia carriera, sono felice della scelta, questi 6 mesi sono stati molto positivi e credo che le mie prestazioni siano in crescita".

Come ti stai trovando con il preparatore dei portieri Savorani?
"Da quando sono arrivato la prima cosa che mi ha detto Petrachi è che Savorani lavora bene. Savorani è molto bravo, è molto concentrato in ciò che fai. Tutto ciò che mi dice poi si avvera in partita".

La tua migliore parata in carriera?
"Non lo so. Forse quella fatta quest'anno contro il Bologna, l'altra contro il Valladolid".

Cosa hai pensato dopo la parata contro il Bologna?
"Non si pensa a niente, si pensa all'azione seguente. Il lavoro del portiere è difficile. Bisogna essere concentrati per fare tutto".

Come fai a stare calmo quando i difensori ti passano la palla quando sei pressato dagli avversari?
"E' una cosa che ho imparato l'anno scorso quando stavo nel Betis, quindi ho imparato a giocare con i piedi. E' più facile di ciò che sembra, chi vede le partite pensa sia rischioso giocare così". 

Dipende dall'intesa anche con i compagni…
"Sì, al 100%. E' impossibile giocare da dietro se i tuoi compagni non passano la palla".

Cosa porteresti su un'isola deserta?
"Niente. Posso stare senza il telefono, internet…Ma scelgo figlie e moglie (ride, ndr)".

Quale posto nel mondo ti è piaciuto di più?
"Non lo so. New York è bellissima, anche Miami. Mi piace molto anche Barcellona, città incredibile per vivere".